- ANNI '80

Dopo la complicatissima serata legata agli anni '70, eccoci al quarto appuntamento degli Oscar Inter, dedicato ai mitologici anni '80.
Ebbene sì, se il calcio in Italia era ormai da tempo un movimento di aggregazione delle masse, è in questi anni che si trasforma definitivamente in un autentico fenomeno di costume, e prova ne sono l’esplosione e il successo di pellicole cinematografiche quali Eccezzziunale…veramente o L’allenatore nel pallone, divenute iconiche nell’immaginario collettivo. La vittoria dei Campionati del Mondo del 1982 ha rappresentato qualcosa che è andato oltre il semplice successo sul campo. Quel trionfo ha avuto un sapore unico, un gusto che chi ha vissuto non riesce a dimenticare. Non si trattava semplicemente della felicità conseguenza del risultato, ma in qualche modo è come se quella finale vittoriosa avesse portato un'iniezione di fiducia in tutto il Paese.

E così fu.

Se, dunque, la vittoria del Mundial ha avuto un impatto anche sociale, il calcio italiano ha vissuto la sua epoca più brillante proprio dopo quella straordinaria estate. Chi sta vivendo in questi anni guarda alla Premier League come al campionato più bello e avvincente in circolazione (e giustamente, direi). Nulla, però, in confronto alla Serie A di quel decennio. Vinsero lo scudetto sei squadre diverse in otto anni (sette in nove se consideriamo anche la Sampdoria del 1990/91): mai è accaduta una cosa simile nel nostro torneo. La Juventus di Trapattoni e di Platini, la Roma di Falcao e di Bruno Conti, il Verona dei sogni, il Napoli di Maradona, il Milan degli olandesi. E poi, la Fiorentina di Antognoni, Zico all'Udinese (al grido di «O Zico o Austria!»), Socrates alla viola, il Catanzaro di Palanca, la «legge del Partenio». Una competitività senza precedenti, che portò squadre del calibro di Lazio e Milan in Serie B: i primi si salvarono nel 1987 addirittura agli spareggi per evitare la Serie C, prima di intraprendere un percorso che in dieci anni condurrà la squadra della Capitale al vertice; dall'altra parte, i rossoneri, dopo la seconda retrocessione in cadetteria, passeranno di proprietà e avvieranno uno dei cicli più vincenti e rivoluzionari della storia di questo sport.
E in tutto questo, l'Inter? Venne acquistato un campione della portata di Rummenigge, vinse la Coppa Italia nel 1982 ma, soprattutto, segnò la storia del calcio nazionale con la conquista dello «Scudetto dei record» 1988/89: una marcia trionfale, nonostante l'altissima presenza di squadre di altissimo livello. Sarà dunque l'annata che farà da padrone in questa serata.

Basta preamboli, ecco l'attesissima quarta tornata degli Oscar Inter dedicata ai fantastici anni '80!

Presentatori: Aldo, Giovanni e Giacomo

Ospite musicale: Enrico Ruggeri

  • CANDIDATI MIGLIOR PORTIERE

  1. Ivano Bordon – Il vincitore del premio come miglior portiere interista degli anni '70 si guadagna un'altra candidatura anche per gli anni '80. Difese i pali della Beneamata fino al 1983, conquistando l’anno prima la Coppa Italia, ultimo trofeo dell’era Bersellini. Fu inoltre tra i convocati della Nazionale campione nell’estate iberica. Passerà alla Sampdoria, dove giocherà tre anni e vincerà un’altra coppa nazionale, prima di chiudere alla Sanremese in Serie C2 e al Brescia in Serie B.
  2. Walter Zenga – Qui stiamo parlando non solo di uno dei simboli dell’interismo, ma di uno degli estremi difensori più forti della storia del calcio. Plateale e carismatico, chi ha avuto la possibilità di viverlo appieno lo ricorda come tra i più formidabili atleti nel ruolo, elegante ed efficace negli interventi, garantendo sicurezza. In pochi sanno che Gianni Brera, per la sua abilità, lo definì «Deltaplano», vero soprannome prima che la canzone degli 883 dal titolo «Hanno ucciso l’Uomo Ragno» venisse canticchiata dallo stesso Zenga negli anni ’90, rispondendo ironicamente ai giornalisti che gli chiedevano un parere per l’esclusione dal giro azzurro. Da quel momento, fu per tutti, semplicemente, l’«Uomo Ragno». Dopo aver trascorso qualche anno nelle serie minori, ritorna all’Inter nel 1982 e a seguito dell’uscita di Bordon diviene il titolare inamovibile. Dopo sei anni di attesa, giunge il meritato trionfo con la vittoria del campionato storico 1988/89. Lui fu tra i principali artefici del successo, pilastro di una cavalcata leggendaria. Sempre con Trapattoni in panchina, conquisterà la Supercoppa Italiana nel novembre del 1989. Il suo talento e la sua capacità lo portarono a divenire il portiere titolare della Nazionale, prima agli Europei del 1988 e poi ai Mondiali del 1990, che lo videro purtroppo protagonista di un’uscita, suo vero tallone d’Achille, nella semifinale contro l’Argentina che sancì l’eliminazione degli Azzurri ai calci di rigore. Fu per tre anni di fila, dal 1989 al 1991, il più forte portiere al mondo secondo l’IFFHS.

