NOTA PER TUTTI I BLOGGER: ricordiamo, per chiarezza, che tutti gli account AMARCORD non partecipano alla classifica mensile, ma possono essere eventualmente scelti dalla redazione per il trofeo settimanale Jolly. Poiché si tratta di pezzi rieditati, il voto sarà SOLO INDICATIVO e MAI superiore all'8.5, ciò per evitare che tali account si ritrovino primi in classifica creando confusione con gli account in gara (purtroppo non abbiamo la facoltà di separarli dalla Classifica generale). Chiunque vorrà aprire un account Amarcord è il benvenuto.
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qui per l'episodio II  

La formazione Primavera del Bari si sta allenando agli ordini di Eugenio Fascetti in un campetto adiacente allo stadio San Nicola. Proprio in quel momento, lì, ad allenarsi, ci sono Antonio e Nicola. Antonio, pur giovanissimo e fisicamente ancora da costruire, risulta di gran lunga il più bravo: dribbling ubriacanti, tocchi sopraffini, finte… Dal punto di vista tecnico dava l’idea di essere pronto per il salto in prima squadra. L’aspetto caratteriale, noto a tutti, lasciava dubbiosi. Se dicevi disciplina, nella testa del ragazzo non si accendeva, non dico una lampadina, ma neanche un lumino di quelli delle lampade votive. Buio totale. Fuori dal campo, a salvare Antonio, paradossalmente, era suo cugino Girolamo. Più che una persona un personaggio, Girolamo, privo di intere regioni normalmente ritenute vitali del cervello, era in grado di compiere azioni che denotavano totale sprezzo dell’altrui, ma anche propria incolumità. Da quando, poi, con l’aiuto di Antonio, aveva arrubato un Fantic Strada 125, che aveva smontato pezzo-pezzo, come si dice a Bari, in mille componenti, aveva voluto salvare dallo smembramento il motore che lo affascinava, e da cui traeva ispirazione per compiere sempre nuove “guasconate”. Girolamo, con le sue stravaganze, con le sue imprese scellerate distoglieva l’attenzione da Antonio, il quale godeva di sostanziale impunità. Fascetti non aveva ancora fatto in tempo a ordinare il rompete le righe che Antonio, che le righe, intatte non le aveva viste mai, comincia al solito suo: Ou Nicò, tarrcurd d’chella vot’ ca shemm’(andammo n.d.r.) al parco acquatico. Cur’ che’avev’n’ japert’ vicino aBBar’? (Quello che avevano aperto vicino Bari? n.d.r.) Quello che all’andata andammo coi mezzi, e al ritorno, quando arrivar’n’ l’ controllor’, ci fu il fuggi fuggi generale, tu te ne scendesti dal finestrino, ca parev’‘na scimmia, poi ci perdemmo di vista… Tenevàm’ nu poc’ di fretta, a allora c’ fashimm’ pr’stare du o tre mach’n’, che i legittimi proprietari ancora se le vanno piangendo. Ahahahah Dop’ dù jor’ sutt’o’sol’, annuij, che al mare nan c’ shaam maj’: (Dopo due ore sotto il sole, a noi, che al mare non ci andiamo mai . n.d.r) se ti shev bbun (se ti andava bene n.d.r.), minimo minimo, diventavi rosso Aragosta. c’t’shev’ maal’ pot’v’ diventare viola morte imminente.

