Cosa farebbe un qualsiasi uomo d’affari navigato per tutelare il proprio investimento, in particolare se si tratta di un investimento miliardario?
In primis, si affiderebbe ad un top manager di comprovato successo che abbia il compito di organizzare una struttura manageriale di primissimo livello.

Da questa semplice premessa nascono i miei seri e ragionati dubbi sulla natura e le intenzioni della nuova proprietà del Milan. Non mi spiego come un uomo d’affari che abbia investito quasi 1 miliardo di euro per acquistare una squadra prestigiosa come il Milan la affidi a due dirigenti che non hanno mai provato nella loro carriera un livello superiore (uno era disoccupato e l’altro un semplice capo osservatore senza curriculum e senza una esperienza manageriale di alto profilo).

Conosco molto bene i cinesi, facendo business con loro da decenni. Non hanno certamente il DNA dell’uomo d’affari, non hanno una storia né una vocazione al business e quelli che sono emersi hanno creato degli imperi non per le loro idee o per i loro modelli, ma unicamente grazie al protezionismo esasperato del governo cinese che gli ha offerto un mercato interno immenso senza competitors, con aiuti imponenti e che gli ha permesso di copiare delle idee senza il rischio di essere sanzionati dagli organi di tutela internazionali (hanno copiato totalmente impuniti Armani, Nike, Google, Facebook, Ebay...).

Conoscendoli molto bene, so anche però che sono molto attenti alla spesa esagerata perché male accettano il rischio della perdita ed ogni RMB speso è attentamente soppesato.
Allora come mai una tale situazione abnorme?

Mi do una sola spiegazione che rimette in discussione le intenzioni della proprietà del Milan: nessun dirigente top avrebbe preso il rischio di dirigere una società cosi mediaticamente esposta priva di un serio piano industriale, ma con l’evidente obiettivo di fare una operazione speculativa (compra/vendita con plusvalenza).