Tag, post, selfie, tweet, bacheca, hashtag, per citarne qualcuno: termini entrati ormai nel nostro vocabolario, parole che fanno parte della sfera degli ormai famosi o famigerati - a seconda dei punti di vista - social network. Il mondo dei social è ormai entrato nella nostra vita e anche lo sport non è rimasto indifferente al fenomeno. Società, atleti, addetti ai lavori utilizzano i vari Facebook e Twitter attraverso i propri account ufficiali per comunicare: la forza di questo meccanismo assume dimensioni notevoli per velocità e diffusione dell'informazione con delle tendenze spesso incontrollabili a seconda del contenuto del messaggio. L'attenzione massima nei confronti di queste pillole scritte in tempo reale sulla rete inviterebbe ad un utilizzo responsabile: un commento a caldo dopo un risultato negativo può lasciare spazio ad interpretazioni maliziose, un pensiero scritto in una certa maniera può diventare foriero di polemiche. Pensiamo al mondo NBA: in America, dove la mediacità è ai massimi livelli, gli atleti seguono obbligatoriamente un corso che insegna a gestire la propria immagine e ad evitare le trappole della rete. Con il senno di poi, chissà se Alessio Cerci avrebbe commesso lo stesso errore di qualche tempo fa, quando l'ex granata ha rivelato in anteprima e prima dell'ufficialità il suo trasferimento dal Torino all'Atletico Madrid, poi concretizzatosi di lì a breve. Ad ogni modo, non tutto va demonizzato: il mezzo può avvicinare ancora di più il proprio beniamino ai tifosi che possono sapere direttamente dall'interessato stati d'animo, pensieri e azioni che quest'ultimo ha voglia di condividere, Un vero e proprio filo diretto capace di ridurre ulteriormente le distanze. Ancora una volta, è l'utilizzo a fare la differenza: padronanza e controllo sono necessari per il giusto equilibrio nella realtà, vera e virtuale.