Ormai è un classico, un must irrinunciabile di Agosto come la notte di San Lorenzo, il Ferragosto e il Trofeo Tim...il processo sportivo a carico di chi, durante il precedente campionato, si è macchiato di illeciti sportivi più o meno gravi. Mai come quest'anno, tuttavia, le presunte colpe imputate ai protagonisti sono state altrettanto gravi e circostanziate; mai prima d'ora, infatti, il presidente di una squadra di serie B in odore di retrocessione, aveva organizzato un sistematico programma di corruzione al fine di alterare i risultati delle partite della propria squadra al fine di "comprare" letteralmente la salvezza della propria squadra. Mai l'impianto accusatorio a disposizione del procuratore Palazzi si era basato su intercettazioni telefoniche ed ambientali, prove sostanziali e incontrovertibili e finanche le confessioni dei diretti interessati. Dinanzi ad una simile profusione di prove inconfutabili e soprattutto difronte allo sdegno dell'opinione pubblica per l'ennesimo scandalo in serie sofferto dal calcio italiano, ci si aspetterebbe da parte della pubblica accusa un'assoluta inflessibilità, un rigore esemplare, finanche un'ingiustificata ferocia da caccia alle streghe sarebbe risultata tollerabile da parte dell'opinione pubblica. Ma l'Italia è il paese del garantismo ad oltranza, dei furbetti di quartiere, degli interessi e dei poteri forti e soprattutto il paese "civile" nel quale l'efficienza del sistema giudiziario è paragonabile - secondo l'ONU - a paesi del Terzo Mondo. Succede quindi che il Catania, il club "corruttore" per il quale il procuratore Palazzi chiede "solo" la retrocessione in C con 5 punti di penalizzazione a fronte di una fattiva collaborazione, probabilmente chiuderà il proprio iter giudiziario con una retrocessione (circostanza che si sarebbe probabilmente verificata comunque) con una penalizzazione di 1 o 2 punti. Altre società "corrotte" quali Teramo e Savona si sono viste recapitare dalla pubblica accusa una richiesta di retrocessione in serie D condita da una penalizzazione rispettivamente di 20 e 10 punti. Una mano pesante "giustificata" dalla mancata collaborazione dei due club alle indagini. Sarebbe come richiedere una condanna all'ergastolo per chi occulta un cadavere ed una a qualche anno di libertà vigilata per chi commette l'omicidio, solo perché quest'ultimo ha confessato il delitto mentre il complice ha scelto una linea di difesa più attendista. In sostanza ancora una volta si premia chi, pur avendo commesso l'illecito più grave, decide furbescamente di collaborare con gli inquirenti per ottenere sconti di pena, a discapito di altri soggetti che ricevono punizioni esemplari a fronte di colpe ben più veniali. Si può facilmente prevedere che il Catania chiuderà la propria vicenda giudiziaria con una retrocessione in serie B - che sarebbe comunque occorsa se l'illecito non fosse stato perpetrato - con l'unica aggravante di 1 o 2 punti di penalizzazione, sostanzialmente irrilevanti. Si stigmatizza spesso il fatto che il sistema calcio sia lo specchio della nostra società ed il caso Catania non farà certamente eccezione, divenendo l'ennesimo caso di impunità che istiga all'illecito. Purtroppo viviamo in un Paese in cui il comandante di una nave che con il suo comportamento scellerato e vigliacco causa un danno economico di 1 miliardo di euro, un danno ambientale incalcolabile e la morte di decine di persone (non a caso inserito quale ultimo e meno grave danno collaterale), anziché marcire in galera arrotonda il conto in banca con ospitate in discoteca e lezioni all'università. Davvero qualcuno si indignerà se il Catania uscirà indenne da questa inqualificabile vicenda?