- ANNI '70

Terzo appuntamento con gli Oscar Inter.
In questa lunga carrellata che porterà a decretare i più importanti calciatori della storia interista, si è giunti ad uno dei decenni più importanti della storia, uno dei più combattuti per ottenere le prestigiose statuette. Se negli anni '50 e '60 molti esiti erano quasi scontati, gli anni '70 si prevedono complicatissimi.

Mentre i Beatles pubblicano il loro ultimo disco e, a qualche anno dopo, i Pink Floyd stregano il mondo con il celeberrimo «The dark side of the moon», il mondo calcistico scopre la rivoluzione copernicana: Rinus Michels, geniale allenatore di Ajax, Barcellona e Nazionale olandese, lancia il «calcio totale», un'idea di gioco innovativa, che vede i calciatori in campo potenzialmente pronti ad agire in qualsiasi ruolo, accorciando le distanze tra i reparti e alzando il pressing offensivo, permettendo di liberare grossi spazi in fase d'attacco. Questo spettacolo, incarnato sapientemente da Johan Cruijff, sarà il riferimento per altri grandi innovatori della panchina quali Arrigo Sacchi e Pep Guardiola.
E in Italia? Togliendo quello appena trascorso, è stato il peggior decennio calcistico dal Dopoguerra. Due finali di Coppa Campioni perse proprio contro l'Ajax da parte di Inter e Juventus, una vittoria in Coppa delle Coppe del Milan e la prima Coppa UEFA targata Trapattoni all'alba del ciclo leggendario bianconero. Questo il bottino, davvero misero considerando quanto fatto prima e dopo, del nostro calcio. Un movimento in crisi, che arrivò nella stagione 1979/80 a vedersi tagliati i posti di accesso alla Coppa UEFA per via degli scarsi risultati internazionali. Un po' come accadde qualche anno fa con la riduzione da quattro a tre posti per l'accesso alla Champions League. Servirà poi l'estate del 1982, quella del Mondiale che ha visto protagonista il compianto Paolo Rossi, per riportare il calcio italiano in alto e preparare la strada per giungere al suo momento di massimo splendore.
In questo contesto, l'Inter apre e chiude il decennio con due tricolori, completamente diversi l'uno dall'altro. Saranno inevitabilmente questi due successi a rendersi protagonisti di questa tornata di premi, che ha creato molta difficoltà nella giuria (e pensare che a decidere è uno solo!).

Rompiamo gli indugi: ecco la carrellata dell'Inter anni '70!
Premessa: da questo decennio, il premio per i terzini viene assegnato in modo completamente distinto rispetto al premio come miglior difensore.

Presentatore: Andrea Pucci
Ospite musicale: Biagio Antonacci

  • CANDIDATI MIGLIOR PORTIERE

  1. Ivano Bordon – Inizia come secondo di Lido Vieri, diretto rivale per la conquista del premio. Nonostante la concorrenza importante, nei primi anni riuscirà a ritagliarsi uno spazio non indifferente, esordendo in un derby e giocando la mitologica gara di Coppa dei Campioni contro il Borussia M'gladbach, a cui seguì un'infuocata gara in quel di Berlino che lo vide insuperabile, sfoderando almeno sei interventi degni di nota. A metà degli anni '70 divenne poi il titolare inamovibile, andando a conquistare il campionato 1979/80 da autentico numero uno, fissando un record di imbattibilità pari a 686 minuti. Dotato di uno spiccato senso della posizione, venne soprannominato Pallottola da un certo Sandro Mazzola, suo compagno di squadra per diversi anni. Freddo e affidabile, sarà il secondo di Zoff nei vittoriosi Mondiali del 1982. Con la società Inter non si lascerà benissimo, ma resta un ricordo indelebile di una carriera quasi interamente dedicata ai colori neroazzurri.