WINNER - WALTER ZENGA

Motivazione - Beh, cosa si potrebbe dire? Classe, ironia, estetica: il prototipo del portiere per eccellenza. Leader della difesa dalla sua posizione tra i pali, si è contraddistinto per una serie di parate da portiere di statura internazionale (e lo dimostrerà negli anni ’90 con la conquista di altri trofei). Nel decennio più brillante della storia del calcio italiano, è lui il numero uno dell’Inter, colui capace di essere il vero baluardo di una corazzata che ottenne un risultato fantastico. Inoltre, va anche considerato il suo attaccamento alla maglia. Una volta appesi i guanti al chiodo, Zenga ha avviato la carriera di allenatore, non nascondendo mai la volontà di poter un giorno condurre la sua squadra del cuore dalla panchina. E io, per quanto anagraficamente non lo abbia mai potuto ammirare concretamente sul campo, spero che possa realizzare questo sogno. Un interista vero.

  • CANDIDATI MIGLIOR DIFENSORE

  1. Giuseppe Bergomi – Dopo i primi anni da ragazzino alla Settalese (club militante attualmente nel girone E del campionato di Promozione della Lombardia), approda all’Inter, legandosi per tutta la sua carriera calcistica ai colori neroazzurri. Scartato dal Milan, dopo le giovanili farà il suo esordio nel 1980 sotto la guida di Bersellini, che gli riconoscerà delle qualità mai riscontrate in nessun altro ragazzo della sua età. A 17 anni esordisce in Serie A e l’anno dopo è parte della spedizione azzurra che sale sul tetto del mondo, giocando anche da titolare la finale contro la Germania Ovest. Solo un certo Pelé è stato più precoce di lui nel vincere il titolo. Insomma, parliamo di un predestinato. Con la maglia neroazzurra vinse la Coppa Italia nel 1982 e ovviamente lo scudetto del 1989. Sebbene non ufficialmente capitano, essendo Baresi spesso partente dalla panchina, fu lui a fregiarsi dell’onore di avere la fascia durante l’epica ascesa trapattoniana. Riuscì a giocare brillantemente sia come centrale che come terzino. Abile nel gioco aereo, molto duro negli interventi, è stato comunque sempre rispettato dai suoi avversari ed è considerato un esempio di lealtà e correttezza sportiva. Un autentico colosso per il reparto arretrato neroazzurro. Van Basten lo inserì nella sua personale lista dei difensori più difficili con cui abbia mai avuto a che fare nella sua carriera. E se lo dice il «Cigno di Utrecht», qualcosa vorrà significare…
  2. Graziano Bini – Già nominato negli anni ’70, giocò con frequenza fino al 1984, prima di lasciare il club meneghino nella stagione seguente. Resta negli annali come il capitano del dodicesimo scudetto. In questo decennio si tolse la soddisfazione di vincere la seconda Coppa Italia del 1982, bissando quella di quattro anni prima vinta proprio grazie a una sua rete decisiva.
  3. Fulvio Collovati – Da fresco vincitore del Mundial del 1982, il difensore scelse di lasciare la sponda rossonera del Naviglio, di cui era capitano, per abbracciare l’era post-Bersellini. Una scelta dettata dalla retrocessione in cadetteria dei rossoneri, la seconda in tre anni: la durissima contestazione della tifoseria portò egli stesso ad essere colpito da un sasso scagliato durante la trasferta di Como. Ad un passo dalla Fiorentina, fu l’intervento decisivo di Mazzola a farlo trasferire dall’altra parte della città di Milano. Impiegato anche come libero, arrivò per due volte in semifinale di Coppa UEFA, perdendo sempre contro il Real Madrid vincitore di entrambe le edizioni. Peccato che non sia riuscito a vincere alcun trofeo in neroazzurro, che sarebbe stato meritatissimo. La concorrenza in Serie A, però, come descritto nella premessa, era davvero di livello alto. Lasciò il club nel 1986, prima dell’avvento del Trap in panchina.
  4. Riccardo Ferri – Tolti gli ultimi due anni della sua carriera alla Sampdoria (si trasferì in blucerchiato nel 1994, proprio come Zenga), tra giovanili e prima squadra l’unica maglia indossata è stata quella interista, per ben 418 volte. Profilo di altissimo livello, anche lui rientra nel novero dei difensori prescelti da Van Basten come marcatori straordinari. Fu tra i principali protagonisti dello scudetto 1988/89. Curiosità: detiene insieme a Franco Baresi il record di autogol nella massima serie. Questo poco invidiabile primato gli valse la menzione da parte di Ligabue nel brano «A che ora è la fine del mondo?», pubblicata nel 1994, cover di un brano dei R.E.M. Attenzione, però: Ferri è stato un signor difensore e la nomination è anche poco per il contributo offerto da quella che si può definire un’autentica bandiera interista.
  5. Andrea Mandorlini – I più lo conoscono come allenatore, attualmente al Padova in Serie C, ma alla guida dell’Hellas Verona dal 2011 al 2015, tra Serie B e Serie A (come dimenticare la vittoria della classifica marcatori di Toni?). Prima di sedersi in panchina, però, Mandorlini è stato un difensore determinato e vincente. Approdato all’Inter nel 1984, ci restò per sette anni, divenendo uno dei punti di riferimento dello «Scudetto dei record». Menzione meritata.

