In piena vigilia di Italia-Uruguay, in ansia per una qualificazione in bilico, con la speranza che Balotelli e Immobile trascinino la nostra Nazionale agli ottavi di finale del Mondiale, i tifosi rossoneri stanno passando un inizio estate nel pieno di un'incertezza che solo qualche anno fa sembrava impensabile. Dopo il caos allenatore e la scelta di Inzaghi, ora chi sta prendendo "in ostaggio" la società è uno dei suoi calciatori più rappresentativi, Kakà. Inspiegabile come una società come il Milan, tra le prime in Italia per fatturato, tra le prime in Europa e nel mondo per storia e importanza, si faccia bloccare mercato, programmazione e futuro da un giocatore che ha pur si rappresentato la storia del club dal 2003 al 2009, vincendo tutto, tornando l'anno scorso rinunciando a molti soldi, ma che comunque non sta dimostrando verso i tifosi e verso la maglia quello che uno si poteva aspettare. I tifosi vogliono chiarezza, il Milan deve essere il Milan, e non deve essere usato come parcheggio da nessuno, neanche da Kakà. O sì, o no. Chiarezza. Senza illudere nessuno. Il campione brasiliano rimarrà sempre nei cuori dei tifosi, ma se il ciclo è finito e l'America è il suo sogno, deve dirlo il prima possibile. Perchè ne va dell'amore di chi per lui continuerebbe ad andare allo stadio, a fare abbonamenti, a comprare magliette. Cronaca di un "ostaggio" annunciato, direbbe Gabriel Garcia Marquez. Questa famosa clausola; quindi era questo che c'era sotto al ritorno di Kakà. Ma il Milan va avanti, è ripartito. Via le prime donne (Mexes, Kakà, Robinho, Matri, Constant, Essien) dentro la passione, il cuore e la professionalità di Pippo. Dentro giovani e meno giovani ma con la fame intatta. E un quintetto offensivo Menez, Iturbe, Pazzini, Balotelli e El Sharaawy da alternare non sarebbe niente male. I giocatori vanno, il Milan resta. Questa è la certezza.