<<Hamsik è il mio erede, è il calciatore che per caratteristiche e per modo di giocare si avvicina più a me>>. Diceva questo, 12 anni orsono, la leggenda del calcio italiano e Ceco Pavel Nedved, che ha riconosciuto in quel ragazzo serio e timido le qualità straordinarie che hanno contrassegnato la carriera di Hamsik. Aveva appena 19 anni e quel ragazzo venuto dal Brescia entrò a gamba tesa sul suo destino, scegliendo Napoli, una squadra che dopo l'inferno del fallimento era appena riapprodata in serie A. Quel Napoli entusiasmava, un misto di ragazzi giovani e calciatori esperti, dal rendimento molto altalenante, capace di imprese meravigliose al San Paolo, come di perdere contro le ultime in classifica lontano dal proprio pubblico. Marek è stato lo specchio di quel Napoli, giocatore silenzioso, incostante, fisicamente non eccelso, ma che con l'intelligenza tattica e una tecnica sopraffina è riuscito a prendersi in mano quel gruppo, dando un contributo fondamentale per il raggiungimento dell'8° posto finale, risultato sorprendente per quella squadra giovane e sfacciata, mai timorosa. Dopo quel primo anno Napoli ed il Napoli capirono che avevano per le mani un campione attorno al quale si sarebbe dovuta costuire nel tempo una squadra ambiziosa e di talento. Gli anni successivi Hamsik diventa sempre più leader degli azzurri e acquisisce un ruolo centrale nel 3-4-3 di Mazzarri dove Marek è libero di svariare ed inserirsi a suo piacimento sfruttando gli spazi creati da Lavezzi e Cavani, ed è grazie soprattutto ai "Tre tenori" che il Napoli riesce a raggiungere gli ottavi di Champions ed a vincere la Coppa Italia, con Hamsik decisivo nella finale, con il gol del 2-0 che spense definitivamente i tentativi di rimonta della Juventus. Dope le cessioni di grandi giocatori (Lavezzi prima e Cavani poi), il Napoli attua una vera e propria rivoluzione, volendo dare un impronta Europea e ponendo le basi per quello che sarebbe diventato il Napoli attuale. Via Mazzarri, dentro Benitez, via Cavani dentro Higuain, Mertens,Callejon,Albiol e Reina, per un Napoli nuovo che vuole scrollarsi di dosso l'etichetta di provinciale incollata sulle spalle fino a quel momento. La squadra inizia subito ad ottenere i risultati sperati, affrontando finalmente, anche lontano dalle mura amiche, partite di grande spessore e personalità. Per Hamsik gli anni di Benitez però non sono i più felici. Il centrocampista slovacco infatti proprio non riesce a rendere come vorrebbe, ingabbiato in quella posizione di trequartista del 4-2-3-1 di Benitez, che lo vorrebbe più ordinato ed equilibrato rispetto ai precedenti allenatori che lo lasciavano libero di svariare ed occupare gli spazi affidandosi soltanto al proprio istinto. Le stagioni di Benitez sono coincise con il peggior rendimento di Hamsik nei 12 anni a Napoli, ma questi due anni con l'allenatore spagnolo saranno utilissimi sia per la squadra sia per Marek stesso, colpito nell'orgoglio per le diverse critiche ricevute e per qualche esclusione di troppo in campionato. Terminato il ciclo di Benitez sulla panchina del Napoli, nel capoluogo campano arriva Sarri. Questo passaggio di panchine sarà determinante per la carriera dello Slovacco. L'allenatore toscano gli ricuce addosso quella posizione di mezz'ala occupata ad inizio carriera. Ora Hamsik ha il doppio ruolo di regista e finalizzatore della squadra ed è forse l'elemento più importante del 4-3-3 Sarriano. Marek ora è maturato, quel ragazzino con la cresta è diventato grande. Due stagioni straordinarie con Sarri dove finalmente Hamsik sembra aver fatto quel passo in avanti raggiungendo una straordinaria continuità di rendimento oltre ad una capacità di essere leader mai mostrata fino a quel momento. La stagione 2016-2017, la seconda di Sarri, vede Hamsik affermarsi come una delle migliori mezzale a livello globale, collezionando in campionato 12 gol e 11 assist, forse con la consapevolezza di essere  arrivato troppo tardi a questi livelli. Gia dalla stagione successiva 2017-2018, quella dello scudetto sfiorato, Hamsik appare nettamente in calo ed è puntualmente sostituito verso il 60' minuto di ogni parita, dando comunque un apporto fondamentale, in termini di esperienza e qualità, ad una squadra che con 91 punti conquistati in campionato ha sfiorato un sogno, cullato fino a poche settimane dal termine della stagione. La scorsa estate Hamsik poteva già lasciare Napoli per la Cina, ma l'intervento di Carlo Ancelotti ha convinto lo slovacco a rimanere, con la promessa di trasformarlo in un regista di centrocampo, di allungargli la carriera. Il nuovo ruolo non ha mai convinto ne Hamsik ne i tifosi del Napoli, poichè il rapido passaggio dal 4-3-3 al 4-4-2, prevede un giocatore molto più dinamico, in grado di occupare porzioni di campo molto più grandi rispetto ad un play basso di un centrocampo a 3, e capace di interpretare entrambi le fasi di gioco in modo ugualmente efficace. A fine gennaio la lecita decisione di lasciare Napoli per chiudere la carriera in Cina dove lo slovacco verrà ricoperto d'oro.

La città di Napoli ha amato pochi giocatori come ha amato Hamsik. Moltissimi sono stati i ragazzini che sono cresciuti con la cresta ed i cani battezzati Marek in questi lunghissimi 12 anni  Una persona buona, con un cuore enorme, amata trasversalmente dalle varie generazioni di tifosi del Napoli e non.

Dopo 520 partite 110 gol e 103 assist regalati ai vari attaccanti susseguitesi a Napoli. lascia il calcio italiano un pilastro, una bandiera, un giocatore inimitabile che ha raccolto meno titoli in carriera di quanto realmente meritasse, ma che ha scelto di guadagnarsi l'immortalità  nel cuore di una città che ama come nessun'altra e non è capace di dimenticare. UN MAREK DI GRAZIE.

Luigi Celentano.