1 aprile 2001, può sembrarvi una data qualunque ma è da qui che parte la nostra storia.
Sono passati più di 20 anni da quella domenica pomeriggio in cui in un attimo è cambiata parte della storia del calcio italiano.

Siamo a Torino, Stadio Delle Alpi dove il Brescia di Carletto Mazzone sfida la Juventus dell'altro Carlo, quello che anni più tardi sarebbe diventato Re Ancelotti D'Europa. Quello che accade in quel caldo pomeriggio è magia pura. Mancano 4' alla fine del secondo tempo, il Brescia è sotto di un gol, quando un ragazzo di belle speranze di nome Andrea Pirlo stoppa elegantemente la palla nel cerchio di centrocampo e con un lancio millimetrico innesca la poesia di Roby Baggio, che accarezza il pallone con la suola e la fa rotolare dolcemente nella porta difesa da Van Der Sar. Gol, tripudio, magia... storia del calcio!
Molti di voi ricorderanno in maniera indelebile quel momento, per l'immensa goduria calcistica che ha suscitato, ma non è solo questo che rende speciale quell'azione. Carlo Mazzone disponeva di Pirlo come trequartista e qualche settimana prima, in allenamento, lo prese da parte spiegandogli che avrebbe cambiato la sua posizione in campo. Un'intuizione geniale diremmo a posteriori che ci ha consegnato probabilmente uno dei Play più forti di tutti i tempi, che destino ha voluto si consacrasse proprio con il Carlo che sedeva sull'altra panchina. In quel momento sembró una scelta azzardata perfino allo stesso Pirlo, che pensó di rimanerne mortificato sotto l'aspetto realizzativo, tuttavia Carletto, convinto di ciò che aveva visto insistette spiegando al suo calciatore di riconoscere in lui delle doti di visione e tempi di gioco mai viste. Quando si pensa a questa sliding door viene sempre in mente la moria di intuizione come questa. La difficoltà di un allenatore nel fare scelte simili.

La realtà è che il calcio attuale è fatto di tatticismi ed atletismo e come confermano 20 anni di Cristiano Ronaldo (atleticamente un alieno) è venuta meno la fantasia; anche di chi sta in panchina. La gabbia dell'estro ci sta portando via l'espressione del talento..fu stupendo ad esempio quando Gianluca Zambrotta passando da esterno di centrocampo a terzino divenne uno dei migliori interpreti del ruolo in Europa.Ma volte negli ultimi anni è accaduta una cosa del genere?
Scoprire giocatori e costruirne la carriera dovrebbe essere la massima aspirazione di un allenatore tuttavia, questa, sembra essere diventata una professione superata per lasciar spazio alla nuova entità di manager di campo. Staff, strumenti, consulenze e tecnologia a disposizione ma poca attenzione e scarso coraggio di affidarsi al talento soprattutto allenando una grande squadra. La Juventus ad esempio è alla disperata ricerca di un playmakers, ruolo dove i giocatori bravi spesso sono irreperibili vi sto che: chi li ha se li tiene e se li vende lo fa a caro prezzo. Eppure nella Juve c'è un talento classe 2001, nato lo stesso anno in cui Pirlo illuminó del suo talento Torino e sarebbe in grado di guidare il centrocampo bianconero; il suo nome è Nicolò Fagioli. Servirebbe il coraggio di schierarlo davanti alla difesa e liberarlo di tutti i preconcetti. Servirebbe la capacità di vedere oltre il calciomercato, osservare il campo ed essere folli come Carlo Mazzone. Questo ragazzo ha tutto per poter far bene il regista ed aiutare Max Allegri a costruire una Juve fenomenale. Probabilmente se venisse dal vivaio di una big sarebbe più semplice, forse sarebbe più freddo e smaliziato e soprattutto l'allenatore sarebbe più libero di rischiare. Certo madama non è con tutto il rispetto una piazza come Brescia, si punta sempre a vincere tuttavia a volte la follia di un momento può innescare la gloria. Fagioli ha tempo e visione di gioco, trasforma l'azione da difensiva in offensiva, perde raramente la palla, sa dialogare con i compagni ed è dotato di una tecnica individuale invidiabile per lanciare e smarcarsi. È il prototipo perfetto.

Dopo la pandemia purtroppo le casse societarie di quasi tutte le big d'Europa si sono indebolite e come direbbe Maurizio Arrivabene "sul mercato non si possono fare colpi di teatro". Si può, però, provare a mettere in scena uno spettacolo, come quella notte con un ragazzo a centrocampo la palla che rotola verso di lui... uno sguardo al compagno e via un lancio millimetrico di sana follia giovanile.
Allegri abbia il coraggio di essere Carletto Mazzone, abbia il coraggio di essere il padre dell'estro e consegni il centrocampo a Nicolò... 20 anni più tardi ricorderemo ancora questo momento come la storia che si ripete ancora.