Nell'ultimo decennio siamo stati abituati a vedere una Juventus forte, vincente e compatta, fa strano ritrovarla oggi in piena crisi, con poche idee e alla spasmodica ricerca di un fallo tattico al 120' per far entrare Bonucci in vista dei rigori.
Tralasciando il fatto che, come Euro 2020 insegna, l'ingresso in campo di un giocatore per i soli rigori è controproducente sia per lui che per le sorti della squadra, quanto accaduto ieri in Supercoppa è l'ennesimo segnale di un momento di confusione totale in casa Juve. Non si tratta tanto dell'approccio alla partita, visto che i bianconeri avevano molti assenti e meglio di così era difficile giocare contro un'Inter a pieno organico, piuttosto sono le scelte a far riflettere. 

Al 119' Arthur ha trai piedi una potenziale palla pericolosa, è solo e potrebbe imbastire una azione finale decisiva, ma rallenta così tanto da farsi recuperare e lasciarsi soffiare il pallone. Contemporaneamente Bonucci è a bordo campo scalpitante, i compagni capiscono che il gioco deve essere interrotto per favorire il suo ingresso e decidono di buttare al vento quanto fatto in oltre due ore di match, disunendosi e andando alla ricerca di un fallo tattico, che non solo non arriva, ma spalanca le porte per un'ultima occasione Inter.
Il cross è apparentemente innocuo, ma quando stacchi la spina e hai come unico pensiero quello di far entrare il rigorista, ecco che gambe e testa non connettono più: Alex Sandro in black out appoggia di petto per favorire la spazzata di Chiellini, scordandosi di avere Darmian alle spalle, l'interista è più lesto, appoggia per Sanchez e il cileno tutto solo deposita in rete. In un secondo, tutto il castello costruito in 120 minuti da Allegri crolla a causa di un testardo tatticismo. 
La rabbia di Bonucci è emblematica, chiaro simbolo di quanto anch'egli fosse infastidito dalla tattica fallita di entrare a tempo scaduto, oltre che nervoso a causa dell'esultanza del dirigente interista. Sicuramente se avessero deciso di effettuare il cambio anche solo a tre minuti dalla fine, la partita sarebbe stata diversa, ma così non è stato.
Perché? 
Perchè Allegri, i giocatori e la dirigenza in toto sono in confusione.
Il caos regna in casa Juve da tempo, infatti i bianconeri non sono riusciti a gettare le basi di un nuovo ciclo, in primis essendo costretti a tenere in rosa esuberi dai contratti onerosi, che non hanno mercato, in secundis perchè nessun allenatore, da Sarri ad Allegri, passando per Pirlo, ha avuto il coraggio di rivoluzionare la formazione inserendo giovani e mettendo in panchina chi ormai non rende al meglio (uno su tutti proprio Alex Sandro, titolare inamovibile nonostante sia da anni un vecchio ricordo del brasiliano visto 5 anni fa ). A tutto ciò si aggiunge un mercato confusionario che ha fatto sì che la Juve non sia né giovane né esperta, e neppur coperta in tutte le zone del campo. 

L'ultimo capitolo è il rinnovo di Dybala: due mesi fa era dato per fatto, qualche settimana fa si stavano trattando gli ultimi dettagli mentre ad oggi, invece, sembra tutto sfumato. Giusto? Sbagliato? Chi può dirlo?! L'unica cosa certa è che anche per questa situazione la poca chiarezza ed i continui cambi di fronte non fanno altro che creare ancor più confusione in un ambiente che invece avrebbe bisogno di serenità e basi solide da cui ripartire. 
Per tutti questi motivi i secondi finali della Supercoppa di ieri, da Bonucci ad Alex Sandro, ritraggono alla perfezione il mondo Juve attuale. 

Nadir Tomassetti