  2. Lido Vieri – Già candidato anche nello scorso decennio, fu un grande riferimento per Bordon, al punto che lo stile dei due portieri apparve a molti simile, tanto da confondere spesso i due numeri uno. Titolare fino al 1976, anno in cui lasciò al suo degno erede il definitivo spazio, si prese la grandissima soddisfazione della conquista del tricolore nel 1970/71, con una rimonta rimasta impressa nella memoria del calcio italiano. Abile nelle respinte, si faceva valere anche nelle uscite in presa alta.

WINNER: IVANO BORDON

Motivazione – Come anche per i decenni precedenti, chi non ha vissuto non può naturalmente avere ben chiare tutte le dinamiche. Se penso, però, a un portiere significativo per la storia interista, il nome di Bordon è quello che senza ombra di dubbio non può mancare. Non solo il record di inviolabilità della porta e il fatto di essere il comune denominatore dei due titoli di quel decennio, ma sia la sensazione di sicurezza che tutti coloro che hanno vissuto quel periodo gli riconoscono e sia il fatto di avere avuto delle doti atletiche e tecniche fuori dal comune, giustificano il premio assegnatogli. Onorevole seconda piazza per Lido Vieri, che chiude con due nomination in due periodi differenti, e questo non è da tutti.

  • CANDIDATI MIGLIOR DIFENSORE 

  1. Giuseppe Baresi – Il fratello Franco ha fatto la storia del Milan ed è universalmente riconosciuto. Molti meno sanno, soprattutto i più giovani, che il fratello maggiore dello storico numero 6 rossonero fu non solo uno dei più importanti calciatori della storia neroazzurra (è il quinto calciatore nella classifica delle presenze), ma ne fu egregiamente capitano. I memorabili duelli nella stracittadina che lo vedevano opposto al più noto dei Baresi caratterizzeranno il decennio successivo, in cui tra l'altro troverà una nuova vena da mediano, il quale, come da lui stesso dichiarato, risulta essere stato il ruolo più naturale nella sua carriera, volendo incidere in quella zona di campo. I primi anni, però, iniziò come difensore, agendo anche da terzino in alcuni casi, e fu titolare fisso dello scudetto 1979/80 targato Bersellini. Quello era solo l'inizio di una avventura durata complessivamente 16 anni, ovvero fino al 1992.

  2. Graziano Bini – Mentre l'Inter di Herrera era al suo tramonto, cresceva nel settore giovanile colui che sarebbe divenuto il capitano della squadra che vinse il tricolore nella stagione 1979/80 e uno dei leader indiscussi del reparto difensivo dell'intero decennio. Fisicamente possente, è divenuto titolare dopo il trasferimento di Burgnich. Pedina fondamentale nello scacchiere difensivo interista, era anche tecnicamente valido e godeva di una fortissima personalità che lo ha reso appunto il riferimento dello spogliatoio di quel periodo.

  3. Tarcisio Burgnich – Per lui si tratta della seconda nomination dopo quella ricevuta negli anni '60. Dopo i titoli conquistati con la Grande Inter, si prese la soddisfazione del tricolore 1970/71 targato Invernizzi, di cui fu una delle colonne difensive. Chiuse la militanza interista un po' a sorpresa nel 1974, collezionando la bellezza di 467 presenze totali, cosa che lo porta ad essere nella top ten dei più presenti di sempre nella storia interista.

  4. Mario Giubertoni – In lizza per una nomination con Fedele e Gasparini, alla fine l'ha spuntata lui. Acquistato nel 1970, è uno dei principali artefici difensivi della conquista dello scudetto della stagione seguente. Nell'edizione della Coppa dei Campioni 1971/72 subì un infortunio durante la finale dopo pochi minuti e fu costretto a lasciare il campo. L'Inter era già sotto contro lo strapotere dell'Ajax, ma chissà come sarebbe andata a finire se non avesse subito l'intervento durissimo di Blankenburg...

