Il 2018 è stato l'anno del #metoo, l'anno delle donne che con questo hashtag hanno iniziato a denunciare le molestie subite sul luogo di lavoro. Tutte! Comprese le giornaliste mondiali.

La brasiliana Julia Guimaraes, la svedese Malin Wahlberg, la colombiana Julieth González Therán, la spagnola Maria Gomez e la franco-americana Kethevane Gorjestani : sono alcune tra le giornaliste molestate in diretta tv durante i Mondiali 2018 in Russia. Episodi verificatisi nel giro di pochi giorni e sempre secondo la stessa dinamica: mentre la reporter è davanti alla telecamera, intenta a parlare con il microfono in mano - a fare quindi il suo lavoro - un uomo le si avvicina la bacia, la tocca, con una sfacciataggine che teoricamente deriva dall’entusiasmo e dall’euforia. Ma questo fenomeno è una semplice dimostrazione di affetto, un qualcosa di innocuo o una vera e propria molestia?

Julieth Gonzalez Theran, giornalista colombiana che si trovava a Mosca per conto della sezione spagnola dell’emittente tedesca Deutsche Welle, è stata assalita da uno sconosciuto durante una diretta. L’uomo le si è avvicinato e, dopo averla abbracciata e toccata sul seno le ha stampato un bacio sulla guancia non richiesto. La stoica giornalista ha continuato il suo lavoro dimostrando grande professionalità, ma subito dopo ha commentato l'accaduto sul suo profilo Instagram: "Sono rimasta per due ore nella piazza a preparare il mio servizio e non mi è successo niente, ma quando sono stata in diretta un uomo si è approfittato della situazione: mi ha baciato e mi ha toccato il seno. Sono stata costretta a continuare. Dopo l’ho cercato in mezzo alla gente, ma se ne era andato". E ha aggiunto: "Rispetto! Non ci meritiamo questo trattamento. Siamo ugualmente preziosi e professionali. Condividiamo la gioia del calcio ma bisogna stabilire il limite tra affetto e molestie".

Dopo che molti commentatori sui siti avevano minimizzato l'incidente, parlando di "isteria femminile" o sostenendo che il bacio andrebbe preso come "un complimento" e le ulteriori risposte della giornalista ritwittando i tanti messaggi di solidarietà di colleghe donne e non solo, la reazione dell’emittente in difesa della Gonzalez è stata molto forte. La DW ha pubblicato il video dell'aggressione e l'ha definita "un attacco" e "una plateale molestia sessuale", condannando in maniera molto chiara l'atteggiamento di alcuni di questi tifosi: "Le molestie sessuali non sono ok. Bisogna che finiscano. Nel calcio e altrove".

Stessa scena ma con esito diverso per Julia Guimaraes giornalista dell'emittente brasiliana Globo che, mentre stava realizzando il suo servizio poco prima della partita fra Giappone e Senegal, a Ekaterinburg, davanti al tentativo di un bacio ha prontamente allontanato lo sconosciuto, dandogli anche una bella lezione. “Non farlo. Non provarci mai più”, ha gridato al tifoso costringendolo a scusarsi. “Non ti autorizzo a fare una cosa del genere. Non è educato. Non è giusto. Non fare mai questo a una donna. Rispetto” Si è poi sfogata su Twitter: “È difficile trovare le parole. Fortunatamente, non mi era mai capitato in Brasile. Qui già due volte. Vergognoso”. La giornalista ha aggiunto di essere già stata molestata a margine della partita tra Russia ed Egitto. 

Guimaraes non è l'unica giornalista a condannare le molestie sessuali subite a lavoro: a marzo 52 giornaliste sportive brasiliane hanno partecipato alla campagna anti molestie  #DeixaElaTrabalhar ovvero lasciala lavorare per evidenziare e denunciare quanto questi comportamenti - che spesso sfociano in baci e tastate da parte dei tifosi - siano frequenti.

Disavventura simile anche per la giornalista spagnola Maria Gomez che ha avuto una reazione immediata, dicendo a un tifoso che aveva tentato di approcciarla: «Non è necessario fare apprezzamenti». Malin Wahlberg, inviata svedese della testata Sportbladet, in collegamento dall’esterno dello stadio di Niznij Novgorod, poco prima della partita tra Svezia e Corea del Sud, ha invece lasciato che un uomo la baciasse, continuando a parlare come se nulla fosse.

Anche Kethevane Gorjestani, giornalista sportiva inviata in Russia per France24 è stata interrotta in diretta da un tifoso che non solo l'ha infastidita ma le ha anche stampato un bacio sul collo toccandola ovunque. Successivamente ha inviato un messaggio ai sostenitori presenti in Russia: "Canta, balla, celebra la tua squadra, ma non abbracciarmi, non tentarmi e lasciami fare il mio lavoro".

Per rispondere alla domanda iniziale prendiamo in prestito proprio le forti parole della Gorjestani, che spiega : "Ci sono due tipi di tifosi: quelli che non credono di fare qualcosa di sbagliato e che pensano sia carino dare un bacio a una giornalista che è in diretta; e poi c'è un'altra categoria che sa esattamente quello che sta facendo e che si approfitta del fatto che siamo davanti alla telecamera e che, probabilmente, non reagiremo." Tutte le giornaliste sportive chiedono una sola cosa lo stesso rispetto dato ai colleghi maschi. "Il messaggio – continua Kethevane - è lasciateci fare il nostro lavoro e rimanete un po' di passi indietro".

