Esistono molte angolazioni per osservare la stessa vicenda, ed esistono tanti occhi per altrettanti punti di vista. Quelli di un giurista, per esempio, ma anche quelli di un simpatizzante, a favore o contro rispetto alle parti in causa.
Ma esistono storie come "Calciopoli" o come il più recente intrigo legato al passaporto di Suarez, che ci hanno ricordato universalmente come tutti quanti - dagli organi giudicanti alla stampa, fin anche all'ultimo dei tifosi "avversari" - possano farsi facilmente ciechi da un occhio. Le plusvalenze fittizie si inseriscono in questo contesto come l'ultimo anello di una catena.

I FATTI - Non si è mai cercata la verità nella giustizia sportiva, perché la verità ha un costo in termini di tempo e di sacrifici. Bastarono solo tre mesi, nell'estate del 2006, per dare in pasto all'opinione pubblica mondiale un unico colpevole, da spedire in Serie B con annessa penalizzazione. Ci volle ancora meno ai giornali e agli addetti ai lavori per attribuire alla Juventus ogni responsabilità dell'esame farsa di Suarez, sebbene l'affare fosse già saltato e il calciatore si trovasse già a Madrid sponda Atletico.

I MISFATTI - Nel 2011, cinque anni dopo le sentenze di Calciopoli, per il procuratore Palazzi anche l'Inter violò l'articolo 6, che tradotto significa Illecito Sportivo, e tradotto in termini pratici non rileva in nessun senso, poiché la prescrizione non si limita a lavare via le macchie. Ripulisce le coscienze. Lo avevamo visto anche nell'arco temporale tra il 1997 e il 2001, tra il passaporto falso di Recoba & friends (coinvolte Inter, Lazio, Roma, Milan, Udinese, Vicenza, Sampdoria, ed giocatori Veron, Fabio Junior, Bartelt, Dida, Warley, Jorginho, Alberto, Da Silva, Jeda, Dedè, Job, Mekongo, Francis Zé) e il provvedimento che tutti i coinvolti nella vicenda aspettavano: cambia la norma relativa al tesseramento e l'impiego dei calciatori extracomunitari. Sanzioni leggere e festa finita.

RITORNO ALLE ORIGINI - Ora come allora, la nuovissima inchiesta sulle plusvalenze sembra proprio che riguardi unicamente la Juventus, sebbene gli affari, conclamatamente, si facciano in due. Non si parla quindi del Sassuolo, del Cagliari, del Genoa, ma soprattutto di Roma, Napoli ed Inter, che numeri alla mano negli ultimi dieci anni hanno maturato rispettivamente 507, 437 e 317 milioni di euro con questo tipo di operazioni di mercato, contro i 673 milioni della Juventus che, ricordiamolo, solo 90 riguardano Paul Pogba ed altri 150 attengono a tutte le cessioni illustri e ben remunerative per il bilancio come Bonucci e Caldara al Milan, Cancelo al City, Spinazzola alla Roma, Kean all'Everton, Coman e Vidal al Bayern.

L'impressione è che questa Giustizia Sportiva non solo viaggi a velocità alternate, ma si lasci anche coinvolgere da una carta stampata che parla sempre e solo la stessa lingua. In un sistema malato - per l'ennesima volta - non si cerca di fare giustizia, ma di giustiziare uno per tutti.