Credo che perfino Giuseppe Marotta, nella sua pluriennale esperienza di dirigente calcistico, abbia difficolta' a ricordare un giorno così nefasto per gli esiti di trattative di mercato da lui gestite.
Nel giro del breve termine di 48 ore sono sfumati uno dopo l'altro i due obiettivi primari, dichiarati e conclamati del calciomercato nerazzurro. Prima Dybala, promesso sposo interista, e' scappato dall'altare, stanco di aspettare, per legarsi ai colori giallorossi della squadra della capitale. Poi il miglior difensore della scorsa stagione di serie A, il quale aveva gia’ ripetutamente espresso nel corso degli otto mesi di lungo corteggiamento il suo evidente gradimento per la destinazione nerazzurra, sceglie obtorto collo di andare a guadagnare il doppio di quanto stabilito con i dirigenti di Viale della Liberazione. 
Due smacchi completamente diversi nell'evoluzione delle negoziazioni, ma con un potenziale impatto parimenti negativo nella gestione della prosecuzione di questa sessione di mercato.

Partiamo da Dybala. Era una operazione per l’acquisizione di un giocatore a parametro zero che sarebbe diventato pertanto un assett della societa’. Questo era un fattore determinante di cui tenere conto nel momento in  cui il parco attaccanti risulta composto, allo stato attuale, tra gli altri, da un giocatore non tuo, Lukaku, da un trentasettenne in scadenza di contratto e da un giovane e forte centravanti argentino che potrebbe essere oggetto di richieste di mercato. Acquisire il fantasista proveniente dalla Juventus avrebbe sia aumentato il tasso tecnico della compagine meneghina, conferendo l’imprevedibilità ora latente sia aumentato il potenziale valore della rosa. Il tutto a costo zero, o quasi, per un giocatore che aveva accettato le condizioni contrattuali propostegli. 
Diversa la questione Bremer. Qui il problema e’ stato essenzialmente economico con la conclamata difficoltà di poter anticipare i 30 mln che Cairo avrebbe accettato prima della prepotente entrata i corsi della Juventus. Questa e’ stata una implicita dichiarazione di debolezza che sara’ pericolosamente utilizzata dalle controparti nelle future trattative. Inoltre, ancora più grave, si e’ permesso ad una diretta concorrente di rafforzarsi in un momento di effettiva difficolta’ tecnica nel settore difensivo. 

Ora l’Inter deve appellarsi alle competenze del proprio management per riuscire a gestire nel migliore dei modi questo corto ircuito tecnico e mediatico. Qualche errore e’ stato evidentemente fatto, ma si sta pur sempre parlando del 19 di luglio, della squadra vice campione d’Italia che l’anno scorso si era ripetutamente dimostrata come la squadra più forte del ns. campionato. E' proprio questo che anima la rabbia del tifoso interista: non aver colto appieno la possibilità di ampliare il divario con le concorrenti.
Appuntamento al 13 di agosto quando i verdetti verranno emessi dall’unico vero ed insindacabile giudice di tutti noi tifosi di questo meraviglioso sport: il campo.