Sam Vokes è sempre stato da solo fin da bambino. Non è facile crescere a Southampton, nascere da genitori gallesi, aver stampato sulla fronte l'impronta operaia di Belfast e cercare di nascondersi tra i tuoi odiati dominatori mangiando un fish and chips, o bevendosi una birra in un pub del Hampshire. 

Sam Vokes non è certamente Mc Clean, grande irredentista irlandese, che ha più spesso rifiutato di indossare la rosa che simboleggia la memoria dei caduti britannici durante la prima guerra mondiale; Sam Vokes è un ragazzo silenzioso, sa di essere gallese, ma sa di dover convivere e condividere il pallone con gli inglesi, è statuario, sin dall'adolescenza rivela grandi doti fisiche, è alto, è grosso e sa fare gol di testa, molto bene. 

Lo acquista il Bournemouth, giovanili e prima squadra 54 presenze, 19 gol, troppo poche secondo la dirigenza dei rossoneri, ceduto al Wolverhampton inizia un giro infinito di prestiti senza mai trovare una vera e proprio area di rigore dove affondare i suoi 90kg. Si perché spesso Sam è lì da solo a fare a sportellate con i due centrali di difesa, a non mollare un pallone, a resistere e a cercare di posizionarsi meglio dei difensori per arrivare al gol. Questa solitudine che spesso non lo ha fatto volare.

Sam è nato a Southampton città portuale di grossi lavoratori, Burnley è una città di fabbriche, entrambe hanno un alto tasso di disoccupazione giovanile, che sfocia in una grande passione per il calcio, con conseguenti raggruppamenti violenti esterni allo stadio; sono le ultime due roccaforti Holligans, sono due città molto simili. 

Vokes nel 2012 non ci penserà due volte a firmare, Burnley gli ricorda casa, gli ricorda Southampton con la sua aria di sudore e fatica. Lì sarà la sua nuova casa. 

Bisognerebbe ringraziare Sean Dyche se Vokes ha segnato alla Francia nel 3-1 con il suo Galles, bisognerebbe ringraziare Sean Dyche se Sam ha deciso la sfida a Stamford Bridge con il Chelsea, bisognerebbe ringraziare Sean Dyche, se Vokes ora oltre ad essere un punto fermo del Burnley lo è della sua nazionale. Bisognerebbe ringraziare "ginger" Dyche perché con la sua passione e la sua voglia ci ha fatto riscoprire una punta vecchio stile, silenziosa, potente e letale. Sam Vokes il silenzioso gallese cresciuto tra gli inglesi. 

Alessandro Brunetti