Sabino, che jer’ semp u’solito, con le sue sfide cont’a iss stess, c’ffacev? Invece di prendere lo scivolo acquatico da suus (sopra n.d.r.), e scivolare juus (sotto n.d.r.) com’attutt le crstieen normali, s’arrampicava e andava contro corrente, ca cur che se lo trovavano a sorpresa nn’anz gli veniva minimo-minimo un infarto, (chè quelli che se lo trovavano a sorpresa davanti,  n.d.r.). Madooo quanta risat. Ahahahah! Oh, c’erano certi che si prendevano assì tanto di scanto (così tanto spavento n.d.r.) ca s’ bbuttavano juus, che magari mancavano ancora 10 metri. Ou Nico’, certi se li sò portati via. Nicò… lo sai come? Con la barella dell’ambulanzahahahah. Basta, basta! Si, ma tu mi fai ridere e non mi fai dire la cosa più importante!” In realtà, Nicola pensava a tutt’altro, ma era abituato a vedersi attribuire pensieri, parole e a volte persino fatti di cui era completamente estraneo…. Antonio imperterrito continua: “Come se non bastasse, sa che facev’? Quell’altro cavallo pazzo? Man mano ca s’arrampicav’? allentava pure l’bullon’, ca jeet semp’ uno scherz’ ca s’ riid’assaij. Allenta che ti allenta, alla fine sti cazz d’bbullon’ si svitano con le vibrazioni. Quelli ca scenn’n, sà che brivido quando crolla tutto? Nan m’ facenn p’n’zà, ca va a frnesh ca mi scompiscio. Basta, non dire più niente, ca me la faccio addosso dalle risate ahahah. Ma sta cos’ d’ Sabino, jer nudd (era niente n.d.r). Eh Nicò, almeno quello ca fec’ Girolamo, quello te lo devi arrcurdà, ma pfforz, preep! (per forza proprio n.d.r) Nicola per un attimo accenna un sorriso: “quello che fece Girolamo me lo ricordo sì. Io, a ess’r’ sincero, quella volta, Girolamo l’avevo dato per morto!” Antonio: “Morto è poooco!” “C’ffesh’ chella vota, cur’matt co ccur’ cazz di motore del Fantic 125?'

Antonio si riferiva al solito motore di Fantic 125 strada che si erano arrubbati insieme, e che col tempo era diventato suo compagno inseparabile di scorribande. Girolamo, tanto per cambiare si era portato dietro questo benedetto motore, e strada facendo quella mattina, aveva rubato le eliche da un motoscafo appoggiato su un carrello trainato da una macchina ferma al semaforo. Due eliche belle grosse che Girolamo riuscì a montare sul motore. Antonio: “ecceffesh cur’ matt d’ mio cuggin’? a un certo punto prese uno di quei canotti piccoli, chir ca vann bbun p’ l’ criator’ r’ ( per i bambini n.d.r.), quelli che c'hanno le forme delle teste degli animali… Ecco, a uno di quei canotti, che andò a fare, cur matt di mio cuggìn’ Girolamo? Non andò a fissare il motore del Fantic 125 a queste benedette eliche, ca jer’n’ state fissate a loro volta al canotto? Così, poi, di punto in bianco, senza dire niente a nessuno, senza avvisare, prese e accese il motore e cominciò a dare gas. Ahahahah, mo muoio, mo muoio! Ahahahah” Antonio è costretto a fermarsi un secondo nel racconto perche è in debito d’ossigeno, e comincia a sentirsi male per le risate. Poi, poco alla volta si riprende: “cominciò a dare gas, ma talmente forte che riusciva a far andare il canotto nello scivolo acquatico in salita, controcorrente! E man mano che il canotto risaliva, lo scivolo si sgretolava, coi bulloni allentati e con quelle vibrazioni così forti. Ahahahah, quanta r'saat' Mo muero, se non muoio stavolta, campo minimo-minimo ducint’ann! Ahahahah. Duciiint ne devo campare, oggi!” Poi riprende con difficoltà il racconto: “quando arrivò all'imboccatura dello scivolo andava talmente forte che chi si trovava lì vicino vide soltanto qualcosa che usciva, ca potev’jessere una palla di cannone, per quanto andava forte. Ahahahah una specie di missile sparato in cielo. AHAHAHAH basta, bastaaa”. Con le mani e scuotendo la testa Antonio fa segno di no, che non ce la può fare a continuare il racconto. Poi fa un respiro profondo e prova a riprendere da dove era arrivato: “Dicevo che chi si trovava lì testimoniò che aveva visto una specie di razzo, un oggetto non identificato. Ahahahah, un UFO, ahahahahaaaaaa! Abbast’, abbast’, mo muero, mo muerooo!