WINNER - GIUSEPPE BERGOMI

Motivazione – Una leggenda interista, non poteva che trionfare lui. Lo Zio, nomignolo affibbiatogli dal compagno Marini all’inizio degli anni ’80 per i suoi baffi che lo rendevano visivamente maturo nonostante la giovanissima età, fu in realtà un appellativo profetico. Bergomi è stato una diga, una costante del mondo Inter e uno dei migliori interpreti nel ruolo della storia del calcio. Prima dell’avvento di Zanetti, è stato il recordman di presenze in neroazzurro, primato che mantiene relativamente alla Coppa UEFA e alla Coppa Italia. Il titolo di miglior difensore del decennio non poteva che spettare a lui. Smessi i panni di calciatore, ha avviato una proficua carriera da opinionista televisivo e anche da allenatore dei più giovani (guida attualmente gli Allievi Regionali dell’Accademia Inter).

  • CANDIDATI MIGLIOR TERZINO

  1. Giuseppe Bergomi – Non poteva assolutamente mancare come terzino destro. Nell’anno dello scudetto, fu impiegato prevalentemente in questo ruolo, sebbene come ricordato era talmente duttile che poteva ricoprire qualsiasi posizione della difesa.
  2. Andreas Brehme – Esploso al Kaiserslautern nei primi anni ’80, si fa notare agli Europei del 1984 e ai Mondiali del 1986, prima di passare al Bayern Monaco e vincere i primi trofei. Nel 1988 viene ceduto all’Inter: uno dei più grandi affari di sempre del club interista. Il teutonico, schierato terzino destro o all’occorrenza mediano, viene cambiato di ruolo dal Trap: giocherà sulla fascia sinistra come fluidificante. La scelta del tecnico si rivela azzeccatissima e il dinamismo del calciatore tedesco è una delle chiavi dello straordinario percorso della stagione 1988/89. Il suo decennio d’oro si concluderà con il sigillo nella finale del Mondiale di Italia ’90, che porterà il terzo titolo iridato alla Germania Ovest: la sua rete decisiva lo consacrerà definitivamente nell’Olimpo dei più forti nel suo ruolo. Vincerà la Coppa UEFA nel 1991 e dopo qualche anno tornerà al Kaiserslautern, compiendo l’impresa unica di vincere in due anni il campionato di Seconda Divisione e la Bundesliga. Insomma, l’uomo delle eccezionalità.

WINNER - ANDREAS BREHME

Motivazione – Personalmente sono andato in difficoltà. Confesso che il successo di Bergomi nella categoria miglior difensore mi ha fatto pendere definitivamente verso il secondo, ma guai a considerarlo una sorta di compromesso. Brehme è stato un fenomeno in qualità di terzino, così come lo è stato lo Zio. Certamente è un duello che non ha favoriti di sorta, e alla fine ho deciso di premiare l’intuizione di Trapattoni e il contributo decisivo del calciatore tedesco, anche alla luce del successo contemporaneo del Mondiale vestendo la casacca neroazzurra, che lo portò sul podio del Pallone d’Oro di quella edizione.

