Oggi Pavel Nedved ha pubblicamente annunciato che la Juventus è interessata all’acquisto di Lukaku. “Lukaku? Riceviamo proposte, abbiamo delle offerte, delle chiacchierate e poi decideremo". Oggi durante la presentazione dei calendari di Serie A le parole del vicepresidente della Juventus andavano ben al di là del loro significato letterale. Si potrebbero leggere come una risposta convenzionale. Una risposta ponderata. Una risposta imparata a memoria, dopo essere stata ideata dall’ufficio stampa. Eppure le parole andavano al di là del loro significato letterale. Oggi Nedved ha dichiarato pubblicamente guerra a Marotta. Si perché Nedved ha parlato del centravanti del Manchester United, il numero 9 escluso dai convocati di Solskjaer. Ha parlato di Lukaku. Il sogno dell’Inter. O meglio. Il sogno di Conte.                        

Se è vero che i sogni sono desideri ecco perché Romelu Lukaku è stato da subito un obiettivo di mercato dell’Inter. Anzi, l’obiettivo di mercato. Al momento delle trattative per portare l’ambitissimo allenatore salentino alla società nerazzurra, all’ex commissario tecnico era stato promesso l’acquisto dell’ariete belga. Non un attaccante con le sue qualità. Antonio Conte non ha chiesto una prima punta forte fisicamente, fredda sotto porta e anche di testa. Al momento delle trattative, all’allenatore pugliese è stato promesso Romelu Lukaku. Conte non è un allenatore come tutti gli altri. Lo sappiamo. É unico per la sua capacità di tirare fuori il meglio dagli uomini, prima che dai calciatori. Ha guidato un Italia all’Europeo che tutti noi ricordiamo. In cui sembravamo una squadra pericolosa, nonostante la coppia d’attacco Pellè-Zaza. Per quanto unico potremmo annoverarlo nella categoria dei sergenti di ferro. Degli allenatori il cui verbo diviene legge. La tipologia di allenatore che meglio si addice ai neroazzurri. D’altronde l’Inter, quando ha vinto, è sempre stata condotta da un allenatore comandante. Da un allenatore Dux, inteso nell’etimo latino (al plurale duces, ma qui il plurale non viene contemplato) che sta per condottiero o comandante militare. Il cui giudizio non viene messo in discussione. Perché ogni sua decisione è un ordine. E un ordine non si può discutere, a un ordine bisogna ubbidire. Bisogna sottostare. Un sergente di ferro, un po’ come lo sono stati a loro tempo Josè Mourinho e lo stesso Roberto Mancini.

Ma Conte non è un allenatore come tutti gli altri. Lo sappiamo. Antonio Conte è stato anche una bandiera della Juventus. In 13 stagioni con la Juventus, ha collezionato in totale 418 presenze e 43 gol. E poi non si è fermato lì. Ha anche guidato la panchina. Da timoniere dello spogliatoio, come sempre. E anche da allenatore ha vinto. Anzi, la partita vinta a San Siro, passata alla storia per il (non)gol di Muntari, ha segnato un'epoca. Quella vittoria ha sancito lo spartiacque che ancora oggi separa la Juventus da tutte le altre società calcistiche italiane. Ma in tutta questa favola, la prima crepa ad aprirsi è stata proprio in seguito a una promessa di mercato non mantenuta. Conte chiedeva Cuadrado. E la dirigenza juventina non l’ha voluto accontentare. E Conte non è un allenatore come tutti gli altri, nessuno lo eguaglia in testardaggine. Quel suo essere ancorato a una mentalità vincente e a solidi principi, non gli permette di digerire una promessa non mantenuta. Antonio è un uomo di parola. E sa che le promesse vanno onorate. Richiesta di mercato non accordata. Prima crepa. Che sia di monito a Zhang.

