E' finita, stavolta per davvero. Antonio Cassano non è più un giocatore di calcio,smette a 36 anni,dopo 2 anni e mezzo di inattività. E lo fa,ancora una volta, nel suo stile, dopo aver affermato soltanto il giorno prima in un'intervista,di essere ancora il più forte di tutti,dietro Messi. Perchè Cassano è stato tutto e il contrario di tutto:capace di brillare di luce propria illuminando da solo la platea,per poi spegnersi di colpo, sul più bello, lasciando il pubblico a guardarsi stupito,con l'amaro in bocca,come per un finale sbagliato di un colossal fin lì strepitoso.Cassano ha dato e ha tolto,ha unito e ha diviso, sempre nella stessa misura. Ci ha fatto innamorare al primo sguardo,con una palla data di prima senza guardare, che passa sopra le teste dei difensori e poi scende dolcemente sui piedi del destinatario del regalo da scartare. Lo abbiamo amato,più o meno a lungo,poi si è rimangiato tutte le promesse fatte, tutte le belle parole d'amore che credevamo avesse solo per noi, e lo abbiamo lasciato. Abbiamo avuto la sensazione di esserci tolti un peso, ci siamo sentiti sollevati. Ma non è finita lì,lo abbiamo odiato,abbiamo sorriso amaramente all'ennesima cassanata,perchè lo sapevamo già, come sarebbe andata,anche questa volta e quella dopo ancora. Per ogni volta che è risorto dalle sue ceneri, poi è caduto di nuovo,fermato sempre dall'unico difensore che non è riuscito mai a dribblare: sè stesso. La carriera di Fantantonio è stata un rollercoaster infinito, e se soffrite di vertigini, vi conviene scendere adesso.

Cassano sboccia nella sua Bari a 17 anni,in una notte di fine millennio, davanti a 40.000 persone incredule. Si consacra a Roma,città in cui  si esprime in tutto il suo potenziale,tra lampi di classe e gol pesanti; appassirà lentamente qualche anno più tardi: in mezzo una Supercoppa Italiana,tanti colpi di testa, macchine sportive,capelli platinati,le corna a Rosetti e la bandierina spaccata dopo il gol del 4-0 alla Juve, partita in cui è racchiusa tutta l'essenza del talento di Bari Vecchia. Poi il Madrid, la squadra più importante al mondo, che lo prende quando a Roma non lo vuole più nessuno. La discutibile giacca di renna con cui si presenta alla stampa il giorno della presentazione,il gol all'esordio,poi di nuovo l'insofferenza nell'accettare le scelte del mister, i chili di troppo, il soprannome di Gordito,gli screzi con l'allenatore Lòpez Caro che lo mette definitivamente fuori. Arriva Capello al Real,suo padre putativo, Antonio si rimette in forma e parte alla grande,ma ci risiamo, arrivano le prime panchine indigeste, il rapporto con l'allenatore si incrina, i due arrivano alle mani. Il Real,proprio come la Roma qualche anno prima, lo mette all'uscio:"grazie e a non rivederci". Le porte del grande calcio sembrano essersi chiuse, lascia la Spagna con una Liga vinta praticamente da spettatore.

Ma ricordate cosa si è detto all'inizio,questa è una storia di cadute e rinascite,di discese e risalite continue. Cassano passa dunque alla Sampdoria,un bel passo indietro,ma un passo indietro necessario per chi deve rifare tutto da capo. Mazzarri gli da fiducia, la gente lo adora,lui ripaga con gol,assist e giocate da urlo. A Genova trascorre i suoi anni migliori,porta i blucerchiati ai preliminari di Champions,e forma una coppia d'attacco atomica insieme a Pazzini,che vicino a lui sembra uno dei migliori centravanti al mondo. Ma il lieto fine non appartiene a questo racconto,lo abbiamo detto. Cassano litiga con il presidente Garrone e viene messo fuori rosa. Questa volta però le opportunità sono tante,c'è il Milan primo in classifica ad aspettarlo,lui arriva a gennaio,da il suo contributo e vince,finalmente,il suo primo scudetto,mettendo anche la firma sul 3-0 nel derby di aprile contro l'Inter di Leonardo che vale come una finale. Poi un altro blackout,questa volta imponderabile e più grave degli altri.All'alba della nuova stagione arriva un malore improvviso al cuore. Cassano rischia la vita,viene operato d'urgenza,si salva,solo tanta paura,ma dovrà stare fermo a lungo. Il Milan lo aspetta,e una volta ristabilito lo manda di nuovo in campo.