Di Girolamo non avemmo più notizie per un paio di settimane. Poi un giorno, semplicemente, cosi, come se non era successo nulla, si appresentò a casa per l’ora di pranzo, senza dire niente, senza che nessuno aveva da chiedergli niente. Semplicemente, era tornato. Punto. Tutto normale così. Girolamo è fatto così… non ci puoi fare niente. Cur je matt… Je matt’assaj!”.

Tornando al campo di allenamento, onde evitare che la tracotanza barese rischiasse di tramutarsi in convinzione di avere il diritto di entrare nel campo di calcio anche con giocatori presenti, e nel bel mezzo della seduta di allenamento, l'area del campetto era stata opportunamente recintata con reti molto alte. Questo perché il barese è anche solitamente agile e intraprendente. Inizialmente, le reti erano anche state elettrificate, ma il barese, oltre che intraprendente è anche persona che sa cogliere le opportunità, per cui più di una famiglia nelle vicinanze dello stadio si era allacciata alla rete metallica elettrificata, disdicendo la fornitura di corrente dell’ENEL, ed usufruendo della corrente erogata dalla rete di recinzione del campetto dello stadio come unica fonte, in esclusiva. Per evitare l’accesso al campetto ai non autorizzati, e nel contempo, l'eccesso di consumi fatto registrare da bollette astronomiche, il presidente e proprietario del Bari Calcio, Matarrese, avendo saputo che il rettilario di Bari stava per chiudere, decise di partecipare all’asta fallimentare per comprare l’intero lotto degli alligatori, e di far costruire un fossato, attorno al campetto, riempirlo d’acqua e popolarlo di alligatori comprati a prezzo scontatissimo all’asta. Il barese sa trarre profitto, sempre e comunque. In questo caso, per qualche tempo ci fu un rifiorire di pelletterie specializzate nella produzione di scarpe, cinture, borsette; persino pantaloni e giubbotti cosiddetti pitonati. Gli alligatori durarono giusto il tempo di una collezione primavera-estate di Gucci. Alla fine, trovarono finalmente modo di rendere efficaci i fossati, riempiendoli di pantegane grosse come gatti, che si cibavano di qualsiasi cosa e che incutevano un discreto terrore.