Oggi Pavel Nedved ha pubblicamente annunciato che la Juventus è interessata all’acquisto di Lukaku. Eppure le parole andavano al di là del loro significato. Si perché la possibilità di acquistare l’attaccante belga rappresenta un movimento di disturbo. L’ennesimo. Come l’inserimento nella trattativa per Dzeko. Escamotage per rallentare e complicare le delicate trattative di Marotta. Ma se prima erano solo speculazioni, oggi Nedved ha dichiarato pubblicamente guerra a quella fazione juventina che dopo essersi esiliata è tornata, con gli abiti del nemico, per sopprimere la supremazia nazionale bianconera. Dalla presentazione dei calendari di Serie A, Nedved, mentre pronunciava queste parole aveva negli occhi il discorso di insediamento di Winston Churchill: «Chiedete, qual è la nostra politica? Rispondo che è condurre la guerra con tutta la forza; [...] Chiedete qual è il nostro scopo? Rispondo con una parola sola: vittoria, vittoria ad ogni costo. Senza vittoria infatti non c'è sopravvivenza.» L’interessamento per Romelu Lukaku non rappresenta che l’ennesima manovra di disturbo finalizzata a far alzare il prezzo di mercato. Ma l’impressione è che il colpo finale debba ancora arrivare. L’impressione è che se la guerra verrà condotta con tutta la forza, allora questo agosto, l’esplosione potrebbe squillare dal bollente smartphone di Wanda Nara.

La situazione Icardi resta sempre più instabile. Il giocatore è dichiarato ufficialmente fuori dal progetto. Molti giocatori sono sul mercato. Pochi sono ufficialmente fuori dal progetto. Eppure le pretendenti non mancano, Napoli in primis. Mentre la Juventus attende sorniona. A dichiarare Icardi estraneo al futuro dell’inter è stato Giuseppe Marotta. Amministratore delegato (CEO) dell’Inter. Una mossa estrema, dettata dall’eccezionalità dello stato di cose. La saggezza popolare direbbe “mali estremi, estremi rimedi”. Ma se Antonio Conte non è un allenatore come tutti gli altri. Neanche Giuseppe Marotta è un amministratore delegato come tutti gli altri. Nel 2010 è arrivato alla Juventus come direttore generale. Dopo qualche mese è stato nominato amministratore delegato. Tra le sue prime operazioni in bianconero ricordiamo l'acquisto di Andrea Barzagli, colonna difensiva della squadra per il successivo decennio. La stagione 2011-2012 Marotta porta a Torino Andrea Pirlo e Arturo Vidal e si conclude con la conquista dello scudetto, titolo che mancava nella bacheca della Juventus da nove anni. Sotto il suo mandato la Juventus si aggiudica il campionato italiano per sette stagioni consecutive  Nell'estate 2016 tratta la cessione di Pogba al Manchester Utd per 105 milioni di euro e l'acquisizione di Gonzalo Higuaín dal Napoli per 90, all'epoca le due operazioni di calciomercato più onerose, rispettivamente, al mondo e in Italia. Si dice che l'acquisto di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid per 105 milioni di euro sia stata la crepa. O meglio, la goccia che ha fatto traboccare un vaso, evidentemente, già pieno. È questo l'ultimo atto di rilievo del suo mandato juventino: dopo otto anni, nell'ottica di un profondo rinnovamento societario, nell'autunno 2018 termina la sua esperienza con il club bianconero.

Ad oggi Giuseppe Marotta è l’amministratore delegato dell’Inter. Con Antonio Conte in panchina. Entrambi con i colori neroblu. Loro. Gli artefici della rinascita, della ricostruzione bianconera. La fazione juventina che dopo essersi esiliata torna, con gli abiti del nemico, per sopprimere la supremazia nazionale bianconera. È per questo che la dirigenza juventina non ha intenzione di perdere un centimetro. Anzi. Prova ad attaccare. Eppure proprio perché la Juventus incalza l'Internazionale dovrebbe sorridere. Perché se la Juventus ostacola le trattative, vuol dire che teme una rinascita. E se fosse a opera di Marotta e Conte potrebbe essere troppo. Il calcio a volte sa essere romantico. Ma per qualcuno, il calcio alle volte, sa essere davvero struggente.