Un metodo comunemente utilizzato per valutare la competitività di un evento sportivo consiste nell'impiegare un parametro che catturi il livello di equilibrio nei risultati delle varie partite che compongono la competizione. Più equilibrati sono i risultati, maggiore è il livello di competizione del torneo, il che di solito porta ad un aumento dell'interesse. In alcuni casi, questo può essere semplicemente calcolato prendendo il risultato finale (ad esempio, i punti) nello sport in cui le squadre si sfidano a vicenda e determinando la differenza media. Ad esempio, se guardiamo a Wimbledon 2023, nella finale maschile tra Alcaraz e Djokovic, la differenza è stata di soli due punti su più di 330 punti giocati.

Tuttavia, in sport come il calcio, in cui l'evento decisivo (il gol) è abbastanza raro, sono necessari indicatori o alternative per rappresentare la competitività, basati su altri parametri di gioco. Ad esempio, utilizzando la differenza nei tiri in porta o le percentuali di possesso palla. Una partita molto combattuta mostrerà tipicamente una bassa differenza di possesso e una piccola differenza nel numero di tiri nello specchio rispetto al numero complessivo di tentativi.

Utilizzando un parametro che pondera in modo equo questi fattori, si può ottenere un indice di intensità della partita. Questo parametro, chiamato Match Intensity Rating (MIR), avrebbe un valore di circa 0,98 per una partita perfettamente equilibrata in termini di possesso palla, con una sola differenza di tiro nello specchio. Sarebbe vicino a 0, per esempio, se il possesso e i tiri nello specchio fossero in un rapporto 3:1 tra le due squadre.
Anche se a livello di singola partita questo elemento potrebbe non rappresentare perfettamente l'equilibrio o lo squilibrio, diventa significativo quando applicato a grandi numeri, come ad esempio a un intero torneo con circa cinquanta partite. Infatti, quando calcolato per i recenti mondiali, sembra catturare bene le informazioni. Negli ultimi vent'anni, i valori di MIR per la coppa del mondo maschile sono stati in media intorno a 0,75, indicando un livello di competitività relativamente stabile e alto, quasi paragonabile alle principali competizioni dei club europei.

Al contrario, i mondiali femminili sono molto indietro rispetto ai valori di competitività del torneo maschile.
Nel 2019, il parametro si è attestato intorno a 0,44, nonostante ci fossero 24 squadre nel torneo. In particolare, a differenza della competizione maschile, la fase a gironi della coppa del mondo femminile mostra valori notevolmente inferiori rispetto al MIR ottenuto in campo maschile. Nella competizione australe ora in corso, con un formato ampliato a 32 squadre, la fase a gironi indica segni deboli di aumento della competitività (0,36 rispetto a 0,34 quattro anni fa). Resta da vedere se la fase ad eliminazione diretta fornirà segnali più evidenti in questo senso.

Se non sarà così, al di là della logica di marketing che ha guidato questa espansione, sembra che questa strategia non abbia dato i risultati sperati: aumentare il numero di partite con squilibri significativi non sembra essere la ricetta per attrattività.