Il calcio è semplice. O, per meglio dire, il calcio è una somma di molte cose, una per una tutte semplici. Da dire. Un po' meno da fare. Di certo, è una somma di molte cose.
Il calcio è tecnica di base, senz'altro. E' sicuramente forza fisica, resistenza allo sforzo. E' velocità, dinamismo, agilità. Il calcio è pensiero, visione, intuizione. Il calcio è strategia, tattica, a vole ostruzionismo.
Il calcio è arrivare primi sul pallone, resistere all'avversario che cerca di rubartelo, ma anche perderlo e cercare di riprenderlo.
Il calcio sapere leggere i momenti, è tenere il pallone oppure passarlo di prima, è darlo al compagno libero, in corsa oppure sui piedi, o anche alto.
Il calcio è grinta, determinazione, robustezza caratteriale. E molto altro ancora.
Il calcio è così tante cose, apparentemente semplici. Proprio per questo, il calcio non può che essere uno sport di squadra.
Nessun calciatore, preso di per sé, può riassumere in se stesso tutte le caratteristiche necessarie ad una squadra. Una squadra dovrebbe essere fatta di calciatori che, portando ognuno le proprie peculiari qualità, compongano un insieme coerente e logico, comlpeto di ogni caratteristica necessaria.
Ecco dov'è mancante la Juve.
La Juventus ha una rosa composta da molti calciatori qualcuno ottimo, qualcun altro un po' meno, ma non è questo il punto.
Il punto è che è una squadra, paradossalmente, incompleta. Nel senso che alcune delle caratteristiche necessarie, semplicemente, non ci sono. Alcuni ruoli sono completamente scoperti.
A livello tecnico, in primo luogo, manca un centravanti di peso, uno alto, forte, su cui si possa appoggiare la squadra. Uno che sappia giocare spalle alla porta, che riceva un lancio lungo dalle retrovie, stoppi il pallone, resista alla carica del difensore avversario e la smisti, indietro o sulle fasce. Uno che possa finalizzare i cross dalle fasce, che apra la strada all'inserimento dei compagni.
Morata non è questo tipo di giocatore, infatti in situazioni di gioco spalle alla porta raramente funziona. Ancor meno lo sono Kean e Kaio Jorge.
Poi manca un regista. Uno che riceva il pallone in uscita dalla difesa e lo smisti velocemente al compagno smarcato, oppure che porti la palla per il tempo necessario al riposizionamento della squadra, che veda il gioco e diriga il pallone nel punto meno pericoloso per la propria squadra, od in quello più pericoloso per gli avversari.
Arthur ne avrebbe le prorietà tecniche, ma non ha la necessaria velocità di pensiero. Locatelli è più uno schermo davanti alla difesa che non un organizzatore. Inoltre manca un centrocampista box-to-box, capace sia di inserimenti offensivi, che di ripiegamenti difensivi. Un calciatore dinamico, fisico ma soprattutto "intelligente", con il senso della posizione, dello smarcamento e dell'associazione con i compagni,
McKennie è molto dinamico, un buon assaltatore, ma tecnicamente è grezzo e spesso corre a vuoto. Rabiot ha un fisico bestiale, ma per il resto sembra nel suo mondo, mentre Ramsey...chi lo sa, forse abbiamo ingaggiato il gemello scarso...
Sulle fasce abbiamo Cuadrado, ottimo come ala ma non come terzino; Danilo, ormai più un terzo di difesa che non un laterale di spinta; Alex Sandro, involuto ormai da anni; De Sciglio, con evidenti limiti fisici e caratteriali; Pellegrini, semplicemente non da Juve.
C'è una ulteriore grossa lacuna nella rosa della Juve, forse ancora più grave di quelle tecniche: non ci sono abbastanza leader. I giocatori con una forte personalità sono pochi, molto avanti con gli anni, e sono soolo difensori. Manca completamente la generazione dei 28/30 enni che possa trascinare i compagni più giovani.
Specialmente in mezzo al campo, nel cuore del gioco, la Juve latita di personalità. Locatelli sembra averne, ma è ancora molto giovane ed è appena arrivato. Si farà (almeno sembra), ma non può essere lui, oggi, il capobranco. Sugli altri stenderei un velo pietoso.
Uno dei prossimi leader potrebbe essere Chiesa, ammesso che rimanga... su Dybala ormai non se sperarci più: ha grande tecnica, con colpi strepitosi, ma manca di continuità e di ascendente sui compagni; ormai, ha 28 anni, può ancora crescere?
In tutto questo, naviga il marinaio di lungo corso Massimiliano Allegri. Il tipo è furbo, tosto, intelligente, senza alcun dubbio. Inoltre, ha una posizione di tale preminenza nella società e nella squadra, che nessuno ha la possibilità di discuterlo. E questo, visto il ruolo, è un bene.
Si è dimostrato, negli anni, un grande gestore di campioni dalla forte personalità (tranne alcuni casi, vedi Tevez o Ronaldo), ma saprà tirare fuori dalle secche una Juve fatta di giovani e di giocatori non proprio eccezionali?
Saprà tirare fuori dai suoi giocatori le qualità che sembrano mancare? Saprà affinare la tecnica di McKennie? Arriverà a svegliare Rabiot dal suo torpore? Potrà velocizzare il pensiero di Arthur? Riuscirà a far tirare fuori gli attributi a Dybala?
Se le risposte a queste domande saranno un sì, allora avremo un grande mister. Diversamente, almeno in parte, avranno ragione i suoi detrattori.

Rimane il fatto che la Juve paga i tanti errori degli ultimi anni, e che non sarà comunque di Allegri la maggiore responsabilità di quello che si prospetta come il peggior fallimento dell'era Stadium.
Speriamo che non sia così.
Forza Juve, sempre!