  5. Roberto Mozzini – Arrivato nel 1979, fu fondamentale per la conquista del dodicesimo titolo, grazie al suo unico gol con la maglia dell'Inter che coincise però con la partita che sancì l'aritmetica vittoria (pareggiando contro la Roma). Già tra i protagonisti del Torino che riportò il tricolore in casa granata, giocò solamente due anni con la maglia interista, mantenendo dei livelli egregi.

WINNER: TARCISIO BURGNICH

Motivazione – Difficilissimo selezionare il nome vincente, ma alla fine la scelta è ricaduta su Burgnich. Difensore tra i più importanti della storia del calcio italiano, vince di pochissimo su Bini e Baresi, entrambi per motivi diversi meritevoli della statuetta. Per lui un giusto trionfo, che lo ripaga di una carriera sempre ad altissima intensità.

  • CANDIDATI MIGLIOR TERZINO

  1. Mauro Bellugi – Autore di una rete nel 4-2 che seguì la già citata «partita della lattina» contro i tedeschi del M'gladbach, ha collezionato 140 presenze in cinque stagioni, vincendo il campionato 1970/71. La sua avventura durò fino al 1974 e, come riportano diverse cronache dell'epoca, abbandonò anche a causa di alcuni dissidi con alcuni esponenti del gruppo, in particolare con Sandro Mazzola.

  2. Nazzareno Canuti – Ha giocato anche da difensore centrale, essendo un abile colpitore di testa; ha però fatto valere le sue doti atletiche giocando da terzino. Ha vissuto per intero l'era Bersellini, vincendo il campionato e due Coppe Italia.

  3. Giacinto Facchetti – Vincitore della categoria a mani basse nello scorso decennio, lo ritroviamo naturalmente anche negli anni '70, avendo giocato fino al 1978, conquistando la prima Coppa Italia della sua straordinaria carriera. Fu ovviamente tra i grandi protagonisti del tricolore del 1971.

WINNER: GIACINTO FACCHETTI

Motivazione – Spendere altre parole sarebbe superfluo. Facchetti ha segnato almeno due generazioni di calcio neroazzurro, e la dimostrazione piena è che ha trionfato per due decenni consecutivi in cui è stato un autentico colosso. Secondo premio per lui.

  • CANDIDATI MIGLIOR CENTROCAMPISTA

  1. Mario Bertini – Ebbene sì. Per Bertini arriva una seconda nomination dopo quella conquistata negli anni '60, battendo al fotofinish Bedin. Per lui un decennio iniziato con la vittoria del campionato, di cui fu uno dei principali pezzi pregiati. Giocò fino al 1977, chiudendo la carriera al Rimini l'anno dopo.

  2. Domenico Caso – I campionati si vincono anche con alcune mosse tattiche. Una di queste riguarda proprio lui. Nato come ala tornante, giunse nel 1979 a Milano, e il tecnico Bersellini lo trasformò in regista. Fu quella una delle chiavi che permise all'Inter di inseguire e ottenere dopo nove anni il titolo. Per lui solamente due stagioni, ma costantemente presente in campo.

  3. Gianpiero Marini – Lodigiano, arrivò all'Inter nel 1975, restandoci fino al 1986, anno del ritiro dal calcio giocato. Anche per lui campionato e due Coppe Italia nel ciclo vincente a cavallo tra gli anni '70 e '80. Ha fatto parte della spedizione iridata che ha conquistato il Mondiale nel 1982. Intelligente tatticamente, al punto che Gianni Brera lo definì Pinna d'oro, non è mai stato tecnicamente sopraffino ed elegante, ma a ciò sopperiva con la visione di gioco e con una tenuta fisica che lo portò a giocare ad alti livelli anche oltre i trent'anni (non banale in quel periodo).

