L'allenatore che vince è sempre il migliore. Ma è proprio così?

A mio modesto parere, no. E vi spiego perché.

Il miglior allenatore è colui che riesce a far rendere al meglio i giocatori a sua disposizione, coinvolgendoli a tal punto nel proprio progetto che, facendoli giocare insieme, il risultato finale di squadra risulta essere ben superiore alle attese ed alle singole forze messe in campo. Così facendo, riesce a valorizzare e migliorare non soltanto tatticamernte e tecnicamente la rosa di giocatori a disposizione, ma contribuisce anche ad arricchire il patrimonio della società per la quale lavora. Se poi riesce anche ad avere risultati sportivi di rilievo (trofei), allora il gioco è fatto, abbiamo trovato il migliore.

Detta così è facile, ma a pensarci bene, quanti allenatori possono effettivamente vantarsi di tali suddette performances? Badate bene, oggi più di prima non occorre essere soltanto un buon allenatore; oggi un grande allenatore deve anche saper essere buon psicologo, buon comunicatore, buon gestore di gruppo e, perché no, anche un buon filosofo.

Quest'anno, forse più delle passate stagioni, la Serie A può vantare complessivamente un'ottima rosa di allenatori nelle varie squadre. Mi riferisco in particolare ai vari Ancelotti, Conte, Fonseca, Gasperini, Ranieri e Sarri (mi soffermerò su questi, ma tanti altri andrebbero menzionati e elogiati).

Ciascuno di essi, a suo modo, col proprio stile, carattere e metodo è riuscito ad ottenere negli anni passati risultati importantissimi. Ovviamente occorre ben ponderare tali risultati, rapportandoli alle squadre che hano allenato, ma anche questo può non essere un aspetto preponderante. 

Lo dimostra per esempio il buon Carlo Ancelotti da Reggiolo. È uno dei cinque allenatori (insieme a Tomislav Ivić, Ernst Happel, José Mourinho e Giovanni Trapattoni) ad aver vinto il massimo campionato in 4 paesi diversi (Premier League col Chelsea, Serie A col Milan, Bundesliga col Bayern Monaco e League 1 col PSG). Nella sua carriera ha vinto la Champions League tre volte da allenatore (due con il Milan e una con il Real Madrid, la mitica Decima). È l'allenatore ad aver vinto più competizioni UEFA per club, ben 7, vinte con Milan, Real Madrid e Juventus. Carattere apparentemente pacato, tecnicamente e tatticamente preparatissimo, tende ad avere sempre un dialogo sincero coi suoi giocatori. Inoltre, essere stato in passato anche un pilastro del grande Milan di Sacchi, lo rende un interlocuore rispettato e apprezzato dagli stessi calciatori, che lo ammirano e lo seguono con fiducia. Vincente.

Anche Antonio Conte ha avuto un'ottima carriera da calciatore, soprattutto nella Juve di Lippi. Ma ricordate la sua prima Juve da allenatore? Vinse lo scudetto senza mai perdere una partita ed ebbe sicuramente una rosa non indicata dai più ad inzio stagione meritevole del tricolore. Col suo modo di affrontare le partite, con la sua filosofia e personalità,  riuscì a trasmettere fin da subito una mentalità vincente ai suoi giocatori, i quali si sentivano parte di un grande progetto. Oltre a saper dare una propria identità alla sua squadra (qualità ammirata anche nelle successive squadre allenate), fece probabilmente rendere i giocatori più del 100%. E negli anni seguenti sappiamo com'è andata: altri due scudetti, di cui uno col record di 102 punti e totale imbattibilità casalinga con 57 punti conquistati su altrettanti disponibili. Dopo la comunque positiva'esperienza con la nazionale, è andato a vincere la Premier League al suo primo anno al Chelsea. Oggi allena l'Inter ed in pochi mesi di lavoro, già si vede un cambio di marcia nella squadra nerazurra, rispetto al recente passato. Pignolo, martellante e maniacale, per alcuni arrogante e antipatico, ma come non ammettere la sua bravura? Motivatore.

Ha invece destato grande curiosità la scorsa estate l'ingaggio di Paulo Fonseca da parte della Roma. Un allenatore non ancora famoso quanto i precedenti, ma provate a chiedere ai tifosi dello Shakhtar Donetsk cosa ne pensano di lui. Arrivato nel 2016, in 3 anni in Ucraina mette insieme 139 partite, di cui 103 vinte, 19 pareggiate e 17 perse, con 7 trofei vinti e un triplo double Campionato/Coppa Nazionale. Se non avesse avuto grandissime qualità di gestione e talento avrebbe avuto questi risultati? Oltre a quelli però, è innegabile che il suo Shakhtar riusciva ad esprimere un gioco spettacolare ed efficace nello stesso tempo. Era solo per merito dei (tanti) giocatori brasiliani? Credo proprio di no. Lo vediamo già alla Roma, alla quale ha già dato una sua identità di gioco, anche se occorre trovare ancora un equilibrio fra i reparti e la piazza non è certo di quelle che fa lavorare tranquillamente i propri allenatori. Vedremo a lungo andare. Ambizioso.

