Oggi il consiglio di amministrazione dell'Inter ha deciso di ritirare la maglia numero 4 di Javier Zanetti. Nessuno potrà più vestire tale numero nella rosa nerazzurra. E mi si è presentata ancora una volta una domanda che è solita in questi casi: ma è veramente un bene tutto ciò? Il ritiro di una maglia è da intendere come un segno di profondo rispetto da parte delle società verso dei giocatori che sono entrati di diritto nella storia del club e in modo veramente significativo nei cuori dei tifosi. Da questo punto di vista è una decisione giusta, quasi inequivocabile. Ma tutto ciò può essere visto anche da un'altra prospettiva: quella dei giovani giocatori che sognano un giorno di indossare la maglia della prima squadra. Il fatto che chi andrà al Meazza non possa più vedere un numero 4 nerazzurro o un 3 rossonero correre per il campo fa un pò di tristezza. Nessuno potrà dire: "E' un grande onore e una grande motivazione avere sulle spalle il 4 di Javier Zanetti, il 6 di Baresi, l'11 di Gigi Riva." Nessuno potrà più sognare di vestire maglie così importanti ed affascinanti e cercare di ripercorrere le gesta dei predecessori. Per fortuna non è sempre così. Ci sono numeri che hanno fatto la storia, anzi no, la leggenda del calcio che sono rimasti al proprio posto, disponibili per tutti. O quasi. Per esempio il 7 del Real Madrid. Vestito da giocatori del calibro di Amancio, Butragueño, Raul e Cristiano Ronaldo. Oppure come il 7 del Manchester United. Best, Cantona, Beckham e ancora Cristiano Ronaldo. Immaginate se la maglia fosse stata ritirata dopo il Quinto Beatles. Non sarebbe nata una leggenda. Una maglia che trasuda fascino da ogni dove. E infatti, per fortuna, qualcuno dei diretti interessati ragiona in questo modo. Vedasi Protti che ha voluto che la 10 del Livorno fosse rimessa in gioco. Oppure come ultimo esempio Aldair che ha permesso a Strootman di vestire la 6 della Roma. Ed è proprio l'olandese che prendo come esempio. Perchè vestendo un numero "pesante" per la società giallorossa ha disputato un campionato fantastico. Ed un giorno, magari, chi se lo sta godendo oggi potrà dire ai propri figli: "Vedi, io l'ho visto giocare quell'olandese col numero 6. E con quello stesso numero ci aveva giocato un campione brasiliano qualche anno prima...."