Ma arriva l'estate del 2012 e c'è spazio per un altro ribaltone: Cassano passa all'altra sponda di Milano, in cambio di Pazzini(guarda tu il destino) più conguaglio. Manco a dirlo,all'Inter le cose vanno subito a gonfievele,come successo in tutte le altre esperienze,e il gol arriva già alla seconda di campionato, a San Siro contro la sua Roma. Se il racconto finisse qui, non terremmo fede a quanto anticipato nelle prime righe. Chi è arrivato a leggere fino a questo punto ormai lo ha capito,Cassano prima o poi litiga,con tutti,sempre.Questa volta il bersaglio è Andrea Stramaccioni,tecnico dell'Inter:anche qui si sfiorano le botte,ma per sua fortuna,questa volta,a trovarsi già da tempo sulla graticola è proprio l'allenatore romano,che viene allontanato a fine stagione.All'Inter arriva Mazzarri,che non sembra più considerarlo,così Fantantonio si accasa a Parma. Piazza ideale,arriva l'ennesimo riscatto della sua carriera. Nella prima stagione fa volare la squadra al sesto posto e i tifosi al settimo cielo. Poi gli stipendi non pagati,l'ombra del fallimento dei ducali,Cassano saluta e rescinde il contratto,anche questa volta non senza polemiche,soprattutto con l'allenatore Roberto Donadoni.C'è spazio ancora per un romantico ritorno alla Samp a 34 anni.L'ultimo squillo è il gol da subentrato al Ferraris contro una Juve imperforabile,esultanza contenuta,come a dire:"ci voleva tanto?"

E in tutto questo non si è parlato di nazionale,del primo europeo giocato alla grande con il Trap,ma finito troppo presto. Di quanto non sia mancato a nessuno nell'estate del 2006 e di quanto sia improvvisamente mancato a tutti durante il disastroso Lippi-bis. Poi la finale del 2012,con quel sogno europeo solo accarezzato e infine la cocente delusione del mondiale brasiliano,l'unico giocato nella sua carriera. La fuga da Verona dello scorso anno e il recente tentativo in extremis con l'Entella sono solo gli ultimi colpi di coda di una stella che aveva già da tempo smesso di brillare.

Si è ritirato,l'ultimo 10 del calcio l'italiano. L'ultimo giocatore in grado di far passare la palla dove non arrivano i nostri occhi. L'ultimo in grado di trovare la giocata risolutiva che non può essere spiegata dalle tabelle e dalle statistiche dei professoroni durante trasmissioni sportive. E'una frazione di secondo,arte pura. Cassano ha vinto poco,quasi nulla. Inutile interrogarsi su cosa poteva essere e non è stato. Per molti è stato un sopravvalutato,uno a cui è stata data sempre troppa importanza,troppe opportunità,e forse questi hanno ragione. Hanno ragione perchè nel calcio,come nella vita,il talento vale poco senza la testa, senza il rispetto per i colleghi, senza la riconoscenza verso la professione che si fa. E chi vi scrive darebbe ragione a questi,se solo non avesse assistito ad un gelido derby della lanterna di due anni fa,a due passi dal campo.E non avesse visto con i propri occhi, 21 persone giocare a pallone e solo uno giocare a calcio.

In bocca al lupo Antò