Chi non ha più bisogno di presentazioni è Gianpiero Gasperini. Ormai da diversi anni, stagione dopo stagione, ha creato, forgiato, migliorato un'Atalanta che non può più essere considerata una sorpresa. La presenza di una solida e seria società alle spalle ha senz'altro contribuito a facilitare il suo compito, ma è innegabile che sia riuscito a realizzare un capolavoro, vale a dire portare stabilmente la squadra ai piani alti della classifica, promuovendo un'organizzazione e un'intensità di gioco non riscontabili facilmente alle nostre latitudini. Riuscire ad ottenere dai propri giocatori un'attenzione, una concentrazione ed un rendimento così alti, nel tempo, è sicuramente sinonimo di qualità indiscutibili. Lo dimostrano anche le corpose plusvalenze che il presidente Percassi ha ottenuto, di stagione in stagione, dalla vendita di qualche giovane gioiello nerazzurro, puntualmente sostituito l'anno successivo con investimenti quasi sempre fruttuosi. Può sempre essere un caso o magari si deve dare gran merito al lavoro di Gasperini? Forse non è un'allenatore che "buca" lo schermo in termini di comunicazione, ma i risultati parlano sicuramente per lui. Valorizzatore.

E se parliamo di risultati, per Claudio Ranieri ne basta soltanto uno. Ma vale per cento, se non di più: nell'ormai mitico anno 2016, alla guida del Leicester, il buon Claudio riuscì a far vincere alla sua squadra per la prima volta la Premier League dopo 132 anni di storia. Questo successo gli valse il premio come allenatore dell'anno da parte della FIFA. Allenatore in piazze molto diverse, con obiettivi e società diversi, forse ha ottenuto poco in termini di vittorie nella sua carriera, ma col suo modo garbato e serio e soprattutto con grande inziale scetticismo della piazza, è riuscito a realizzare una favola difficilmente ripetibile, otttenendo dai calciatori del Leicester un rendimento assolutamente straordinario, considerando anche gli avversari contro i quali ha dovuto gareggiare. Con la sua pacatezza e preparazione, quanti allenatori potranno ripetere tale impresa? Adesso è stato preso per risollevare la brutta Sampdoria di inizio stagione. E' una bella sfida da affrontare, ma ha sicuramente le capacità per riuscirci. Con Esperienza.

Come Ancelotti, Conte e Ranieri, anche Sarri ha vinto in Inghilterra. Lo ha fatto la scorsa stagione col Chelsea culminata con la conquista dell'Europa League, un trofeo internazionale, affrontando diversi problemi di vario tipo durante la stagione. E non è mai facile vincere in terra straniera. In precedenza, il gioco del suo Napoli ha fatto innamorare mezza Italia e solo per la presenza della Juve super-corazzata di questi anni non è riuscito a vincere lo scudetto. La sua filosofia è di dettare sempre i tempi del gioco, attaccando e difendendo alti, inculcando schemi e movimenti (con e senza palla) ai suoi giocatori, con allenamenti mirati e metodici. Ovviamente, questa filosofia può portarla avanti nel modo migliore se ha a disposizione una rosa di giocatori di alto livello. Approdando alla Juventus questa estate, è arrivato al top. Ragion per cui, dopo gli anni di vittorie di Conte e Allegri, dovrà dimostrare di saper continuare a far vincere i bianconeri abbinando anche il buon gioco. Impresa per niente facile, soprattutto per un allenatore che, forse, non riesce a trasmettere molta simpatia ai suoi interlocutori. Metodico.

Se alle capacità sopra descritte per ciascun allenatore, aggiungete le enormi capacità di gestione del gruppo che ha dimostrato di saper avere il buon Massimiliano Allegri in tutti questi anni di vittorie juventine, avrete il mix del mio allenatore perfetto. Forse, a volte, oggi si tende a minimizzare il compito di sapersi imporre all'interno di uno spogliatoio ricco di ragazzi ambiziosi, ricchi e famosi, trasmettendo valori e cultura del lavoro. Oggi, saper gestire un gruppo, motivare, ascoltare, osservare, anche, perché no, saper rispondere bene alle interviste sono qualità che, più di prima, occorre sicuramente avere per essere un grande allenatore. Anche per questo Allegri, nonostante lo scetticismo iniziale dei tifosi juventini, ha saputo conquistarsi un posto di primo piano nella storia della Juventus. Leader.


E allora, l'allenatore che vince è sempre il migliore? Forse no. Ma è sicuramente quello più rimpianto dai tifosi...

Buon campionato a tutti!

SC