Quanto sono lontani i tempi di Pietro Battara. Erano gli anni Sessanta e Battara, uno dei portieri italiani più forti della sua generazione, difendeva i pali della squadra blucerchiata. Tra i tifosi sampdoriani, Battara era un'istituzione. E in un certo senso, anche tra quelli napoletani. Ma in negativo. Perché Battara, allo stadio San Paolo, era una saracinesca. Quando la Samp scendeva in Campania per affrontare gli azzurri, sapeva di giocare in 12 contro 11. No, l'arbitro non c'entra. Seplicemente, Battara raddoppiava di volume, diventando un ostacolo insuperabile per gli attaccanti azzurri. Che in nessun modo riuscivano a superarlo. Ancora oggi, i tifosi blucerchiati con qualche capello bianco ricordano come se fosse ieri il titolo scritto dal giornalista Alberto Marchesi: "Imbattibile Battara a Napoli anche con il pollice ingessato!". In effetti, in otto sfide al San Paolo con "Pietrone" tra i pali, tre vittorie per la Samp e cinque pareggi.

Ma da allora tutti si è ribaltato. Quello che era un tabù per il Napoli, è diventato una maledizione per i blucerchiati. Che in campionato non battono il Ciuccio addirittura dal 16 maggio 2010, 1-0 con rete di Pazzini. Gol fondamentale per riuscire a centrare quarto posto e preliminari di Champions League. Quel giorno inizia la tradizione negativa. Tra casa e trasferta, la Samp ha affrontato il Napoli tredici volte, con tre pareggi e dieci sconfitte. Un'ecatombe dovuta a un mix di sfortuna, arrendevolezza e qualche torto arbitrale. Tutto comincia nella stagione 2010/2011, quella della retrocessione in Serie B. Tra andata e ritorno, la Samp incassa sei gol e ne segna solo uno. Partite senza testo, visto che Di Carlo e Cavasin perdevano con chiunque. La maledizione comincia il 30 settembre 2012. Sulla panchina della Samp siede un napoletano doc, Ciro Ferrara. Che al termine del match di Marassi, terminato 0-1 grazie alla rete su rigore di Cavani, va su tutte le furie. E ha ragione. Perché il fallo di Gastaldello che ne determina l'espulsione è fuori dall'area. Ma il Var ancora non esiste e l'arbitro Tagliavento conferma la sua decisione, determinando la fine dell'imbattibilità stagionale dei blucerchiati. Nella partita di ritorno, sul San Paolo aleggia nuovamente lo spirito di Battara. Che s'impossessa del corpo di Romero. Il portiere della Nazionale argentina è insuperabile, il Napoli le prova tutte per portare a casa la vittoria ma non c'è niente da fare. La partita finisce 0-0. Come vedremo, avrà modo di rifarsi. Con tanto di interessi. Il 6 gennaio 2014 la Sampdoria di Mihajlovic torna a far visita ai "nemici" napoletani. Il primo tempo è scarno di emozioni, mentre nella ripresa succede di tutto. Mertens conquista il cuore dei suoi tifosi con la rete del vantaggio, Gabbiadini prende la traversa, mentre Regini viene strattonato in area di rigore azzurra da Armero. L'arbitro Banti lascia correre. Mertens raddoppia, nella Samp entra Sansone. Punizione: tiro, palo, altro palo. Niente da fare. Al ritorno i blucerchiati sono l'ombra di se stessi. Ne prendono cinque, un grappolo di gol accolto con spregio dal pubblico sampdoriano. Che quel giorno, probabilmente, capisce di essere vittima di un anatema. Ma cova qualche piccola speranza di riscatto, che è a un passo dal concretizzarsi l'anno dopo, sempre con Mihajlovic in panchina. Primo dicembre 2014, a Marassi piove. Manca un minuto alla fine, la Samp vince 1-0 grazie al gol di Eder ed è in superiorità numerica dopo l'espulsione per doppia ammonizione di Koulibaly. È fatta, anzi no. La difesa blucerchiata si fa cogliere impreparata e un attaccante colombiano ne approfitta per piazzare la zampata vincente. È un ragazzo che i doriano impareranno ad apprezzare. Il suo nome? Duvan Zapata. Riuscirà a farsi perdonare...

Dopo quella partita, la sfida tra Sampdoria e Napoli diventa un flipper impazzito, riservando ad ogni occasione una valanga di gol. Il 26 aprile 2015 i blucerchiati segnano due gol agli azzurri. Ma ne subiscono quattro. Sempre al San Paolo, tocca agli azzurri farne due agli Zenga boys. Ma ne subiscono altrettanti, grazie a un Eder in stato di grazia. È un pareggio positivo, che avrebbe potuto tramutarsi in vittoria senza il "paratone" di Reina su Muriel. Al ritorno, giocato a Marassi l'1 gennaio 2016, ennesima metamorfosi blucerchiata. Alla Samp l'azzurro proprio non piace. Higuain-Insigne-Hamsik-Mertens. Altro che il Gre-No-Li di rossonera memoria. Altre quattro pappine e tutti a casa. I gol di Correa ed Eder servono solo a rendere meno amaro il sapore dell'ennesima "pazza" sconfitta. L'anno scorso il primo, grande rimpianto blucerchiato. La nuova Samp di Giampaolo gioca a meraviglia, le ruote del Napoli non girano. I blucerchiati passano in vantaggio propiziando l'autorete di Hysaj. Sembra la volta buona. Ma l'arbitro Di Bello rovina i piani di Muriel e compagni inventandosi l'espulsione di Silvestre, ammonito per la seconda volta per avere contrastato il portiere azzurro Reina impegnato in un veloce rinvio dal fondo. Reina fa una sceneggiata, il direttore di gara ci casca e la Samp rimane in 10. Tonelli&Gabbiadini. La maledizione continua. Al ritorno i blucerchiati sono già in vacanza, mentre il Napoli è affamato di punti e di gol, di nuovo quattro. Un altro poker servito in faccia al pubblico di Marassi, stufo dell'ennesima umiliazione subita a casa propria. Quest'anno, all'andata, il Doria incassa altri tre gol, ma ne segna due. Un "bel" 3-2 che lascia l'amaro in bocca.

Domenica la grande occasione. Il Napoli ha praticamente finito di sognare lo scudetto. La Samp l'Europa League. Se gli azzurri sembrano non crederci più, per i blucerchiati a Reggio Emilia contro il Sassuolo è scattato un campanello d'allarme ancora più forte. Ma chissà che questa volta non possa succedere il miracolo. Un suggerimento disinteressato al presidente Ferrero: inviti Pietro Battara allo stadio. Attacchiamoci a tutto...