E' un meccanismo narrativo, la progressione ad innesco nell'intensificarsi dei conflitti. Funziona a teatro e funziona da dio anche nel calcio: si scrive struttura restaurativa ma si legge sceneggiatura, con un primo atto per introdurre il dramma, un secondo per evidenziare il problema e poi un terzo, conclusivo, per risolvere la storia. E risolvere è una parola azzeccatissima: prescinde dalla moralità, trascende il bene e il male con la stessa freddezza che si è sentita a Torino nell'ultimo triennio.

Non esiste un lieto fine in una tragedia, ma esistono numerosi inizi. Se per Sarri fu l'ambizione - "Con il prossimo contratto mi voglio arricchire" - e per Pirlo la caparbietà - "Mi sento al posto giusto al momento giusto" - per Allegri è stata recentemente una scelta di cuore, un "Gesto d'amore". Fotografie del subito prima, quella quiete che si mescola al cielo azzurro d'ogni estate, dove le carezze in sala stampa sfiorano i sorrisi della speranza.

C'è stato un tempo per sognare e un tempo per puntare il dito, il breve viaggio da Luglio a seguire per tornare costantemente al punto di partenza. Sarri mancava di juventinità, Pirlo di esperienza, Allegri di idee. Sembrerebbe, per così dire, che la dirigenza non sia mai riuscita a trovare l'allenatore giusto per la Juventus. O che non esista, probabilmente.

C'è un dato, tuttavia, che fotografa con esattezza la storia di un declino. La quattordicesima giornata - quella in cui ci troviamo adesso - vista da quattro binocoli del tempo, orientati alla classifica.

  • Stagione 2018-19, Allegri: 40 punti
  • Stagione 2019-20, Sarri: 36 punti
  • Stagione 2020-21, Pirlo: 27 punti
  • Stagione 2021-22, Allegri: 21 punti

Potremmo interpretare questi numeri in molti modi. Potremmo parlare di un campionato che è tornato ad essere progressivamente più competitivo, potremmo parlare di un'avversaria finalmente all'altezza della Juventus. Potremmo parlare del Covid, dell'impatto sullo Juventus Stadium, quell'autentico fortino con nove scudetti consecutivi coincisi con la sua inaugurazione. Di calendari avversi all'inizio, di infortuni, di destabilizzazioni esterne, Ronaldo-Mayorga, Agnelli-Superlega o il recentissimo Juve-Falso in bilancio...

Potremmo anche smettere di cercare scuse ed osservare le costruzioni errate, rose di calciatori assemblate senz'armonia, o forse non assemblate affatto, consegnate alle idee e ai tatticismi di allenatori con mentalità di gioco all'opposto.

Potremmo concentrarci invece sulle scelte pilotate, dettate da fattori che con il rettangolo verde hanno poco a che vedere: Sarri e l'insurgenza popolare del "bel gioco", Pirlo e un'innovazione al risparmio dettata dagli altri due allenatori a libro paga (tre in totale!), Allegri e quel rapporto di riconoscenza e fratellanza che lo lega al Presidente ed ai successi passati.

Chi critica Allegri in queste ore si sta scagliando contro l'ennesimo attore di una storia tristissima, scegliendo la via più facile ed inconcludente per riempire spazi bianchi, sui giornali o sul web. Uno sfogo immaturo che rifugge i numeri e la situazione di classifica da tre stagioni a questa parte, in picchiata come un aereo fuori controllo. Saremmo in una posizione differente in classifica, con un qualsiasi altro allenatore in panchina?

Ci restano sostanzialmente due sole strade: augurarci che questa tragedia ci regali un plot, quel ribaltone positivo ed impensabile, o che si fermi tutto qui, al terzo atto di una tragedia annunciata. Servirà intervenire nell'ambiente Juventus, perché per ottenere quello che non si è mai avuto occorre fare qualcosa che non sia mai stata fatta: rivoluzione.