  4. Gabriele Oriali – Esordì in prima squadra proprio nell'anno del titolo 1970/71. Quasi un segno del destino. Dopo quella stagione, trovò pian piano sempre maggiore spazio, e si affermò come uno dei mediani più importanti dell'epoca. Restò all'Inter fino al 1983, potendo fregiarsi dell'alloro del 1980 e, in maglia azzurra, conquistando il titolo mondiale. Chiuderà la carriera con la maglia della Fiorentina. Da segnalare la sua puntualità nell'incidere nelle stracittadine: per lui sei reti in totale. Il suo legame con la maglia neroazzurra (nonostante fosse tifoso juventino in giovane età) si è protratto anche dopo l'esperienza sul campo, in varie vesti (consulente di mercato, dirigente accompagnatore e first team technical manager).

  5. Giancarlo Pasinato – Esploso nell'Ascoli che conquistò la massima serie nel 1978, fu acquistato in seguito alle belle prestazioni fornite in cadetteria. Il suo arrivo contribuì a irrobustire il reparto nevralgico del campo e a conquistare il dodicesimo scudetto. Chiuse la parentesi neroazzurra nel 1982.

WINNER: GABRIELE ORIALI

Motivazione – Tra le varie categorie di questo appuntamento, la vittoria di Oriali è quella che difficilmente potrebbe incontrare contestazioni. Prototipo del gregario, è citato nella celebre «Una vita da mediano» di Luciano Ligabue, il quale gli rese tributo per essere stato il mediano per eccellenza nell'immaginario collettivo. Dunque, il miglior centrocampista del decennio è lui: Lele Oriali.

  • CANDIDATI MIGLIOR ATTACCANTE

  1. Alessandro Altobelli – Ed ecco Spillo. Entrato anche lui nella storia grazie alla rete del 3-1 contro la Germania Ovest nella finale del Mondiale del 1982, è stato uno dei più grandi attaccanti italiani di sempre. Esile (da qui nacque il soprannome), era formidabile nel gioco aereo, che univa ad una tecnica importante e ad una velocità che lo rendeva difficilmente contenibile, oltre alla possibilità di poter calciare naturalmente con entrambi i piedi. Il suo arrivo coincise con l'inizio del ciclo di vittorie a cavallo dei due decenni. Vinse la Coppa Italia, competizione alla quale ha associato il suo nome negli annali, essendo ancora oggi il miglior marcatore di tutti i tempi. Del campionato del 1980 è ovviamente uno dei simboli. Un attaccante passato in soli tre anni dalla Serie B con il Brescia a divenire uno dei testimonial dell'Inter scudettata.

  2. Roberto Boninsegna – Già nominato in extremis negli anni '60 (e questo ha provocato alcune perplessità nel blogger Gualtiero e anche al sottoscritto, a posteriori), stavolta la sua candidatura non potrà trovare nulla da ridire. Lo scudetto 1970/71 porta senza ombra di dubbio la sua firma, più di chiunque altro: 24 reti e titolo di re dei marcatori insieme al tricolore. L'anno dopo, protagonista suo malgrado della «partita della lattina», vinse nuovamente la classifica marcatori segnando 22 gol e anche quella della Coppa Italia, arrivando ad un passo dal trascinare il club alla conquista della Coppa dei Campioni. Gli anni seguenti furono meno brillanti sotto il profilo dei risultati di squadra, ma a livello individuale non ha mai smesso di segnare con costanza. Uno dei più grandi errori della storia interista fu la sua cessione, avvenuta nel 1976, scambiandolo con la Juventus, che cedette Anastasi come contropartita. Boninsegna, a 33 anni, si rimise in gioco, e in due anni conquistò in bianconero due scudetti e la Coppa UEFA (primo titolo internazionale per la società piemontese) contribuendo in modo fondamentale.