  • CANDIDATI MIGLIOR CENTROCAMPISTA

  1. Giuseppe Baresi – Candidato negli anni ’70 come miglior difensore, stavolta lo troviamo nel gruppo dei mediani, ruolo da lui amato e che ricoprì con costanza e professionalità. Vinse la Coppa Italia nel 1982, e fu capitano della squadra vincitrice del tricolore, nonostante molto spesso il suo contributo fu prodotto subentrando a gara in corso. Chiuderà la splendida avventura neroazzurra nel 1992, mettendo nel palmares anche la Coppa UEFA. Si trova al 5° posto dei più presenti di sempre con la casacca interista.
  2. Nicola Berti – Tra i più amati di sempre dal popolo neroazzurro, è stato uno dei simboli per molti anni del club. Il suo arrivo dalla Fiorentina nel 1988 coincise con la stagione memorabile del titolo. Il suo punto di forza era indubbiamente la progressione palla al piede, che lo ha reso così apprezzato.
  3. Alessandro Bianchi – Oscurato dagli altri altisonanti nomi del gruppo di Trapattoni, fu in realtà uno dei perni del successo di quell’annata memorabile. Giocò come ala titolare, e fu amatissimo da Sacchi, che lo volle in Nazionale quando divenne Commissario Tecnico. Rapidissimo e tecnico, godeva di una intelligenza tattica fuori dal comune.
  4. Gianfranco Matteoli – Dopo Brehme, un’altra straordinaria idea di Trapattoni fu quella di arretrare Matteoli, molto offensivo, nel ruolo di regista. Ovviamente, altra decisione geniale. Pilastro di quella squadra, disputò come tutta la rosa una stagione oltre le aspettative. Nel 1990 andò al Cagliari, dove giocò quattro anni con ottimi risultati, al punto che la squadra della sua Sardegna lo ha inserito nella Hall of Fame del club.
  5. Gabriele Oriali – Miglior mediano degli anni ’70, merita un’altra nomination anche per i tre anni all’inizio del decennio. Sfiorata la Coppa dei Campioni nel 1981, vinse un’altra Coppa Italia nel 1982, prima di lasciare l’Inter nel 1983 chiudendo la carriera alla Fiorentina. Lele uno dei più grandi della storia del club.

WINNER - GIUSEPPE BARESI

Motivazione – Anche per questo premio non è stato semplice operare una scelta. Lo ammetto, la corsa era tra lui e Berti. Quest’ultimo ha incarnato lo spirito interista come pochi altri, ma la strepitosa carriera e il legame di uno dei capitani più gloriosi e vincenti della storia ha prevalso nella scelta. Resta però doverosa la menzione e la doverosa copertina per Berti, straordinario simbolo dell’interismo e assolutamente meritevole di entrare dritto perlomeno nella top 11. Complimenti a capitan Baresi: altro elemento a suo favore, la bella innovazione tattica che lo ha portato ad avanzare la posizione in campo, cosa rara, in quanto spesso accade il contrario con l’avanzare dell’età. Un plauso.