Tornati, ahimè, al presente, dopo il rompete le righe di Fascetti, e passata qualche decina di secondi, si sentì un boato fortissimo. Il rumore era stato generato senza dubbio da un’esplosione che aveva avuto luogo vicino al succitato reticolo che aveva la funzione di impedire l’accesso a non addetto ai lavori. Osservando con maggiore attenzione nella direzione dove si trovava Fascetti, si notava un vero e proprio cratere ancora incandescente, manco vi ci fosse atterrato direttamente il Lem di Armstrong. A fare tutto ciò non poteva che essere stato Girolamo, che a modo suo richiamava l’attenzione di suo cugino Antonio, esortandolo a uscire dal campetto per conferire con lui. Antonio proprio non ce la faceva a rimproverare Girolamo, come avrebbe potuto? Fascetti, dopo aver constatato di essere risultato miracolosamente illeso, e dopo aver ringraziato la Madonna del Carmelo, di cui conservava gelosamente una immaginetta che gli era stata donata, spacciandola per autografata personalmente con dedica dalla Madonna stessa. Stava grossolanamente calcolando, come avesse davanti un immaginario pallottoliere, le giornate di squalifica da infliggere ad Antonio. Antonio: “Ou Girò, ma com’ sì sceem’? Ma com’ t’ fash la capa? Girolamo, era uno della vecchia scuola, uno che piuttosto che fare l’infamata di parlare, rispondendo ad una domanda qualsiasi, anche riguardante il tempo meteorologico,  avrebbe accettato fieramente di essere destinato all’Asinara, con isolamento diurno per tutto il periodo da scontare della pena. A Nicola, che nel frattempo si era avvicinato ai due, viene un’idea: “scusate se mi intrometto, ma se Girolamo non parla perché parlare è da infami, potrebbe dire quello che ha da dire scrivendo…, no? Antonio, rivolto a Nicola: “Nicò, stai perdendo colpi… ma di brutt’ prep’! Che idea d’o cazz’ ca t’è vvenuta! Ma dico io, ma quando te ne esci con ste cazzate, te le prepari prima? O ti vengono così, spontaneamente dalla capa? Silenzio, in cui ognuno cerca di farsi venire un’idea per sapere cosa vuole dire di così urgente e importante Girolamo, al punto da mettere in serio pericolo l’incolumità di Fascetti, vivo per miracolo! Antonio comincia a fare delle smorfie, come stesse facendo qualcosa che gli comporta una fatica indescrivibile. Un giocatore, vedendogli fare quelle smorfie ammonisce tutti: “zitti, zitti, sta per parlare, sta per dire qualcosa” come se Antonio fosse Forrest Gump, (che dopo mesi che correva si era fermato, fermando dietro di sé una folla di persone che da mesi lo seguiva, convinti tutti che fosse un contestatore, o il portatore di nuovi ideali, o chissà cos’altro. Fermato per pronunciare la frase rimasta celebre: “sono un po’ stanchino. Credo che tornerò a casa ora” n.d.r.) Antonio non è Forrest Gump, ma ugualmente si contorce e continua a fare smorfie che non lasciano dubbi: è in fase creativa, sta per partorire un’idea che probabilmente rappresenterà per il genere umano un cambio di paradigma, che dai tempi dell’homo sapiens i nostri progenitori aspettavano. Antonio parla: “se Girolamo non parla perché parlare è da infami, potrebbe dire quello che ha da dire scrivendo”.
Nicola, abituatissimo a vedere Antonio fare capriole logiche e linguistiche anche molto più sfacciate di questa, tace. A che pro protestare e rivendicare la paternità di quell'idea. Per sentirsi dire bravo? E da chi? Da quel gruppo di scervellati? 
Tutto lo spogliatoio esulta, e si complimenta con Antonio per l'originalità dell'idea. Dopo aver dato ad Antonio il giusto tributo, per quest’idea formidabile, con Nicola che da un lato si limita a scuotere la testa per manifestare il suo sdegno, ma dall’altro è comunque contento di vedere il problema di interazione con Girolamo forse risolto, viene chiesto a quest’ultimo di scrivere quello che voleva far sapere ai suoi amici e alla famiglia. Una specie di memoria dei fatti più rilevanti della sua vita.

All'età di tre anni ho dato una botta in testa al mio compagno di banco all'asilo e mi sono appropriato del suo panino. A quattro anni ho rubato un pacco di chupa chups nel chiosco sotto casa. A 5 anni ho molestato per la prima volta le maestre dell'asilo, molestie che sono proseguite anche alle elementari e alle medie, scontate col regime del 41 bis per l'infanzia. A sei anni mi sono trasferito in pianta stabile presso il carcere minorile dell’Ucciardone dove ho potuto finalmente mettere in mostra tutta il mio talento criminale, venendo nominato, per acclamazione, direttore dell'istituto di pena. A 7 anni, per divertimento, ho provocato una sommossa sfociata nell'evasione di decine e decine di personaggi della criminalità famosissimi e pericolosissimi, rendendo vani anni e anni di indagini per la cattura di quei criminali…”

Girolamo continuava a scrivere pagine su pagine. Tutti cominciarono a guardare Antonio non più tanto contenti, né convinti che la sua idea di far scrivere tutto a Girolamo, fosse tutta questa grande ideona. Antonio, rivolto a Nicola: “Nicò, mocc’ amma m’t’! T’è vvenuta proprio una bella idea d’o cazz a proporre a Girolamo di scrivere invece di parlare! Complimenti! Proprio una bell’idea docazz…!”.