Un Paulo Dybala spento, smarrito, che ha perso il sorriso. Un Paulo Dybala sulla bocca di tutti, diviso tra sostenitori e detrattori. L’argentino è la copia sbiadita del campione che noi tutti abbiamo ammirato negli scorsi anni. Sbarcato a Torino nel 2015 e prelevato dal Palermo di Zamparini, per 32 milioni di euro più 8 di bonus e dopo 70 marcature in 170 apparizioni con la maglia bianconera, la Joya sta vivendo una delle stagioni più tormentate e travagliate della sua carriera, dal punto di vista tecnico, tattico e caratteriale.

Eppure stiamo parlando di un calciatore dall’indubbio talento, dalla classe cristallina ma che puntualmente anno dopo anno, stagione dopo stagione fa parlare continuamente di se. In casa Juventus si avvicendano gli allenatori, ma il numero 10 sembra essere perennemente in discussione. Prima sotto la gestione Allegri, poi con la breve parentesi targata Maurizio Sarri, ed ora agli ordini del neofita Andrea Pirlo, Dybala per la sua difficile collocazione tattica, pare non convincere nessun tecnico che siede sulla panchina piemontese. Sì solo su quest’ultima, perché la fiducia riposta dal CT dell’Albiceleste Lionel Scaloni, è e resta immutata, intatta, nei confronti del funambolo di Laguna Larga.

Anche la scorsa stagione non fu affatto facile per lui: un campionato in agrodolce, iniziato male ma concluso alla grande con la vittoria del premio “miglior calciatore” del torneo. Anche quest’anno non è partito sotto i migliori auspici, tanto che il tabellino ad oggi è impietoso e recita: 2 goal in 15 giornate di Serie A. Che Dybala abbia abituato i suoi beniamini e tutti gli amanti del fùtbol, a vivere a corrente alternata, è un dato di fatto. Che Dybala sia un campione, nel vero senso del termine, dotato di estro, eleganza e colpi imprevedibili, è altrettanto vero. Ma la differenza tra campione e fuoriclasse c’è, e la linea è labile, sottile.

In proposito, la critica si è però sempre divisa sul fantasista. Da un lato i suoi maggiori estimatori ritengono fermamente che le qualità di Paulo non siano in discussione e in effetti molte sono state, nel corso degli anni, le partite anche di Champions League, decise dal suo magico mancino. Dall’altro i critici, convinti che l’asso argentino non sia appunto un fuoriclasse. Troppi i match da spettatore, troppa discontinuità, troppe le partite da 5 in pagella. Una consacrazione che tarda a pervenire o che addirittura non ci sarà mai.

Ad aggravare tale situazione, ci ha pensato poi l’approdo sul pianeta Juventus di Cristiano Ronaldo. Il campione portoghese ha finito per oscurare ancor di più il suo partner d’attacco. Ronaldo è la stella indiscussa, l’idolo della folla, un accentratore, il campione a cui appellarsi ed aggrapparsi nei momenti bui, complicati. Il fenomeno che non tradisce mai, neanche nelle difficoltà, dall’ego smisurato, dai record da inseguire e da infrangere. Seppur sulla carta, il binomio (Ronaldo-Dybala) sarebbe altamente spettacolare e da strabuzzarsi gli occhi, la verità è che il classe ’93 necessita di sentirsi una prima donna. Un calciatore che deve percepire la fiducia, l’affetto, il calore incondizionato di allenatore, compagni e tifosi. Un calciatore che non deve mai e poi mai essere messo in discussione. Un calciatore da tutelare e da coccolare. Se ciò non avviene la conseguenza è che inevitabilmente tende ad incupirsi, chiudersi a riccio, finendo con l’impossibilità di sprigionare sul rettangolo verde, il suo enorme talento. La grana Dybala è ormai diventata una routine per Agnelli, Nedved, Paratici e tutto lo stato maggiore bianconero. Pesa e distrae inoltre un rinnovo di contratto che tarda ad arrivare, data anche e soprattutto l’elevata proposta di entourage e calciatore: 15 milioni di euro netti, a fronte degli attuali 7.5. Richiesta shock, che a dirla tutta, non sta dimostrando di meritare. Anche nel 2019, nella sessione estiva di calciomercato, “El Diez” era stato messo alla voce “cedibili”, e fu estremamente vicino tra l’altro, al trasferimento in terra inglese, più precisamente a Manchester, sponda United. Il tutto da lui prontamente e seccamente rifiutato.

Dal carattere fragile, introverso, i più attendono quella scarica elettrica, quella scintilla. E’ palese ed evidente che il problema di Dybala sia solo ed esclusivamente nella sua testa. Gli manca quello step, quel balzo in avanti che gli consentirebbe di essere considerato un perno indispensabile e insostituibile per chiunque, agli occhi di chiunque. Ma è forse vero che l’argentino incarna perfettamente il classico numero dieci e la storia dei numeri dieci. Deliziosi, tecnici, ma incostanti e tremendamente discontinui. Prendere o lasciare, lodarli o ripudiarli.

Degustibus
Ma non è certamente possibile abbandonare e far emigrare dal nostro calcio un talento di questo calibro. Deve senza dubbio maturare, ha 27 anni e deve farlo, soprattutto per se stesso, per una crescita personale, interiore. Ma è francamente inaccettabile la gogna mediatica alla quale deve sottostare. E’ un diamante, sarebbe un patrimonio per qualsiasi società, Dybala è il calcio.

Batti un colpo se ci sei Joya, fallo per te, fallo per i tuoi ammiratori. Torna a divertirti e a divertire, disegnando parabole e traiettorie geniali.