Ho sempre pensato che la forza di una squadra, di un calciatore, ma anche di una persona, fosse il saper far fronte alle difficoltà e superarle. Ora, la logica vorrebbe che nel momento in cui la vita ti sottopone dinanzi ad una sconfitta, tu dovresti analizzarla, capire cosa non ha funzionato e trovare strategia per porvi rimedio. Volendo portare questa logica su un campo d calcio, viene da pensare che una squadra che perde una partita, passi la settimana seguente analizzando i video degli errori commessi e si alleni fino allo sfinimento per correggerli. Consideriamo l'esempio di un atleta singolo: tale Cristiano Ronaldo, da ieri con un pallone d'oro in più nella sua personalissima sala trofei. Ricordo come fosse ieri gli anni dei 4 palloni d'oro consecutivi al suo eterno rivale (Messi). Sarebbe stato facile, facilissimo, per il buon Cristiano andare davanti alla telecamera (per la gioia delle sue numerose fan femminili) accusando i colleghi ed i giornalisti votanti al premio FIFA di "malafede" e "faziosità". un bel ragazzotto come lui avrebbe potuto permettersi di accusare chiunque per giustificare le sue sconfitte, sia individuali che di squadra, sarebbe stato facile. Molto più difficile invece è fare quello che ha fatto: alzarsi all'alba e ammazzarsi di lavoro ogni santo giorno, combattere, sacrificarsi e sputare sangue in ogni centimetro di quel campo verde, migliorandosi di volta in volta e arrivando infine a prendersi quella decima che al Real Madrid stava diventando un ossessione e a (quasi) riagguantare Leo nella rassegna dei palloni d'oro. Ho sempre pensato che un vincente trova soluzioni, mentre un perdente trova solo scuse. A quanto pare a Roma e a Napoli la mentalità è diversa.