L'inizio di una delle più grandi rivoluzioni nella secolare storia della Scienza ha avuto luogo agli albori del 1900, quando nel tentativo di trovare una soluzione ad un annoso e "catastrofico" problema, Max Planck diede involontariamente origine alla teoria fisica che avrebbe cambiato radicalmente la nostra comprensione della materia ed il nostro modo di vivere: la meccanica quantistica. Sebbene accolta da un diffuso scetticismo, la meccanica quantistica ha ben presto attratto l'attenzione delle più autorevoli e brillanti menti dell'epoca, sviluppandosi in un robusto costrutto formale ma non di immediata e facile interpretazione. 

Al fine di rendere più fruibile la comprensione della teoria quantistica e della sua natura probabilistica, Erwin Schrödinger propose un burlesco esperimento mentale: se si intrappola per un'ora un gatto in una scatola di acciaio contenente un dispositivo che, in caso di decadimento di una sostanza radioattiva, rompe una fiala di cianuro, data la natura probabilistica dell'evento, il gatto dovrà essere considerato vivo e morto (non "o", "e") allo stesso tempo; solo dopo l'osservazione diretta dello stato di salute del micio, cioè aprendo la scatola, avremo una risposta certa.  
Al di là di facili (ma pur sempre divertenti) battute che si possono fare associando Antonio Conte ai gatti, proviamo ad applicare questi alti concetti a questioni molto meno nobili: la stagione dell'Inter è soddisfacente oppure no? Ed il progetto triennale con Conte alla guida, va fermato o lasciato proseguire?

Antonio Conte ha raggiunto con l'Inter, salvo una serie di sfortunati eventi (vittoria della Champions League e della Europa League da parte di Napoli e Roma) l'aritmetica partecipazione alla prossima Champions League con 4 turni d'anticipo rispetto agli anni passati. I detrattori del Conte (non Olaf, Antonio) diranno: "già bella forza, gli hanno preso Lukaku e compagnia cantante, se avessero speso anche per Spalletti quelle cifre staremmo a parlare di Triplete bis". Signori cari, accettiamo la realtà: il 75% degli uomini che sono arrivati non sono venuti all'Inter perché la tifavano da bambini (a differenza di Ibrahimovic, vero bauscia duro e puro) ma perché in panchina c'è Antonio Conte; lui rappresenta senza dubbio un accentratore dell'interesse dei grandi giocatori, curiosi di lavorare con un allenatore così carismatico e vincente (il palmares del tecnico salentino è di tutto rispetto). È chiaro quindi che, per avere un tecnico con quel pedigree, devi inevitabilmente spendere (tanto i soldi li tirano fuori gli Zhang, sono a capo di un impero, se lo possono permettere). A differenza degli anni passati l'Inter è tornata ad essere, più per narrazione giornalistica che per reali ed oggettive possibilità, in corsa per lo Scudetto e può raggiungere, in linea di principio, la finale di una competizione come l'Europa League. Inoltre ha lanciato gente come Bastoni ed Esposito, recuperato Candreva ed esaltato le caratteristiche di Lautaro Martinez (che da uno che non segnava neanche con le mani è diventato un giocatore decisivo ed in orbita Barcelona e Manchester City). Bisogna dare tempo al gruppo di crescere, di metabolizzare bene i dettami di Conte (Gasperini, all'inizio della sua esperienza bergamasca, ha rischiato l'esonero, non ve lo ricordate?), di aspettare l'inserimento di Eriksen che deve avvenire gradualmente e che, in altre circostanze, sarebbe già avvenuto dal momento che le squadre non svolgono allenamenti se non defaticanti e rifiniture. Se poi non vogliamo vedere l'enorme elefante che sul fianco reca scritto "COVID-19" e che balla in mezzo alla stanza, concedendo pertanto le attenuanti del caso, solo uno in profonda malafede o palesemente incompetente potrebbe essere contrario alla riconferma di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra.

Al contempo, Antonio Conte è stato un totale disastro. Se nei primi mesi si vedeva un'unità di intenti tra allenatore e squadra, con grinta e cuore sia in campo che in panchina, gambe affaticate e polmoni in fiamme di tutti, un Conte pronto a morire lì per i propri giocatori come un novello Leonida alle Termopili, ora si vede solo un zompettare triste e malinconico per il campo ed un continuo e lamentoso scarico di responsabilità: i giocatori non sono all'altezza, i dirigenti non sono abbastanza ambiziosi e attenti, i cinesi non spendono abbastanza, il calendario. Eppure i poco ambiziosi dirigenti ed i tirchissimi cinesi di Suning hanno messo a disposizione del bell'Antonio gente come Diego Godin e Christian Eriksen, calciatori con curricula di primissimo livello che sono diventati, all'improvviso, dei giocatori mediocri ed addirittura dannosi per questa squadra.  E se vogliamo dircela tutta, la difesa è un colabrodo: punto fermo della gestione Spalletti, oggi concede almeno un gol all'avversario, con Skriniar diventato ormai l'ombra del difensore affidabile che era meno di 12 mesi fa. Per non parlare del modulo, sempre cristallizzato su questo benedetto 3-5-2 (e che ogni tanto diventa un 3-4-1-2 perché, bontà sua, fa giocare Eriksen); o della cronica incapacità di cambiare in corsa e di mandare input vincenti alla squadra (vi ricordate il Mou, l'unico ed inimitabile Poeta di Setúbal, che quando era sotto di un gol mandava in campo 7 attaccanti e un pastore tedesco per cercare di ribaltarla?). E poi non è solo "gobbo", è il gran visir di tutti i "gobbi". 
Per non parlare dello stipendio: io non ho ben capito se ne prende 10, 11, 15, boh; ne prende comunque troppi. E poi la scusa del COVID-19 non regge: l'Atalanta ed il Sassuolo han continuato ad allenarsi? Perché corrono e quelli dell'Inter no? Insomma, solo uno in profonda malafede o palesemente incompetente potrebbe essere favorevole alla riconferma di Antonio Conte sulla panchina nerazzurra. 

Come avrete capito dal tono goliardico dell'articolo, cari lettori, non è questo il luogo dove trovare la risposta all'annoso problema (sempre lo sia, s'intende) su chi sarà l'allenatore dell'Inter la prossima stagione. Ritengo però, forse peccando di presunzione, che le due narrazioni proposte risultino abbastanza fedeli a quelle che si sentono in giro nei vari Bar Sport: c'è chi ragiona di testa e confermerebbe Antonio Conte, chi invece di pancia e lo manderebbe via con tanto di iconico pernacchio. Quello che posso dire è che, come nel caso del gatto di Schrödinger, la risposta la avremo soltanto aprendo la scatola, o meglio il portafoglio: dubito seriamente che la società esoneri Conte, corrispondendogli una quantità semplicemente ridicola di denaro per tenerlo a casa, così come dubito che in questo momento Conte abbia avuto proposte da altri club e che sia disposto a rinunciare, dimettendosi, alla succitata ridicolmente alta quantità di denaro.

Questi, in fondo, sono affari: non c'è spazio per la pancia. Ma se il calcio non fosse pancia, nessuno tiferebbe Inter.