Juventus-Sassuolo, Bonucci si rende responsabile di un paio di interventi al limite ma viene graziato dall'arbitro che non estrae il cartellino giallo. Si leva puntualmente ed ancora una volta il coro dei "nemici" della Vecchia Signora, gli antijuventini militanti, che come sempre paventano pseudo-complotti pro-juve del "Palazzo" volti a tutelare l'integrità numerica della difesa juventina in attesa del rientro di Chiellini che tarda a guarire. Un retropensiero ampiamente diffuso prima di Calciopoli che neanche il più grande scandalo del calcio italiano è riuscito a debellare, contribuendo anzi ad esasperare i toni di una rivalità che ha ormai trasceso il mero tifo sportivo, divenendo un fenomeno culturale che divide irrimediabilmente l'Italia in 2 fazioni nettamente contrapposte: i tifosi che la Juventus la amano e gli antijuventini affetti da un odio viscerale nei confronti della Vecchia Signora che ha pochi eguali nel mondo dello sport. Proprio dalle scorie di Calciopoli, peraltro, nasce il senso di rabbia repressa e di orgoglio calpestato che rende il mondo Juve ferocemente aggrappato alla vittoria ad ogni costo, tenacemente indirizzato all'annientamento dell'avversario in ogni possibile ambito. Negli anni dal 2007 al 2010, mentre i grandi club europei raddoppiavano i propri fatturati cavalcando l'onda di favorevoli congiunture, la Juve arrancava dopo l'inferno della B, ritrovandosi irrimediabilmente esclusa - secondo lo stesso presidente Agnelli - dalla concreta possibilità di colmare il divario che i top club europei hanno scavato proprio in quegli anni. Tuttavia questo innegabile e sostanziale, probabilmente irreversibile danno economico non costituisce l'onta peggiore lasciata in eredità da Calciopoli agli occhi del tifoso juventino: quello che il mondo Juve proprio non riesce a digerire è il senso di ingiustizia percepito dinanzi alla vicenda di una diretta concorrente che, non solo evita il processo accedendo in maniera tutt'altro che limpida alla prescrizione, ma soprattutto "scippa" alla Juve a prezzo di saldo due campioni del calibro di Ibrahimovic e Viera (gli stessi non ritenuti sufficienti per ottenere le vittorie sul campo), rivenduti successivamente con una plusvalenza quantificabile in diverse decine di milioni. Il tutto nell'indifferenza generale del sistema calcio italiano e, a volte, nella compiacenza di quanti consideravano qualsiasi "pena" ampiamente meritata alla luce delle nefandezze perpetrate dal Sig. Moggi per conto della Juve. La Juventus, tuttavia, avrebbe anche potuto superare tutto questo; ciò che davvero non è tollerabile agli occhi degli juventini è che a distanza di 10 anni, durante i quali la Juve ha profuso uno sforzo immane per dotarsi di uno stadio di proprietà, portare il fatturato a 328 milioni e ristabilire la propria egemonia sportiva in Italia, le vittorie della Juventus debbano essere ancora, sempre e comunque analizzate con il metro del malcelato sospetto, della superficiale ironia, di quell'autoreferenziale senso di superiorità di chi continua populisticamente a professarsi migliore, onesto, contrario a prescindere. Ecco che quindi un fallo non fischiato, un fuorigioco non visto, un'ammonizione non comminata, semplici errori in buona fede nella maggioranza dei casi diventano immediatamente qualcos'altro se legati alla Juventus: indizi inequivocabili di una malafede, una sudditanza arbitrale o peggio, un complotto mai davvero svelato ma che nondimeno sembra impossibile da eradicare. Allo stesso modo se la Juve batte il Sassuolo "solo" di misura, lo fa con una buona dose di fortuna e qualche "aiutino" arbitrale e pertanto immeritatamente mentre se il Napoli batte il Chievo esclusivamente grazie ad un rigore discutibile, la critica osanna comunque il gioco dei partenopei, rammenta le innumerevoli occasioni da gol create, gli immancabili errori arbitrali che hanno sfavorito la squadra di Sarri; tutto pur di dimostrare in maniera incontrovertibile che quel rigore inopinatamente concesso dall'arbitro ha le sembianze di un intervento divino volto a sanare l'ingiustizia del fato avverso nei confronti del Napoli in modo che sia fatta "giustizia". Ebbene, forse tutti gli antijuventini di professione dovrebbero prendere finalmente coscienza del fatto che l'insaziabile voglia di vittorie, l'abnegazione di tutto l'ambiente Juve ad un obiettivo comune, l'orgoglio feroce di appartenenza ad un mondo che non ammette mezze misure, la rabbia inesauribile con cui la squadra affronta ogni impegno agonistico e - di conseguenza - i risultati della Juve, siano in realtà diretta conseguenza del senso pregnante delle ingiustizie subite, della sensazione di accerchiamento che l'ambiente juventino avverte, dell'ostilità "agnostica" che pervade gli avversari. Forse è giunto il tempo che gli irriducibili fautori dell'antijuventinità si rendano conto che con il loro astio contribuiscono fortemente a perpetrare la superiorità che tanto odiano. Forse davvero qualcuno, prima di parlare della Juve, dovrebbe sciacquarsi la bocca!