Quando Amerigo Vespucci, nel 1502, prese parte alla spedizione che lo condusse nel Nuovo Mondo, aveva già 48 anni, era nella fase calante della sua vita ma ciò non gli precluse di raggiungere l'estuario di un immenso fiume (il Rio de La Plata) e addirittura di arrivare all'imbocco di uno stretto, al 52° di latitudine SUD, scoperto 18 anni più tardi dal portoghese Fernando Magellano. Quando Octavio Paz, il poeta di lingua spagnola più influente della seconda metà del Novecento, disse: "Los argentinos son italianos que hablan español y se creen ingleses" tradotto ("Gli argentini sono italiani che parlano spagnolo e si credono inglesi"), il nome Argentina era già in voga da tre secoli, quando venne menzionato per la prima volta nel poema pubblicato nel 1602 dallo spagnolo Martín del Barco Centenera intitolato La Argentina y conquista del Río de la Plata, che descrive la regione del Rio de la Plata e la fondazione della città di Buenos Aires. Iniziò poi a essere usato estesamente nel libro del 1612 La Argentina manuscrita di Ruy Díaz de Guzmán, in cui il territorio veniva chiamato Tierra Argentina (Terra d'Argento). Quando, tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, milioni di italiani migrarono nella Terra d'Argento, ancora nessuno sapeva che sarebbero diventati il fulcro della Nazione, gente da cui nasceranno campioni destinati a riscrivere la storia dello sport: da De Cecco a Ginobili, da Nalbandian ad Alfio Basile, da Milito a Messi...

L'Argentina... la terra dell'Angus, la Terra del Fuoco, la Patagonia, di Ushuaia (la città alla fine del mondo), del tango, del trekking sul ghiaccio, di Buenos Aires, del Superclásico (Boca vs River), del Papa, di Maradona, di Rosario e del Loco Bielsa, del Banderazo tra Newell's Old Boys e Rosario Central, probabilmente uno dei cinque derby più infuocati al mondo! E naturalmente, la terra natìa di un giocatore che ha riscritto le pagine del calcio moderno: Lionel Andrés Messi Cuccittini, un ragazzo di 169 cm per 72 kg, che fa quello che vuole con la palla tra i piedi, soprattutto quando la tocca con il suo magico sinistro. Gli amanti del calcio in tutto il suo romanticismo non possono di certo non amarlo, un giocatore d'altri tempi, un ragazzo d'antan ricollocato in un tempo non suo, ma che suo è riuscito a diventare col passare del tempo. Leo è il fenomeno del Barcellona, squadra con la quale ha vinto tutto ed è, soprattutto, il capitano e líder maximo della sua nazionale: la Selección, squadra con la quale però, non è riuscito a dimostrare il suo vero valore tecnico, terminando per ben tre volte secondo in Copa América (2007, 2015, 2016) e una volta ai Mondiali (2014) e si appresta a disputare la sua quarta Coppa del Mondo, proprio mentre, il 24 giugno, compirà 31 anni; ergo, ultima chiamata per diventare il giocatore più forte di tutti i tempi, e per farlo, ovviamente, serve salire sul tetto del mondo dalla porta principale

In un'edizione nella quale non sarà presente la Nazionale italiana, (lungi da me voler raccontare questo disastro storico), l'Argentina si trova a dover affrontare squadre decisamente meglio attrezzate dal punto di vista tecnico e tattico, come la Spagna, la Germania, la Francia e gli acerrimi rivali del Brasile, soprattutto in tre reparti su quattro: porta, difesa e centrocampo. L'attacco fa storia a sé! Dunque, per entrare nell'Olimpo, bisognerà attenderci un Mondiale sopra le righe del nativo di Rosario, intenzionato a riportare un trofeo nella Terra del Fuoco dopo 25 anni di astinenza e una serie di secondi posti da far rabbrividire Ballack e la Juventus in Champions League! L10nel sarà in grado di non deludere le aspettative, come non è avvenuto quattro anni fa in Brasile? Io personalmente credo di sì, tanto che, se dovessi puntare il mio Fiorino su di una squadra, lo punterei senz'altro sull'Albiceleste. Ma in fondo, tutti gli italiani sperano siano loro a sollevare la Coppa: come si può volere il male dei nostri cugini d'oltreoceano, soprattutto in un'edizione in cui non risuonerà l'Inno di Mameli? 

Buon Mondiale a tutti!