Secondo il Vocabolario Etimologico del 1907 di Pianigiani (non Simone Pianigiani il coach di basket, ma Ottorino Pianigiani il lessicografo noto nel campo dell'etimologia) uno dei più attendibili significati storico-lessicali della parola rimonta è: "navigare contro la corrente d'un fiume che equivale a risalire verso la sorgente".

E cos'altro ha fatto la Juventus il 12 marzo scorso asfaltando il Club Atletico de Madrid? Ha risalito la corrente avversa della sfida persa al Wanda Metropolitano, ha smentito tutti i pronostici sfavorevoli ed ha fatto delirare di gioia i suoi sostenitori risalendo verso quella prestigiosa sorgente tanto agognata: la Champions League

Si, è vero, Cristiano non è stato un campione di stile indicando ai colchoneros e in particolare a Simeone che gli attributi li ha lì pure lui ma, diciamo la verità, il simpatico Diego Pablo un po' se l'era cercata. Di certo la sua non è una squadra "materasso" anche se (a proposito di etimologia) nel lontano 1912 l'Atletico Madrid adottò la divisa biancorossa (dopo anni di biancoblu) proprio perchè ricavabile dalla economica fodera dei materassi, in spagnolo "colchon", da qui il soprannome di colchoneros

Ma l'impresa della Juve non è stata certo l'unica memorabile nella storia del calcio italiano. E' divertente ricordarne un'altra passata alla storia per le sue caratteristiche di beffa: 12 maggio 1965, semifinale di Coppa dei Campioni tra Inter e Liverpool

La storia delle sfide delle squadre italiane contro i "reds" abbonda di ricordi amari quali la finale del 1984 persa dalla Roma ai rigori proprio allo stadio Olimpico, quella incredibilmente persa dal Milan nel 2005 ad Istanbul fino alla tragedia umana e sportiva dello stadio Heysel con 39 inaccettabili vittime. 

Quella volta a San Siro però, i Reds dovettero abbassare le penne dopo aver largamente vinto la gara di andata a Liverpool per 3 a 1. A quel tempo non esisteva la regola del gol in trasferta che vale doppio in caso di parità e quindi l'Inter, per passare in finale, doveva vincere con tre gol di scarto, impresa giudicata quasi impossibile anche per la forza e la caratura della compagine inglese.

Eppure, dopo soli otto minuti di gioco l'Inter era già in vantaggio con una delle famose punizioni a "foglia morta" di Mario Corso. Ma il capolavoro di astuzia, di destrezza, di capacità tecnica si materializza al minuto 9 quando Joaquin Peirò ruba il pallone al portiere inglese Lawrence e segna la rete del 2 a 0 a porta vuota. Il numero uno dei Reds aveva appena recuperato con bravura il pallone al termine  di un'azione d'attacco nerazzurra, mandando a terra lo stesso Peirò con una bella spallata. Dopo due rimbalzi a terra si accingeva a rilanciare  la palla in campo avversario ma al terzo e decisivo rimbalzo  ecco il colpo di genio dell'estroso Peirò che gli arriva alle spalle e con un colpetto di  sinistro gli ruba il pallone, fa soltanto due passi evitando il disperato tentativo di recupero di Lawrence e segna il gol nella porta sguarnita consumando la beffa a danno degli inglesi

Inutili le vibranti proteste dei giocatori del Liverpool verso l'arbitro spagnolo De Mendebille che convalida giustamente il gol. Nel secondo tempo, al 17' minuto, il grande Giacinto Facchetti completa la rimonta interista con il terzo gol che proietta l'Inter verso la finale, poi vittoriosa, contro il Benfica che frutta la seconda Coppa dei Campioni per i nerazzurri

In quelle immagini ormai sbiadite del gol di Peirò si racchiude tutta la bellezza dello spettacolo-calcio: abilità, prontezza, genio,  improvvisazione e... rimonta!

Quindi, caro Diego Pablo Simeone, la prossima volta non evidenziare le tue parti basse, impara dalla storia, perchè vedi... la "remuntada" è  sempre in agguato!

 

 

Milano, Stadio San Siro, 12 maggio 1965 – Semifinale di ritorno di coppa Campioni 

Inter-Liverpool 3-0 Reti: Corso all’ 8′ , Peirò al 9′ p.t.; Facchetti al 17′ s.t.

Inter: Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. All. Herrera.

Liverpool: Lawrence; Lawler, Moran; Strong, Yeats, Stevenson; Callaghan, Hunt, St. John, Smith, Thompson. All. Shankly.

Arbitro: Ortiz de Mendebille (Spagna).