A Bologna, allo stadio ‘Renato Dall’Ara’ domenica 16, si darà il via alla 22ª edizione del campionato europeo U21, che vede la nostra Italia nelle vesti di paese ospitante dopo 27 anni (ultima edizione casalinga nel 1992), giocarsi un’opportunità molto importate, in quanto statistiche alla mano dovrebbe far parte della scuderia delle favorite.    

L’occasione è ghiotta, il potenziale è altissimo, la carica a mille, quest'Italia non può permettersi errori, per due motivi: uno è naturalmente il prestigio della vittoria; il secondo è forse ancora più importante, in quanto una buona parte di questi azzurrini, fanno già parte del giro della nazionale maggiore, e rappresentano nient’altro che l’Italia che verrà. 

La squadra si presenta con un organico molto completo. Un buon agglomerato di: dinamicità garantito da Barella in primis ma anche con Chiesa e Di Marco che daranno quel passo in più per spaccare le partite più bloccate, seguito da del talento sopraffino, di Zaniolo, Orsolini, Tonali e Mancini, che si trovano difronte un opportunità di consacrarsi fra il calcio che conta, (perché si sa, le competizioni continentali sono vetrine per i club), dall’esperienza e dall’intelligenza tattica di Pellegrini, Locatelli, Mandragora, chiamati a fare i “grandi”, a mantenere degli equilibri da cui non si può prescindere, per finire con delle ottime prospettive come Bastoni, Bonifazi, Audero, Meret, protagonisti in questo campionato nei rispettivi club. 

Troppo importante l’esito del torneo,  per dare seguito a un progetto di ricostruzione iniziato dopo la catastrofica mancata qualificazione per i mondiali del 2018. Sono loro le nuove speranze, i nuovi talenti che dovranno dare una scossa ad un ambiente demoralizzato, povero di talento, orfano di una generazione di talenti, che hanno bloccato un inevitabilmente un ciclo. Un processo che si rispecchia anche nel campionato dei club, sempre più carenti di Italiani su cui poter puntare dei tasselli per costruire lo zoccolo duro di un progetto, e troppo spesso costretti a guardare fuori. 

Non voglio puntare il dito verso nessuno in particolare, ma verso il sistema FIG , forse troppo nostalgico dell’impresa del 2006, che non ha avuto abbastanza freddezza nel capire che il ciclo di quei fenomeni era concluso in quella notte di Berlino. 

Tuttavia il passato è passato, adesso siamo pronti a ripartire, con questi ragazzi, la giovane speranza, per un Italia calcistica che ha tanta voglia di ritornare a giocare le partite che contano e magari pure vincerle, e regalare emozioni, e soddisfazioni indimenticabili come “la notte dal cielo azzurro sopra Berlino". 

La voglia c’è, i presupposti pure, non ci resta che tifare, Forza Azzurrini! 

 

Salvatore Salito