Mi ha molto sorpreso quanto dichiarato dall'avvocato Paolo Nicoletti, legale di Icardi, che facendo delle considerazioni di carattere generale in merito al ruolo del calciatore moderno, dice che "i club scelgono quale giocatore comprare, o vendere, anche in base alla logica degli ammortamenti e al rapporto costo-ricavi, dimenticando a volte l’utilità effettiva dell’atleta nel progetto".

Sorprende che proprio quelli che hanno "sfasciato il giocattolo" ovvero agenti, avvocati, pseudo-rappresentanti, faccendieri e procuratori, tramutandolo da inesauribile passione sportiva e identificazione collettiva ad una misera fiera estiva delle vacche, ora riflettano eticamente sul ruolo di quella passione sportiva e dei suoi interpreti, i calciatori.  

Sorprende, perché a partire dalla sentenza Bosman, il nostro caro e vecchio mondo pallonaro dei presidenti-padroni, come Boniperti, per cui il giocatore arrivava allo studio da solo e firmava alle condizioni spesso imposte dalla società, è sfumato irrimediabilmente, lasciando (troppo) spazio ai soggetti che ho elencato prima, gente spesso molto lontana dal mondo puramente sportivo e che non s'è lasciata sfuggire la possibilità di irrompere in una realtà che si faceva sempre più dorata.

Sorprende perché sono quelli che al primo mese di buone prestazioni del proprio assistito vanno a battere subito cassa in società e che però, se il calciatore cala anche drasticamente il proprio rendimento, non si sognerebbero mai di rinegoziare l'accordo con un ingaggio più basso ed equo.  L'avvocato afferma che "i club dimenticano l'utilità effettiva dell'atleta nel progetto". I club. Che secondo l'avvocato, si divertono a darsi martellate sugli zebedei.

Ma il Nicoletti oggi era davvero in forma, raggiungendo il picco della sua disanima con questa frase: "continuando così si rischia di perdere l’identità dei club, dimenticando che devono far divertire facendo calcio. La trasformazione dei giocatori da bandiere della squadra a poste contabili rischia di far diventare i club delle società commerciali".

E qui entriamo nel pieno paradosso: ma come, proprio quelli che hanno gonfiato - oltremodo ed in ogni modo - ingaggi, parcelle e spese accessorie, quelli che ad ogni stagione hanno tutte le intenzioni di smistare "il proprio assistito" da un big club all'altro, quadruplicando o decuplicando salari e commissioni, quelli che sono pronti a scippare il logico percorso del proprio atleta (El Sharawy ne è un esempio) in cambio di tanta moneta comoda e sonante, quelli lì, ora vengono a fare la morale scaricando sulle società sportive la responsabilità della perdita di identità dei club? Che parlano di bandiere? Che parlano di club che diventano società commerciali? ...

Come sentire una escort lamentarsi del sesso a pagamento.

Caminiti72