Però non sono gli unici episodi del genere. Al momento sono 30 le denunce presentate da giornaliste molestate in qualche modo in Russia. E a dirla tutta non si tratta di una situazione circoscritta ai Mondiali in corso. Accade, più in generale, durante le partite di calcio. È successo ad aprile a Marina Lorenzo, inviata per Canal Plus in occasione della finale di Coppa del Re, disputata a Madrid, tra il Barcellona e il Siviglia; è successo a maggio a Maria Fernanda Mora, in Messico. L’elenco continua ad allungarsi. E sempre più velocemente, pare.

Perchè succede tutto questo? Il problema principale è il maschilismo.  Già prima dell’inizio dei mondiali vi erano state aspre polemiche per la  pubblicità sessista di Burger King: «Fatevi mettere incinte dai calciatori», per non parlare del manuale pubblicato dall’Afa - Federazione calcistica dell'Argentina – su come conquistare le donne russe.

Mentre è di pochi giorni fa la richiesta della Fifa alle emittenti televisive e alla sua troupe tv di ridurre le riprese di tifose attraenti durante le partite, in quanto considerate di carattere sessista. Addiechi - capo del dipartimento per la responsabilità sociale Fifa -  ha anche fatto notare che, durante il Mondiale in Russia, i casi di sessismo sono stati più frequenti di quelli di razzismo. Sottolineando in particolare i numerosi casi di molestie da parte dei tifosi nei confronti di croniste. Il funzionario Fifa ha aggiunto che la decisione è una "normale evoluzione", spiegando che rispetto al precedente Mondiale, le riprese delle partite sono migliorate significativamente. 

Ma cosa spinge un uomo ad agire così, cosa c’è dietro questi gesti improvvisi e prepotenti?  Da un lato, un simile atteggiamento ti dà notorietà, sia pur momentanea. C’è quindi una componente narcisistica, per soddisfare il desiderio di essere visti. Se non ci fosse una telecamera accesa, non accadrebbe nulla. Dall’altra ci ritroviamo davanti a un’espressione chiaramente sessista, nonché a un problema personale con il femminile. Il tifoso non lo fa per provare un approccio, però vuole essere visto come maschio dagli altri maschi, per guadagnare posizioni all’interno del 'branco'. Questa spiegazione è alquanto verosimile se si pensa che il molestatore di Julieth, un uomo russo di nome Ruslan, si era poi presentato nella sede della redazione di Deutsche Welle e scusato via Skype con la giornalista. Fornendo questa spiegazione: “Pensavo di aver poggiato la mano sulla sua spalla, ma a quanto pare l’ho mancata e le ho toccato il seno”, inoltre, confessando che aveva fatto una scommessa con dei suoi amici, ma ammettendo che lo scherzo era diventato “una molestia sessuale”. 

Si tratta quindi di machismo vero e proprio: non c’è nulla di scherzoso, anche se così potrebbe sembrare a primo impatto. E non ci si interroga minimamente sulla volontà della donna, non ci si pone il problema del consenso ma si dà per scontato che lei debba accettare di buon grado queste esternazioni. Se il cronista fosse un uomo nessuno penserebbe di toccargli il sedere. Solo una lancia può essere spezzata a favore di questi tifosi, per il resto indifendibili: non si rendono conto di quello che fanno, non c’è intenzionalità. D’altra parte non c’è bisogno di intenzionalità: si fa e basta.

Si può altresi notare le due forme di reazione completamente opposte: chi reagisce immediatamente e chi lo fa solo successivamente divulgando e condannando l’episodio. Esaminando ancora l’esempio di Julieth ed interpretando le sue parole “Sono stata costretta a continuare”. Di sicuro in parte c’è forse l’incapacità di gestire l’imprevisto, però credo che si tratti soprattutto di paura: non devi reagire, devi fare il tuo lavoro. Non è una situazione facile da gestire, c’è comunque il servizio da fare, in alcuni casi c’è in ballo il posto di lavoro. E non trascuriamo, inoltre, quell’idea fortemente condivisa, anche da molte donne, in base alla quale restare impassibili significa mandare il messaggio più forte. L’ideale sarebbe una via di mezzo: non urlare, non tacere ma rimettere l’uomo al proprio posto con un certo stile e con fermezza. Trovare la misura, insomma. 

Dinanzi a questi episodi riconducibili alle partite di calcio, più di qualcuno minimizza senza rendersi conto che si tratta di molestie sessuali in piena regola. D’altra parte, è fondamentale anche comunicare che non tutte le molestie sono della stessa gravità. Le reporter ai Mondiali non sono state abusate, non sono vittime di qualcosa di orribile. Bisogna fare le distinzioni con le centinaia di casi ben peggiori di cui sono piene quotidianamente le cronache.
La violenza sulle donne è una delle piaghe della nostra società. Le donne vengono derise, umiliate, ridotte a delle serve, viene disprezzata la loro intelligenza, sono oggetto di percosse o vittime di carnefici che arrivano persino a ucciderle senza ritegno. Dalla violenza psicologica e fisica si può passare anche, nei casi più tragici, all'omicidio. Di certo si dovrebbe cambiare l’immagine pubblica della giornalista, in particolare della giornalista sportiva: non è casuale il fatto che sia quasi sempre bella e appariscente. In questo non c’è nulla di male, e nella maggior parte dei casi si tratta di ottime professioniste. Costrette, però, a mettere in risalto la loro bellezza e sensualità, affinché diventino anche un oggetto sessuale nell’immaginario maschile.

Concludo con una frase di William Shakespeare mi ha colpito particolarmente e tutti gli uomini dovrebbero ripeterla ogni giorno fino a quando non vedranno mai più differenze:  "Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori, davanti a una Donna!".