"Sono FC Internazionale Milano, aperta al mondo, radicata in una sola città. Sono la vittoria. Sono senza tempo. Sono nerazzurri. Sono attitudine. Sono cultura. Sono  famiglia. Sono il domani. Sono coraggioso. Sono Inter. Sono tutto questo e lo sono sempre stato. Il mio nome è la mia storia."
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ecita così il video postato su Instagram nell'account ufficiale dell'Inter per inaugurare il nuovissimo logo, che sembra abbandonare il passato con uno sguardo ottimista verso il futuro.

Ho il grande rimorso di non aver vissuto le leggende del passato, ciò che ha costruito, mattone sopra mattone, una storia bellissima di un grande club. Papà, in questi anni di digiuno da trofei, mi parla sempre con grande orgoglio del passato e insieme guardiamo quegli spezzoni di storia che si trovano qua e là in Internet, e immagino quanto sarebbe stato bello esultare in quei momenti con lui sul divano.
La Grande Inter degli anni Sessanta, così lontana che i nomi mi sembrano troppo lontani per poterli vivere da tifosa, solo le testimonianze altrui mi possono aiutare.
Già più familiare, ma sempre distante, l'Inter del tostissimo Trapattoni. Una formazione che è rimasta negli annali e che ancora si può considerare unita sotto la bandiera neroazzurra: in porta Walter Zenga; la difesa nelle mani di Riccardo Ferri e Giuseppe Bergomi; Gianfranco Matteoli e Matthäus alla regia. Accanto a loro Nicola Berti e Aldo Serena spedivano la palla in porta. 

Più ci si avvicina al nuovo millennio e più mi sento parte di quest'Inter: gli anni Novanta sono anni d'oro e chiunque tifoso, piccolo o grande che sia, conosce questo decennio ricco di soddisfazioni. San Siro conosce per la prima volta il grande Ronaldo, poco più tardi "il divin codino" Roberto Baggio. Non li avrò visti giocare, ma ogni volta che li vedo vestiti dei colori della mia squadra del cuore, provo un'emozione indescrivibile. Due déi del calcio alla guida dei neroazzurri, quanto spettacolo! Poi come non dimenticare l'inizio della lunga permanenza di Javier Zanetti, l'eterno capitano, che ho potuto seguire con grande ammirazione fino al suo ultimo minuto giocato.

Arrivando agli Anni 2000, quando finalmente posso vivere in prima persona le imprese dell'Internazionale Milano, si collezionano importanti trofei in bacheca. L'allenatore Mancini porta a casa ben tre scudetti consecutivi e passa poi il testimona al grandissimo Mou. In un solo anno ho potuto assaggiare il Triplete, ho potuto vedere tutto con i miei occhi. Ricordare Barcellona 2010 mi colpisce nel cuore, vedere Diego Milito fare doppietta al Bayern Monaco è il ricordo più bello che ho vissuto insieme alla mia Inter. L'inter che affidava la difesa della porta a "l'acchiappasogni" Julio Cesar, con l'aiuto di Maicon, Cordoba, Lucio, il pazzo Materazzi e Samuel; al centrocampo il capitano Zanetti, Stankovic, Sneijder e Cambiasso; poi l'attacco che ha fatto sognare ogni tifoso, con Eto'o, Milito e Pandev. Dei ragazzi che più di tutti ci hanno creduto, nonostante l'inferiorità rispetto ai favoriti.

Non ho più visto un'Inter così legata ed omogenea, e dopo 11 anni sono stanca di ricordare, non si campa di memorie. Il passato non può compensare il presente e le formazioni che si sono susseguite fino ad oggi non sono mai state pienamente coscienti di che stemma avevano sul loro petto. Abbiamo subito tante illusioni, tante sconfitte e il passato non serve più, anzi è stato diffamato. Dev'essere solo un esempio per replicarlo nuovamente, e io non smetterò mai di crederci nell'impresa. In questa stagione abbiamo sprecato troppe occasioni, ma abbiamo ancora uno scudetto da giocarci.
Può essere il primo passo verso una nuova era.
Inter è vittoria, Inter è senza tempo, Inter è attitudine, Inter è famiglia, Inter è cultura, Inter è coraggiosa, Inter è storia. Il nuovo logo non è solo una mossa di marketing, ma bisogna guardarlo con una diversa prospettiva: una svolta per il presente, con la certezza di un futuro migliore, per poter esser degni del passato che abbiamo vissuto.