  • CANDIDATI MIGLIOR ATTACCANTE

  1. Alessandro Altobelli – Il grande sconfitto nel duello con Boninsegna nel decennio precedente, si ripresenta anche negli anni ’80. L’Inter vince di meno, dovendo fronteggiare la feroce competitività del campionato italiano, ma lui continua a segnare con regolarità. Non è un caso se chiuderà la carriera al secondo posto dei migliori marcatori di tutti i tempi della storia del club, sforando quota 200 reti e piazzandosi solo dietro l’inarrivabile Meazza. Vinse la Coppa Italia nel 1981/82, raggiungendo tre semifinali europee: avrebbe meritato un alloro internazionale. Acuto che non è mancato con la maglia della Nazionale, andando a vincere il Campionato del Mondo da autentico protagonista, siglando la rete del 3-1 contro la Germania Ovest nella finalissima. Lascerà l’Inter per trasferirsi alla Juventus a seguito di alcune vicissitudini con Trapattoni: peccato, sarebbe stato bello vederlo far parte del gruppo vincente del 1989.
  2. Ramon Diaz – La storia del suo trasferimento all’Inter è particolarissima: nell’estate del 1988 il presidente Pellegrini annuncia l’ingaggio di Madjer, campione d’Europa la stagione precedente con la maglia del Porto. Le visite mediche, però, rilevano un problema muscolare. Tutto annullato: l’Inter corre ai ripari e prende in prestito Ramon Diaz, che aveva già vestito in Italia le maglie di Napoli, Avellino e Fiorentina. Sembra un acquisto d’emergenza, e invece stravolge il gioco neroazzurro, segnando 12 reti e componendo con Serena un tandem micidiale. La sua avventura durerà solo un anno, ma che anno!
  3. Jurgen Klinsmann – Ramon Diaz lascerà l’Inter (e l’Italia) proprio per far posto a Klinsmann. Alla prima stagione il tedesco segna 13 reti: niente male. Sarà per lui l’anno che lo porterà sul tetto del mondo con la maglia della Germania Ovest. Proseguirà l’avventura neroazzurra fino al 1992.
  4. Karl-Heinz Rummenigge – L’acquisto del calciatore tedesco nel 1984 fu una delle operazioni di mercato più importanti della storia del calcio italiano. Due volte Pallone d’Oro, tre volte capocannoniere della Bundesliga, una volta della Coppa dei Campioni, titoli nazionali e internazionali, persino un Europeo con la Nazionale: un palmares pazzesco. Peccato che il meglio lo diede con il Bayern Monaco. Le prime due stagioni, tutto sommato, furono anche discrete, arrivando a sbattere contro il Real Madrid in Coppa UEFA per due volte consecutive. La stagione 1986/87 sarà segnata da infortuni, che lo costringeranno a lasciare dopo tre anni e senza titoli. Chi ha vissuto gli anni ’80, però, non può che serbarne un ricordo straordinario. L’impatto di calciatori del genere era quasi all’ordine del giorno a quei tempi, ma rimane stratosferico il valore del calciatore.
  5. Aldo Serena – Uno dei pochi giocatori ad aver indossato tutte le maglie delle squadre di Milano e Torino, disputò singole stagioni con la maglia dell’Inter inizialmente, vincendo la Coppa Italia nel 1981/82. Dopo diversi cambi di casacca, tornerà nel 1987, stabilendosi per quattro anni sulla sponda neroazzurra del Naviglio. Toccò l’apice nel 1988/89: fu lui il capocannoniere della squadra e della Serie A, con 22 centri, che gli valsero la chiamata anche per il Mondiale casalingo dell’anno dopo.

WINNER - ALESSANDRO ALTOBELLI

Motivazione – Finora hanno vinto solo i protagonisti dello Scudetto. Qui, però, bisogna fare un’eccezione. Per carità, Serena è stato fenomenale, ma quello che ha dato Altobelli all’Inter non poteva non essere riconosciuto. Un campione di livello assoluto, miglior marcatore ancora oggi del club in Coppa UEFA e in Coppa Italia. In quest’ultima manifestazione, detiene il record assoluto: è la sua competizione per eccellenza. Una carriera straordinaria per Spillo, che viene premiato come miglior attaccante degli anni ’80 della storia interista.

  • CANDIDATI MIGLIOR TOP PLAYER

  1. Evaristo Beccalossi – Il vincitore della scorsa serata di categoria. Giocherà fino al 1984, conquistando anche una Coppa Italia nel 1982.
  2. Pierino Fanna – Tra i protagonisti del memorabile tricolore del Verona nel 1985 (a tal proposito, consiglio la lettura del blog di Giovanni Mutinelli: https://vivoperlei.calciomercato.com/articolo/viva-verona-calcio-e-verona-citta-ora-come-35-anni-fa-ep-1 ; https://vivoperlei.calciomercato.com/articolo/viva-verona-calcio-e-verona-citta-ora-come-35-anni-fa-ep-2), venne acquistato dall’Inter per innalzare il tasso tecnico e la fantasia. Giocherà un discreto numero di gare, pur non replicando quanto fatto in terra scaligera. Insieme a Serena e pochi altri ha vinto il tricolore con tre squadre diverse (Inter, Verona e Juventus).
  3. Lothar Matthaus – Ecco, quando ho ideato la categoria Top Player per inserire calciatori difficilmente collocabili, il nome per eccellenza era quello del calciatore tedesco. Mediano, regista: no, Lothar è universale. Un calciatore capace di cambiare le sorti di una squadra: compito puntualmente svolto. Dopo aver incantato in patria, vincendo valanghe di trofei, arriva nel 1988 all’ombra del Duomo, mettendo lo zampino decisivo nella conquista del campionato, preludio al Mondiale vinto da protagonista con la Nazionale e al Pallone d’Oro del 1990, primo calciatore neroazzurro a fregiarsi di tale riconoscimento. Sarà tra i principali artefici anche della conquista della Coppa UEFA del 1991. Tornerà l’anno dopo al Bayern Monaco, non riuscendo a conquistare la Champions League, unico rimpianto di una carriera straordinaria. Uno dei più grandi talenti di questo sport.
  4. Carlo Muraro – Nominato anche lo scorso decennio, inserito soprattutto per la straordinaria rete in Coppa dei Campioni nel 1980/81 di cui parlato nello scorso episodio.
  5. Karl-Heinz Rummenigge – Non ha vinto la categoria di miglior centravanti, ma è un fuoriclasse. Non poteva essere escluso dalla lista dei calciatori più estrosi del decennio.

