Nella stagione ad andamento altalenante della Juventus, tra vittorie che fanno ben sperare per il futuro e sconfitte sonore e dolorose, quello del centrocampo resta il problema, a giudizio di chi scrive, più caldo nella formazione guidata da Andrea Pirlo.
Tutti i tifosi bianconeri ricorderanno con nostalgia quel reparto composto da Pirlo, Pogba, Vidal e Marchisio; alchimia unica e, forse irripetibile tanto che, da allora, il reparto mediano bianconero non ha più saputo replicare degli interpreti tanto forti quanto complementari l'uno all'altro.
Certo, di calciatori validi ne sono sicuramente transitati: uno su tutti quel Pjanic arrivato dalla Roma con la patente di eterna promessa e diventato, grazie anche ai suggerimenti di mister Allegri, uno dei migliori costruttori di gioco nel panorama calcistico internazionale; su Khedira, al netto di una fragilità fisica raccapricciante, non si può tuttavia negare che, quei momenti in cui era in forma, non abbia messo in mostra il suo valore. Per il resto, tuttavia, si registrano tante comparse e pochi attori protagonisti in un centrocampo che, rispetto a quel blocco meraviglioso sopra elencato, ha ormai perso tutta la sua forza.

Oggi il centrocampo della Juventus rimane, per quanto mi riguarda, un enorme enigma. Stride, e non poco, pensare che il reparto fulcro del gioco di ogni singola squadra e la zona che da equilibrio ad una squadra, sia stato costruito con una certa aprossimazione e senza un apparente senso logico. 
Arthur, che dovrebbe essere il calciatore più rappresentativo nel reparto mediano, ha fatto vedere un qualcosa di buono quando è stato chiamato in causa ma si trova ancora in quella fase di adattamento ad un calcio molto diverso da quello brasiliano e spagnolo a cui era abituato. Storicamente, ben pochi calciatori approdati in serie a dall'estero hanno trovato continuità sin dal primo anno, spesso di rodaggio.
Bentancur, ad oggi, è senza dubbio il centrocampista più affidabile in rosa. Cresciuto negli anni sia fisicamente che tatticamente, al netto di un avvio di campionato non entusiasmante, risulta un calciatore sicuro ed affidabile; certamente più uomo d'ordine che costruttore di gioco, ad oggi risulta essere l'unico del reparto a potersi fregiare del titolo di titolare in un reparto in cui, tuttavia, Pirlo ha sempre alternato molto i calciatori a disposizione.
McKennie è stato la sorpresa del mercato estivo: ormai tutti sanno che l'obiettivo della Juventus nel mercato estivo era Locatelli del Sassuolo. Stante la non disponibilità della dirigenza neroverde a trattarne la cessione, la Juventus ha riversato le sue attenzioni sulla scommessa McKennie direttamente dalla Bundesliga. Arrivato in sordina, ben presto si è dimostrato un centrocampista completo; forza fisica, corsa, tecnica, capacità di inserimento e una certa propensione al gol fanno di lui il classico "tuttocampista". Utilissimo per la causa ma sarebbe sciocco e prematuro parlare di lui come un elemento a tutti gli effetti affidabile; come tutti i giovani risente ancora di fisiologici alti e bassi nelle prestazioni e gli va concesso quel tempo necessario ad un calciatore per crescere e consolidarsi sia sul piano tecnico tattico che su quello mentale.

Veniamo però ora alle note dolenti. Forse i meno attenti non sapranno che, nella classifica degli ingaggi della Juventus, dietro Ronaldo, De Ligt e Dybala sono iscritti due calciatori con uno stipendio di sette milioni di euro e contratti in scadenza nel 2023. Ramsey e Rabiot, entrambi acquistati a parametro zero nell'estate del 2019, ad oggi percepiscono degli stipendi da titolarissimi pur, a mio modesto parere, non essendolo in alcun modo.
Dopo il "colpaccio" Pogba, Paratici ha negli anni sviluppato un'autentica passione per i calciatori presi a parametro zero. Non che dietro a queste opportunità di mercato non si celino anche ottime risorse, tuttavia è altrettanto innegabile che spesso una cessione a parametro zero di un calciatore cela dietro ad esso problematiche di tipo fisico, caratteriale ed economico; tutte problematiche che spesso passano in secondo piano con la società che si accaparra questi calciatori costretta a proporre ad essi contratti opulenti per battere la concorrenza.