WINNER: ROBERTO BONINSEGNA

Motivazione – Il duello per eccellenza di questa tornata è senza dubbio questo. Difficilissimo poter scegliere, soprattutto (ci tengo a ribadirlo) per chi non è riuscito a vivere in prima persona questi momenti. La scelta è ricaduta su Boninsegna: ha inciso sul primo titolo, ha trascinato la squadra fino ad un passo dalla conquista del titolo di campione d'Europa, ha vinto due volte consecutive la classifica marcatori e, non ultimo, il suo addio ha creato un vuoto e tanto malessere nei sostenitori dell'epoca. Solo chi segna così tanto il sentimento dei suoi tifosi può provocare tutto ciò. E lui lo ha fatto a suon di gol, la cosa che più gli riesce meglio. Certo, non è stato facile, perché Altobelli è arrivato e ha dimostrato di incidere fin da subito, facendo vincere due trofei in tre anni. Nel complesso, però, ho ritenuto Boninsegna il più importante centravanti della storia interista degli anni '70.

  • CANDIDATI MIGLIOR TOP PLAYER

  1. Evaristo Beccalossi – «Oggi si gioca in 10 o in 12». Questa citazione riportata dai compagni di squadra dell'epoca rappresenta appieno quello che è stato Beccalossi. Estroso, tecnico, dinamico, capace di poter cambiare il volto di un singolo match; allo stesso modo, però, se non era in giornata, spariva dai radar. Eppure, la sua fantasia ha senz'altro trovato sfogo durante la permanenza in neroazzurro. Memorabile la doppietta nel derby nell'anno dello scudetto 1980, è stato spesso citato tra i grandi esempi di «genio e sregolatezza» del calcio (come ad esempio il pezzo «Il fantasista» scritto da Enrico Ruggeri, tra l'altro fedelissimo interista). Anche lui, come Altobelli, si trasferì dal Brescia.

  2. Mario Corso – Beccalossi fu spesso designato come degno erede di Corso, che ritroviamo per la terza volta consecutiva nella lista dei nominati nella medesima categoria. E già questo è un record: poter incidere per tre decenni in fila è roba davvero per pochissimi, se non un unicum. Senza dubbio ha dato il meglio negli anni precedenti, ma ha messo lo zampino anche nelle ultime stagioni disputate in neroazzurro. Lascerà il club nel 1973, chiudendo la carriera al Genoa, dopo aver dedicato un'intera carriera al top a questa maglia.

  3. Mario Frustalupi – Scomparso prematuramente a causa di un incidente stradale nel 1990, ha giocato dal 1970 al 1972 con la maglia interista. Pur non essendo un titolare inamovibile, è riuscito comunque a ritagliarsi uno spazio importante, al punto da giocare in Coppa dei Campioni al posto di Corso. Nomination meritatissima.

  4. Alessandro Mazzola – Anche per lui vale quanto scritto per Corso. Il meglio lo diede nel decennio precedente, dove ha fatto incetta di premi, ma giocò fino al 1977, dando sempre il massimo. Fu importantissimo nella conquista del titolo del 1971, ultimo alloro di una carriera interamente dedicata a questi colori.

  5. Carlo Muraro – Arrivato a Milano nel 1976, negli anni divenne il partner ideale di Altobelli. Giocava spesso da ala, sfruttando la sua straordinaria velocità. Chi ha vissuto quel periodo ha ancora negli occhi la rete in Coppa dei Campioni contro il Craiova: presa la sfera ben prima del cerchio di centrocampo, con una progressione pazzesca supera un avversario, avventurandosi fino in area e battendo a rete. Un gol fantastico, simbolo di una carriera sempre ad alta velocità.

WINNER: EVARISTO BECCALOSSI

Motivazione – Chiariamo, stiamo parlando dell'incidenza nel decennio. Ovvio che personalità come Corso e Mazzola, giustamente premiate negli anni '60, siano fuori discussione. Se però dobbiamo prendere un top player di riferimento di quelle annate, allora non possiamo che parlare di Evaristo Beccalossi. Vero, chi lo ha vissuto racconta che a volte era difficile non perdere la pazienza quando non era in partita, ma allo stesso tempo riusciva a farti innamorare quando era in stato di grazia. Il miglior calciatore rappresentativo degli anni '70 è lui, Evaristo. E scusate se insisto (anche se lui smentì in un'intervista di aver mai pronunciato questa frase nei confronti di Albertosi ma... così è).