WINNER - LOTHAR MATTHAUS

Motivazione – Luminoso, imprevedibile, emotivo, attaccante, difensore: davvero, non ci sono parole per descriverlo. Se c’è qualcuno che rappresenti la classe e il talento cristallino che il popolo della Beneamata può sfoggiare con orgoglio è senz’altro il tedesco. Un campione, un genio del calcio che non poteva non vincere il premio di miglior Top Player del decennio. Matthaus leggendario.

  • CANDIDATI MIGLIOR ALLENATORE

  1. Eugenio Bersellini – Due stagioni all’inizio del decennio, sulla scia del tricolore che gli ha consentito di vincere il titolo di miglior tecnico interista del periodo precedente. Chiuderà un lustro vincente con la conquista della Coppa Italia nel 1982.
  2. Ilario Castagner – Dopo aver condotto il Milan al ritorno nella massima serie, prende le redini dell’Inter nel 1984. Una sola stagione, ma giunsero risultati interessanti. Terzo posto nella stagione del Verona dei miracoli, mentre sia in Coppa Italia che in Coppa UEFA si fermerà in semifinale. Avrebbe meritato molto, ma molto di più quella stagione.
  3. Giovanni Trapattoni – Dieci anni alla guida della Juventus. Sotto la sua gestione, i bianconeri hanno vinto tutto, trovando i successi internazionali fino al suo avvento completamente mancati. L’Inter punta su di lui per tornare a vincere e nel 1986 viene ingaggiato per questo motivo. Le prime due annate lasciano l’amaro in bocca e nascono i primi mugugni. Eppure, la società tiene e Trapattoni resta in sella (capito, anticontiani?). Decisione vincente: finalmente, dopo tre anni, arriva il campionato perfetto, uno dei più grandi successi della storia del calcio italiano e non solo. Conquisterà anche la Supercoppa Italiana e la Coppa UEFA del 1991.

WINNER - GIOVANNI TRAPATTONI

Motivazione – Mi sembra quasi superfluo scriverne. Trapattoni è stato eccezionale per i colori interisti, ma stiamo parlando di uno dei più grandi allenatori di sempre. Vittoria senza possibilità di replica. Grande Trap!

  • CONCLUSIONI

Una serata lunghissima, che ha visto tanti volti e tante sfide interessanti. Non voglio aggiungere altro: per i coraggiosi arrivati sin qui sarà stata una faticaccia! Riassunto: accedono alla finalissima Zenga (portiere), Bergomi (difensore), Brehme (terzino), Baresi (centrocampista), Altobelli (attaccante), Matthaus (top player), Trapattoni (allenatore).

Di seguito la top 11 del decennio: TOP 11 (4-3-3) – Zenga; Bergomi, Collovati, Ferri, Brehme; Matthaus, Baresi, Berti; Rummenigge, Altobelli, Serena. Allenatore: Trapattoni.

Ecco coloro che accedono alla finalissima

​​​​​​Portieri: Ghezzi-Sarti-Bordon-Zenga

Difensori: Guarneri-Picchi-Burgnich-Bergomi Terzini: Facchetti (2 Premi)-Brehme

Centrocampisti: Skoglund- Suarez-Oriali-Baresi

Attaccanti: Lorenzi-Mazzola S.-Boninsegna-Altobelli

Top Player: Nyers-Mazzola S.-Corso-Beccalossi-Matthaus

Allenatori: Foni-Herrera-Bersellini-Trapattoni

Episodi precedenti

Oscar Inter - Anni '70 (III appuntamento)

Oscar Inter - Anni '60 

Oscar Inter - Anni '50