La partita giocata ieri pomeriggio in casa della Lazio lascia i tifosi blucerchiati un’altra volta con l’amaro in bocca, non tanto per il risultato ma per come è venuto, con 70 minuti di Lazio assolutamente non trascendentale, ma in controllo del match e 20 minuti più recupero di arrembaggio della Sampdoria, più col cuore che con le idee.

Intendiamoci subito, a scanso di equivoci e prendendo le distanze da eventuali fautori di inutili polemiche. Il campionato della Sampdoria, per la proprietà che purtroppo si ritrova, è fin troppo buono, in linea con la rosa a disposizione di Mr. Ranieri. Ma se andiamo a vedere le singole partite, beh allora il discorso cambia e le mani che si mangia una parte della tifoseria sono più che giustificate. Si ha come l’impressione che, quando si presenta una partita che può far svoltare verso l’alto la stagione, la squadra sia come rilassata, o comunque non concentrata a dovere. A ciò aggiungiamo formazioni iniziali che lasciano un po’ perplessi e la necessità di dover rincorrere a partita in corso.

Ma veniamo al dettaglio della gara di oggi. La partita inizia con un sorprendente 3-4-1-2, con una difesa a 3 composta da Ferrari Yoshida e Colley, che non è nel nostro DNA dai tempi di Mazzarri, centrocampo di buona qualità con Adrien Silva e Ekdal, esterni Augello a sinistra e Candreva a destra, rifinitore Ramirez (non in giornata brillante) con in avanti Keita (impalpabile) e Quagliarella, molto volenteroso con un paio di giocate di livello ma poco più.
Difesa a tre, dicevamo. Ci si aspetta che centralmente ci sia più copertura, e che al limite le situazioni di pericolo vengano dalle fasce. Invece no. Il gol della Lazio arriva proprio per vie centrali, con i tre difensori blucerchiati evidentemente spaesati che non chiudono e Luis Alberto liberissimo di tirare a rete. Troppo facile. 1-0 palla al centro con i nostri che si guarda in faccia per capire cos’è successo ed i tifosi ad imprecare sui social.
Il primo tempo prosegue con la Lazio in controllo senza che la Samp possa fare azioni degne di nota.

Il secondo tempo si apre con 2 cambi da parte di Ranieri. Fuori Ramirez e Yoshida per Bereszynski (buona prova) e Jankto (avesse azzeccato un passaggio…), riportando la squadra ad un più equilibrato anche se noioso e vetusto 4-4-2. La partita piano piano cambia, la Lazio sembra meno padrona del campo e la Samp inizia a venir fuori ma, per avere un vero cambio di passo bisogna aspettare ancora una volta l’entrata in scena del gioiello Damsgaard al minuto 67. Niente di miracoloso oggi da parte del danese, ma un paio di azioni di rilievo, un paio di triangolazioni ottime con i compagni e soprattutto tanta pressione ed apprensione alla difesa della Lazio. La domanda sorge spontanea: ma non poteva entrare prima? Magari al posto di uno spentissimo Jankto, vista la possibilità dell’under-21 danese di giocare sia a destra che a sinistra (ed al centro)?
Altra questione sono i cross. Saranno stati efettuati almeno 20 cross, tutti, ma proprio tutti, facile preda della difesa della Lazio. È entrato Torregrosa? Ah, sì, a 8 minuti dalla fine. Io lo avrei messo almeno mezz'ora prima ma, non sono un tecnico…

Non voglio soffermarmi sui presunti calci di rigore non dati (uno su Quagliarella grosso come una casa...), anche se un giudizio più regolare ci avrebbe potuto regalare almeno un punto, perché queste lamentele le lascio ad altri. Preferisco vedere come possiamo migliorare noi, non gli arbitri. E noi dobbiamo migliorare in fase di finalizzazione. Non si può mettere sotto la Lazio per 25 minuti a fronte di zero tiri in porta.
Su questo si deve riflettere e far tesoro.

Il pensiero ultimo va adesso al campionato, la zona retrocessione rimane a 15 punti (esattamente la metà dei nostri) e si preannuncia una dolce ‘condanna’, una salvezza senza eccessivi patimenti.
Va benissimo così, soprattutto dopo il campionato farcito di sofferenza dello scorso anno. Resta solo il rammarico di sapere che, con un po’ più di determinazione, questa Sampdoria avrebbe almeno 7-8 punti in più.