  • CANDIDATI MIGLIOR ALLENATORE

  1. Giovanni Invernizzi – Nominato tra i migliori centrocampisti degli anni '50, a fine carriera passò in panchina, guidando inizialmente la Primavera dello squadrone di Herrera. Nel 1970, Heriberto Herrera venne esonerato e lui fu chiamato ad allenare la prima squadra. Il Milan arrivò ad avere un vantaggio di 7 punti (un'enormità nell'era dei 2 punti a vittoria). Eppure, con una rimonta che ancora oggi riecheggia come una delle imprese sportive più importanti del calcio italiano, riuscì a ribaltare la situazione e a portare in trionfo l'Inter. Fu una cavalcata strepitosa, con 23 partite consecutive senza subire una sconfitta. Un capolavoro. L'anno dopo, sfiorò il grande colpaccio in Europa, ma si dovette arrendere solo in finale all'Ajax. Alcuni dissidi interni lo porteranno alle dimissioni nella stagione 1972/73.

  2. Eugenio Bersellini – Chiamato alla guida del club nel 1977, restò in sella fino al 1982. Un lustro importante, con la conquista del titolo del 1980 e le due Coppe Italia nel 1978 e nel 1982. Il tricolore conquistato fu una marcia incontrastata. Un campionato dominato fin dal principio, con vittorie di livello come il 4-0 inflitto alla Juventus, e che hanno riportato l'Inter sul tetto d'Italia dopo nove anni. Fu soprannominato «Sergente di ferro» per i suoi metodi di allenamento molto intensi, che curava in ogni particolare. Il suo credo calcistico molto scrupoloso non gli impediva però di avere grande considerazione dei suoi calciatori, prima come uomini e poi come atleti. È considerato uno dei padri del «pragmatismo».

WINNER: EUGENIO BERSELLINI

Motivazione – Se in campo la sfida Boninsegna-Altobelli era quella più attesa, sulla panchina è ancora più difficile effettuare una scelta. Alla fine delle valutazioni, Bersellini si prende il premio per via di un ciclo più lungo e cospicuo di vittorie. Sicuramente, per chi lo ha vissuto, a livello emozionale Invernizzi ha dato tantissimo con una rimonta pazzesca, ma la vittoria del tricolore nel 1980 è stata sicuramente una grandissima soddisfazione, oltre al fatto che l'Inter riuscì ad avere un vero e proprio periodo ricco di titoli.

  • CONCLUSIONI

Una terza serata di Oscar Inter incandescente, che ha visto dei duelli epici. Un decennio così non poteva che provocare dilemmi nelle scelte. I giochi sono fatti, però, e dunque accedono alla finalissima: Bordon (portiere), Facchetti (terzino, secondo titolo dopo quello conquistato negli anni '60), Burgnich (difensore), Oriali (centrocampista), Boninsegna (attaccante), Beccalossi (top player), Bersellini (allenatore).

Di seguito la top 11 del decennio, giusto riconoscimento anche per chi non si è fregiato della preziosa statuetta.
TOP 11 (4-3-1-2) - Bordon; Burgnich, Bini, Baresi, Facchetti; Muraro, Oriali, Marini; Beccalossi; Altobelli, Boninsegna. Allenatore: Bersellini.

Ricapitolando, ecco finora coloro che accedono alla finalissima:
Portieri: Ghezzi-Sarti-Bordon
Difensori: Guarneri-Picchi-Burgnich
Terzini: Facchetti (2 Premi)
Centrocampisti: Skoglund- Suarez-Oriali
Attaccanti: Lorenzi-Mazzola S.-Boninsegna
Top Player: Nyers-Mazzola S.-Corso-Beccalossi
Allenatori: Foni-Herrera-Bersellini

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