Eppur si muove.
Il ritorno in bianconero di Massimiliano Allegri era stato accolto dai più con gioia, da altri con il dubbio che il tecnico livornese potesse ripetere quanto di buono fatto in precedenza. Sicuramente la squadra che ha ereditato era ed è ben diversa da quella della sua prima esperienza in bianconero; allora si trattava di un collettivo già pronto, composto da elementi giovani ma da uno zoccolo duro di indubbia esperienza internazionale al quale Allegri diede una dignità europea fino ad allora sconosciuta; la squadra che invece ha trovato oggi è una mistura di giovani calciatori, alcuni promettenti altri già affermati, qualche senatore reduce dalla sua prima esperienza e un limbo di calciatori in cerca di una collocazione spazio temporale fino ad oggi sconosciuta.

Con questa squadra, migliorata in estate dai soli arrivi di Locatelli e Kean a supplire il vuoto dato dalla fuga di Ronaldo a pochi giorni dalla fine del mercato, Allegri ha affrontato i primi mesi di campionato; a dirla con tutta onestà forse tutti si aspettavano un qualcosa di più: un inizio horror, seguito da un'apparente ripresa subito soffocata da sconfitte contro squadre da mezza classifica che hanno subito messo una pietra tombale su ogni velleità di vincere lo scudetto.
Ora le cose sembrano andare meglio, complice una ritrovata solidità difensiva e un diverso spirito di sacrificio, nei primi mesi assente. restano i limiti: un centrocampo, fatta eccezione per l'ottimo Locatelli e il ritrovato McKennie, troppo moscio e colabrodo; ma a creare i maggiori problemi è un attacco con numeri al di sotto della media e con un Morata, eterna promessa non mantenuta, che ha disatteso le aspettative. La conferma è quella di un calciatore con indubbie doti tecniche abbinate ad una certa friabilità caratteriale che lo portano ad essere un'ottima spalla (ricordiamo con Tevez e poi con Mandzukic nella sua prima esperienza bianconera), ma che gli fanno tremare le gambe quando deve fare l'attore protagonista. A tutti gli effetti, Morata non è e non sarà il numero nove su cui la Juventus potrà far affidamento per il futuro.

Ora l'obiettivo primario è assicurarsi la qualificazione per la prossima Champions League; conditio sine qua non per poter continuare a cullare un certo tipo di velleità anche nelle stagioni future.
Nessuno si sarebbe certo aspettato che dal mercato di gennaio, storicamente povero di idee e di operazioni degne di nota, si iniziassero ad intravedere delle intenzioni tangibili di rinnovamento di una squadra oggi troppo sterile. Nel silenzio i dirigenti bianconeri hanno confezionato il colpo Dusan Vlahovic.
Il forte centravanti serbo arriva per diventare il numero nove del futuro in un presente in cui sin da subito gli si chiede un contributo importante in chiave realizzativa; non sarà semplice certo, alla Juventus cambiano obiettivi e si respira una tensione agonistica diversa da altre piazze ma il suo arrivo a gennaio deve essere anche propedeutico per un suo completo inserimento e una partenza, nella prossima stagione, al massimo dei giri di motore. Con lui Allegri ritrova un numero nove con carateristiche reali di finalizzatore, in grado di occupare l'area e di "vedere" la porta con una perizia già da calciatore esperto seppur la giovanissima età. Con Chiesa e (chissà) Dybala formerà il pacchetto offensivo che, dalla prossima stagione, tornerà a sferrare un attacco deciso al campionato di Serie A.
Le sorprese, tuttavia, in questo scoppiettante mercato invernale bianconero, non si fermano solo al colpaccio Vlahovic. La doppia operazione in uscita col Tottenham, che vede protagonisti Kulusevski e Bentancur, ha infatti spalancato le porta all'arrivo di un altro innesto sicuro più uno probabile.
Il primo risponde al nome di Denis Zakaria; il centrocampista elvetico in forza al Borussia Moenchengladbach è stato acquistato dalla Juventus nelle ultime ore e si dice già nella giornata di domani sosterrà le visite mediche. Già inseguito in estate dalla Roma, arriva a Torino per raccogliere l'eredità lasciata da Bentancur ma apportando caratteristiche di fisicità unite a tecnica individuale che mancavano al reparto mediano odierno. Non arriva per essere l'erede di Pogba, come qualcuno ha asserito, ma per essere un calciatore in grado di dare un contributo migliorativo alla metà campo bianconera. Da subito? Difficile anche in questo caso dirlo in quanto trattasi, tra le altre cose, di un calciatore che arriva da campionati in cui si esprime un calcio totalmente diverso da quello in voga in Italia; resta quindi questa incognita sul presente ma non c'è alcun dubbio che, in visione prospettica, l'acquisto di Zakaria sia da accogliere con grande entusiasmo.

Oltre al centrocampista della nazionale svizzera potrebbe approdare, sponda Cagliari, Nahitan Nandez. Accreditato la scorsa estate ad un passo dall'Inter, il duttile centrocampista uruguagio è in realtà rimasto in terra sarda ma ora sembra pronto a spiccare il volo verso nuovi lidi. E la Juventus, forte della duplice partenza nel reparto mediano, potrebbe essere pronta a sferrare l'attacco decisivo anche nei suoi confronti. 
Nandez è il classico centrocampista tuttofare: tecnico, forte fisicamente e con il classico piglio battagliero uruguagio. Tra le altre cose ha dimostrato di saper interpretare ottimamente il ruolo di esterno a tutto campo ma soprattutto ha in se' quelle caratteristiche ideali negli schemi di Allegri per ricoprire il ruolo di trequartista. Ricordiamo, infatti, come in passato il tecnico livornese abbia proposto in quella posizione incursori come Boateng e Vidal piuttosto che il classico fantasista. Staremo a vedere.

Insomma, questo mercato ha dato qualche certezza in più. Se poi saranno certezze totalmente risolutorie già nell'immediato presente questo sarà tutto da vedere; i teorici da live di instagram già saranno pronti a dare le colpe ad Allegri alle prime difficoltà, questo già si sa. Inutile dire che bisogna ignorarli come una flatulenza nell'oceano. Quello che conta è che, con questi ultimi acquisti, si è ritornata a rivedere quell'idea di Juventus allegriana che è stata la base di indiscussi successi negli anni passati.
E, consentitemelo, è già una grande cosa.