Da una parte c'è un fuoriclasse che ha detto addio alla maglia bianconera del suo cuore dopo 19 anni di onorata carriera, dall'altra un altro campione indimenticabile che ha salutato i suoi tifosi in mezzo alle lacrime dopo addirittura un quarto di secolo di militanza con gli stessi colori giallorossi. Qualche giorno fa la stessa cosa è capitata al capitano e numero 1 della Vecchia Signora, capace di difendere la stessa porta per 17 stagioni. Del Piero, Totti, Buffon, 2012, 2017 e 2018, tre anni diverse, tre storie di ritiri certamente simili tra di loro, ma con alcune caratteristiche diverse.

Alessandro Del Piero fu letteralmente 'scaricato' dal suo presidente Andrea Agnelli, che in un lontano giorno di Ottobre dell'anno 2011 annunciò in conferenza stampa che quella sarebbe stata l'ultima stagione di Pinturicchio con la gloriosa maglia bianconera. Da capitano e professionista qual è, Del Piero ha ingoiato l'ultimo rospo e si è messo a disposizione di mister Conte e dei suoi compagni per tutto l'anno, regalando numeri e soprattutto gol decisivi fino alla festa finale, nell'ultima partita contro l'Atalanta, quella del gol, della sostituzione, del giro di campo, della commozione e del primo, strepitoso scudetto alzato sul cielo di Torino.

Francesco Totti, a differenza dell'ex capitano juventino, ha combattuto contro il suo stesso allenatore nei suoi ultimi e turbolenti anni in giallorosso. Pochissime presenze (31 totali, spesso da subentrato e per pochissimi minuti), dichiarazioni al veleno da ambo le parti e quella sensazione che il 'Pupone', forte dell'appoggio incondizionato della città e dell'immenso popolo romanista, fosse un'istituzione troppo grande per Spalletti, superiore alla squadra stessa, quasi ingombrante anche per la società. Non a caso, forse, la Roma quest'anno ha avuto molti meno problemi dentro e fuori lo spogliatoio e per un pelo non è arrivata in finale di Champions League a Kiev... Anche Totti, come Del Piero, alla fine si è preso la standing ovation di tutto il suo pubblico, facendo piangere di tristezza tutti gli amanti del pallone con il suo discorso commovente decantato al centro dello stadio Olimpico.

E poi c'è Gianluigi Buffon. Il portierone bianconero è stato l'unico dei tre che ha preso la decisione di lasciare la sua squadra in completa sintonia con il suo presidente ed il suo allenatore.
E' vero, l'addio alla Juventus era nell'aria già da qualche settimana, soprattutto dopo la sfuriata di Madrid contro l'arbitro Oliver che aveva fatto intuire che nel suo animo c'era l'immensa delusione di chi sapeva di esser giunto alla 'fine della corsa' , ma Gigi ha annunciato in completa autonomia, in conferenza stampa, la sua posizione ufficiale soltanto la scorsa settimana. Un addio concordato, quindi, previsto e deciso di comune accordo con i massimi quadri dirigenziali bianconeri già all'inizio di quest'anno, senza intoppi. Anche lui, come gli altri due campioni, ha salutato i suoi tifosi al termine di una partita memorabile per lui e per tutti quelli che hanno avuto l'onore di partecipare e festeggiare all'Allianz Stadium sia il settimo scudetto che il suo definitivo addio. La Juventus continuerà per la sua strada, Buffon per la sua, questa la realtà delle cose. Andrà al Psg? Pare di sì, anche se questo sarebbe un colpo duro da digerire per i tifosi della Juventus. Il finale di questo matrimonio durato 17 anni, nel caso di trasferimento alla corte parigina, rivelerebbe un sapore agrodolce inaspettato per molti. La sensazione è che Buffon avrebbe potuto ancora dare qualcosa alla causa bianconera (basta osservare le ultime parate di questo campionato), ma i piani della società erano ormai stabiliti: non si torna indietro, il portiere del futuro è Szczesny. E allora, Gigi saluta la sua squadra del cuore per davvero, un po' come ha fatto Del Piero e un po' come è capitato a Totti, simile a loro due ma diverso a modo suo. In due parole: a metà.