Ma andiamo con ordine: Ramsey è stato prelevato a parametro zero dall'Arsenal. Calciatore che, tra le file dei Gunners, si è fatto apprezzare negli anni fino a diventare di fatto una bandiera del club. Mezzala dalle indubbie qualità tecniche e di inserimento ma con una carriera costellata da continui infortuni e guai muscolari che ne hanno minato la continuità. Nella sua esperienza italiana, dopo un primo anno di ambientamento, ha portato con se' tutte le problematiche sul piano fisico che già lo avevano caratterizzato in Inghilterra. Problemi che ne hanno minato la continuità nell'impiego; quando non era afflitto da problemi fisici, ha messo in mostra qualche buona dote in mezzo tuttavia ad una generale inconsistenza tattica. Buona tecnica ma spesso fine a se' stessa, spesso individualista e soprattutto l'impressione generale è che, come molti calciatori britannici, fatichi ad ambientarsi in un calcio molto diverso da quello inglese.
Rabiot, invece, è stato prelevato dal PSG dopo anni di ammiccamenti. Approdato a Torino con alle spalle quasi un anno di inattività. E' stato provato da Sarri come mezzala, suo ruolo più congeniale, come regista e persino come trequartista; Pirlo lo ha spesso inserito nei due di centrocampo e, in generale, non si può dire che il transalpino non abbia accumulato minutaggio e occasioni per mettersi in mostra. Tuttavia l'impressione generale è che si tratti di un calciatore dalle buone qualità fisiche e tecniche ma troppo discontinuo e indolente sul piano caratteriale tanto da inframezzare ottime prestazioni seguite da filotti di gare insulse ed anonime. Prima Sarri e poi Pirlo hanno sempre speso parole al miele per lui, affermando che si tratti di un calciatore con margini di crescita enormi; tuttavia, al momento, lo vedo più come un calciatore discontinuo, assolutamente non titolare, e sul quale non si possa fare un affidamento continuativo.

Questi due calciatori, al netto di stipendi da nababbi per i quali tuttavia non sono loro colpevoli, hanno dimostrato sul campo di non essere dei titolari tanto che, nella finale di Supercoppa, è stata certificata quella che mi auspico possa essere la batteria definitiva di centrocampisti titolari: Arthur, Bentancur, McKennie. Un trio in grado, quanto meno, di garantire un buon equilibrio tra tecnica, ordine, straripanza fisica.

Le prestazioni certificano che Rabiot e Ramsey non sono titolari e qualcuno potrà dire che, infondo, in una squadra ambiziosa, servono anche delle riserve abili. Certamente dico io, si da il caso che queste riserve percepiscano, come ribadito più volte, un salario che si assesta subito dietro i campionissimi di questa rosa; prendono meno di loro calciatori che tanto hanno dato alla causa come Szczesny così come percepiscono meno di loro tutti e tre i centrocampisti sopra citati che, ad oggi, offrono garanzie ben più elevate.

Rabiot e Ramsey sono, di fatto, a giudizio di chi scrive, delle opulente zavorre che poco o nulla danno alla causa malgrado stipendi che legittimerebbero chiunque a pensare il contrario. Occupano due caselle di centrocampo che potrebbero tranquillamente essere ricoperte da calciatori meno costosi e forse anche più funzionali. Inoltre prevedo, se le prestazioni continueranno su quest'onda, pure lacrime per cercare di cedere calciatori poco appetibili sul mercato, con ingaggi che metterebbero in difficoltà molte squadre e che, per un eventuale svincolo, richiederebbero sicuramente sanguinose buone uscite (casi Higuain, Matuidi e Khedira insegnano).

Questa problematica si inserisce in una gestione dirigenziale a firma Paratici e Nedved non sempre ottimale e che, sovente, mette in mostra problematiche. Quando si acquistano calciatori a parametro zero sarebbe buona cosa non farsi solo guidare dal fascino dell'affarone ma ponderare bene pro e contro di operazioni solo all'apparenza senza ostacoli.