E alla fine, il caro Max, ha dovuto lasciare la panchina. 

Molti sono rimasti sorpresi dalla scelta compiuta dalla dirigenza, vista la sequela di trionfi italici del labronico, che andavano a sovrapporsi perfettamente al mantra bianconero del "vincere è l'unica cosa che conta". Lasciando stare Adani, la polemica sul gioco di Allegri parte da lontano, non dalla stagione appena conclusa. Il mister si sentiva forte del fatto di aver centrato puntualmente gli obiettivi prefissati (la Champion's non si può considerare un obiettivo da centrare, ma una manifestazione in cui cercare di andare avanti il più possibile e poi chissà...). Cos'è successo, quindi, visto e considerato che il Presidente Agnelli (cosa rara per lui) si era precipitato in sala stampa, subito dopo la sconfitta con l'Ajax, a perorare la causa Allegri? Da tifoso e appassionato, nel corso dell'anno mi è sembrato sempre più evidente che Allegri stesse perdendo il controllo della rosa e più le settimane passavano, più lo scollamento mi era palese. Piccole cose, quasi impercettibili per un non appassionato, ma segnali chiari di qualcosa che stava cambiando in peggio. 

La Juve ha toccato il top della condizione e della prestazione ad ottobre-novembre, nei primi turni di Champion's: mi ero gasato oltremodo vedendo la squadra annichilire fuori casa, in 10 contro 11, il Valencia (senza Ronaldo) e andare a passeggiare trionfalmente sul campo dello United. Credo quello sia stato l'apice della juve "allegriana". Stando ancora agli inizi della stagione e ammirando la qualità del gioco, era facile illudersi che la squadra, da marzo in poi, avrebbe asfaltato chiunque. Sappiamo bene che non è andata così, che quelle vette di qualità del gioco non sarebbero più tornate, ad eccezione del ritorno con l'Atletico Madrid, ma era una situazione diversa, di necessità e costrizione.

Nella bilancia di valutazione, bisogna metterci il fatto che la squadra ha avuto numerosissime assenze, è vero: alcuni giocatori sono spariti per mesi, tra infortuni, ricadute e recuperi e su questo il mister non ha molto da rimproverarsi.
Allegri ha cominciato a perdere il controllo dello spogliatoio (se non il controllo, la capacità di gestione e motivazione) a partire dalla situazione Benathia, un fulmine a ciel sereno, quasi un unicum per il mondo juventino: un giocatore ritenuto importante nella rosa che a metà stagione decide di andarsene! Cosa rarissima. Inutile dire che questo episodio inedito abbia avuto delle ripercussioni all'interno del gruppo, a partire dal suo grande amico Pjanic, ma non solo lui. Da qui in poi, per ogni giorno che passava, Allegri perdeva qualcosa nella gestione del gruppo. Il dato però che a fine stagione è stato, secondo me, decisivo nella scelta del cambio di Allegri, è stata la mancata capacità (emersa quest'anno a differenza dei precedenti) di riuscire a far cresere e valorizzare i calciatori, caratteristica che ha invece segnato in positivo il percorso di Allegri in tutti gli anni precedenti. Anzi, quest'anno ho assistito all'involuzione di molti giocatori, in primis Dybala, ma lo stesso discorso si può applicare a molti altri. Se andiamo a comparare la valutazione di alcuni giocatori juventini a fine stagione 2017-2018, con quelli di fine stagione 2018-19, il divario risulta netto.

Per i vari Dybala, Douglas Costa o Pjanic la Juve l'anno scorso ha rifiutato anche offerte di 100 milioni. Nessuno di loro oggi vale quel prezzo. Ed intelligentemente la società, invece di sparecchiare la squadra (come probabilmente richiesto da Allegri), privandola di alcuni dei suoi migliori elementi, ha deciso per il cambio di allenatore. Sono fortemente convinto che con Sarri tutti i giocatori in rosa torneranno a crescere e migliorarsi. Ed in fondo, è questo l'aspetto più importante in qualsiasi società sportiva. 


Caminiti72