L'intervista del super procuratore italo-olandese è stata lunga ed ha toccato diversi aspetti della vicenda Donnarumma-Milan.

La lettura del resoconto dell'intervista ha dato molto la sensazione di avere davanti un'articolata estensione di una sentenza della Cassazione nella quale la parte dispositiva era il "non rinnoviamo" e l'intervista ne rappresentava la motivazione. E questa, come tutte le motivazioni, è stata ampia e variegata, nella quale Raiola è scivolato con pacata eleganza, dall'ambiente ostile alle pressioni, dagli ultimatum agli striscioni, dalle minacce al mobbing.
Al suo interno però un refrain, quasi ripetitivo, è stato ribadito più volte. Si tratta dell'inciso sull'aspetto economico: "Non è una questione di soldi". Un ripetere un concetto che ha dato molto il sapore del voler inserire un toccasana moralizzante dell'intera vicenda forse ben consapevole che, agli occhi della opinione pubblica, un ragazzo appena diciottenne che rifiutava un contratto di quasi 5 milioni di euro all'anno (in un paese in cui c'è troppa gente che anche un quinto della somma offerta non la guadagnerà in un'intera vita) non era proprio una cosa edificante .

Ma come per la Divina Commedia o la Gioconda di Leonardo che, a detta di tanti studiosi, nasconderebbero messaggi cifrati e occulti per soli iniziati, anche per l'intervista di Raiola era necessaria una lettura attenta e approfondita per scoprire che, anch'essa, conteneva un messaggio nascosto che potrebbe essere molto indicativo.

Nella stesura riportata dalla Gazzetta dello Sport, ed esattamente all'ultima parte di pagina 2, sotto la domanda: "Non ha proprio legato con Mirabelli", tra l'altro si legge: "E poi, se hai in casa un top player come lui perché vai ad offrire il doppio o il triplo ai Morata o agli Aubameyang? Non è coerente". Questa affermazione che pare buttata lì come se fosse un inciso solo esplicativo destinato a rafforzare il concetto che il Mlan non avrebbe troppo amato e coccolato il suo campione da provocarne l'addio, potrebbe avere un sapore diverso.

Un sapore destinato a stravolgere l'intero senso della intervista. 
Volendo fare di tale frase una traduzione logica, esattamente come facevano gli studenti della mia generazione, quando in prima media imparavano l'analisi logica facendo la versione in prosa dell'Iliade tradotta da Vincenzo Monti, il senso della frasetta innocente di Raiola potrebbe avere un senso quale quello appresso: "Il Milan dimostri quanto tiene a Gigio offrendogli la stessa somma proposta a Morata".
Solo il prosieguo della vicenda dirà se tale interpretazione è corretta o meno. Ma la sensazione che quella frasetta non sia stata buttata lì per caso e che l'intervista del super agente sia stata un minestrone di concetti etico-buonisti contenente però diversi messaggi occulti e cifrati è forte ed è vicina alla convinzione.

Magari ci ritroveremo Raiola in qualche film sequel del Codice da Vinci, nella parte di un oscuro gran maestro del Priorato di Sion o degli Illuminati. 

Massimo Carugno