Dopo la scelta discutibile di allontanare Maldini e Massara, dopo le sollevazioni del popolo rossonero e le perplessità manifestate dagli stessi giocatori del Milan, Cardinale può salvare la faccia solo attraverso i risultati e per farlo, poiché è improbabile ripetere il miracolo dello scudetto con questa rosa, occorre intervenire in modo oculato sul mercato senza potersi permettere errori.

A condannare gli ormai ex dirigenti rossoneri gli errori di mercato della scorsa estate - l’unico a salvarsi è stato Thiaw - e le dichiarazioni pubbliche di Maldini, ritenute inaccettabili, a seguito dell’eliminazione dalla Champions, in cui chiedeva un maggior sforzo sul mercato da parte della società.  
Via lui quindi e via Massara. Ma la decisione presa non poteva che avere una risonanza notevole e per evitare contestazioni che probabilmente sarebbero state senza precedenti, a tutela dei decisori, la notizia è stata resa pubblica solo dopo la fine della stagione.

Sì, perché far fuori solo Massara poteva essere una scelta accettabile anche se non molto comprensibile, ma licenziare Maldini proprio no e non solo per la sua storia o per quello che rappresenta, ma per il fondamentale ruolo di collante che aveva tra società e spogliatoio.
Chi arriva adesso, sebbene bravissimo nello scovar talenti, dovrà sostituire Maldini anche nei rapporti con lo spogliatoio e non sarà affatto facile avere lo stesso ascendente sui giocatori.

Il Milan inoltre ora deve vincere. Solo la vittoria di qualche trofeo già dalla prossima stagione può ripagare una decisione tanto impopolare, ma farlo con la rosa attuale sembra impresa ardua, per questo bisogna agire sul mercato e non sbagliare nessun colpo a fronte di una disponibilità economica che non sembra essere tale da consentire spese folli.

Un bel macigno dunque sulle spalle di Moncada e Furlani, che avranno l’onere di fare meglio dei loro predecessori, capaci di resuscitare il Diavolo dalle ceneri, per salvare la faccia di Cardinale, il quale in caso di fallimento rischia di essere ricordato non per lo scudetto ma per un disonorevole harakiri.