Sta girando in rete, in queste ultimissime ore, un incredibile barzelletta (l'ennesima) riguardante la Juventus: c'è un ragazzo di nome Kean che gioca nella Juve (e dove sennò). Il ragazzo, ancora minorenne, è gestito da un procuratore detto raiola (volutamente scritto in minuscolo) e dai suoi genitori che sono purtroppo separati. 

Nel 2016 Il furente raiola pensa bene che per far maturare (economicamente) bene il ragazzo sarebbe opportuna un'esperienza all'estero magari in Premier oppure in Olanda, terra di pizze e di tulipani. La società Juve, invece, gradirebbe trattenerlo con sé per continuare ad utilizzarlo fra primavera e prima squadra e per far sì che il ragazzo in questione possa continuare a deliziare le platee con deliziosi cucchiai d'alta scuola come quello in cui si è esibito nella recente semifinale primavera contro la Fiorentina.  

Quel cattivone di raiola, quindi, per dare sfogo ai suoi piani di monetizzazione, fregare la Juventus e mandarlo all'estero, ha bisogno di due firmette: quella della mamma di Keane e quella del papà di Keane. La mamma firma  facile perché, da donna, non poteva proprio dire di no ad un marcantonio affascinante come raiola, il papà, al contrario, di firmare non ne vuole proprio sapere ''...non firmo! Mi dispiace ma non firmo: mio figlio non si muove da qui... resta alla Juve!..'' .

A un anno di distanza dall'episodio esplode il papà di Keane: "La Juventus mi aveva promesso, per non aver firmato la liberatoria su mio figlio e per impedire così a raiola di portarlo all'estero, un rimborso in denaro e la bellezza di 7 trattori utili per la mia attività di agronomo in costa d''avorio... mi avevano riposto: è che problema cè? Ma ad oggi non mi è arrivato ancora nulla...'' .

Il fatto bizzarro di tutta questa storia sta in questo: non è una barzelletta! O meglio non è una barzelletta voluta.

Certo è che in questo mese di giugno fra le dichiarazioni di Dani Alves, i mal di pancia di Sandro, il diniego di Donnarumma come possibile destinazione (in caso di mancata firma col Milan), Tolisso al Bayern, gli schiaffi di Cardiff (in campo e nello spogliatoio), il rischio del blocco sul mercato (caso Pogba) e i trattori di papà Keane, la Juve non naviga per nulla in acque serene.
Come se l'umiliante sconfitta maturata in quel di Cardiff fosse come un terremoto disastroso ancora in fase di assestamento.
Un terremoto che tutto travolge e tutto distrugge intorno a sé.
La punizione divina per chi vorrebbe somigliare ad una leggenda chiamata Milan... ma che proprio non ci riesce.