L'Ajax, dopo la meravigliosa stagione ormai conclusa, ha fatto parlare molto di sé, ma soprattutto ha lanciato nell'Elité del calcio europeo gli 11 ragazzi allenati da Ten Haag: tra questi c'è anche Hakim Ziyech, classe '93 dotato di un dribbling ubriacante, un controllo palla fantastico e un sinistro paragonabile ad un pennello di un pittore. Anche lui, come i più grandi fenomeni, viene da un passato che difficilmente potrà mai dimenticare. "Hangjongeren" in olandese significa "I ragazzi che stanno in strada", termine che con il passare del tempo ha assunto un tono dispregiativo nei confronti di tutti quegli adolescenti che vagano per le periferie lugubri olandesi. E Hakim è proprio un "Hangjongeren" malvisto dalla società olandese, che ha sempre avuto un occhio di riguardo per tutti quei marocchini giunti lì per condurre una vita migliore. Nativo di Dronten, ultimo degli 8 figli della famiglia Ziyech, il piccolo Hakim vive un'infanzia triste a causa della morte del padre, al quale era molto legato. Questo tragico evento non procura solamente una ferita nell'animo del piccolo Ziyech, ma rende difficile la vita della famiglia anche a livello economico; così i figli maggiori si dedicano al lavoro. Il giovane Hakim invece si perde in strada tra delinquenza, abuso di droghe, alcool e fumo. I tentativi del più grande dei fratelli, Faouzi, inizialmente sembrano invani... addirittura Hakim a 15 anni lascia anche la scuola... Il calcio è l'unica speranza, l'unica ancora di salvezza, ma in un primo momento viene letteralmente snobbato da Ziyech, che arriva tardi agli allenamenti e appare svogliato. Ma è proprio in questo momento che si intravede una luce in fondo a quel lungo e buio tunnel: in questo senso appare la figura di Doufakir, il primo professionista marocchino ad aver esordito in Eredivise, che ha voluto conoscere a tutti i costi il ribelle Hakim. Doufakir lo osserva durante gli allenamenti, e vede che dietro quel meraviglioso talento si nascondeva tanto tormento. Così si assume la responsabilità di seguirlo e indirizzarlo verso la strada giusta; e i risultati si vedono: Hakim con costanza e impegno inizia a scrollarsi di dosso quell'infanzia difficile, guardando solo il presente e quello che sarà un domani il suo futuro. È un caldo pomeriggio d'estate del 2012 (2 agosto) quando si sta giocando il match tra l'Heerenvenn e il Rapid Bucharest, valevole per i play off di Europa League. È il giorno del debutto europeo per Ziyech, che in quella partita farà anche la differenza segnando un goal che sarà quello della vittoria. Un paio di settimane dopo arriva anche l'esordio in Eredivise contro il NEC Nijmegen.
Il resto è storia. Arriverà anche la chiamata da parte della nazionale olandese, che però Ziyech rifiuterà, perché il passato non può essere scordato così facilmente, e finalmente si prende la sua rivincita a discapito di chi lo aveva da sempre giudicato per quello che era, senza mai sapere la storia. Oggi è il rimpianto numero uno degli "Oranje".
Questa è la storia di un ragazzo che, nonostante tutti i suoi problemi vissuti nell'adolescenza, nel calcio ha trovato la cura perfetta di quella che sembrava una malattia incurabile.
Questa è la storia di Hakim Ziyech, un talento spavaldo.