Devono essere stati giorni difficili per chi ha realizzato il docufilm “La Decision”, il video documentario con il quale Antoine Griezmann, raccontando ogni aspetto immaginabile della sua vita, annunciò, dopo la ventilata ipotesi di un sua partenza dall'Atletico Madrid, che in realtà nulla stava cambiando e sarebbe restato per una scelta di vita. Il team di produzione si era impegnato molto a scoprire quasi tutto sullo stile di vita del calciatore e - come c’era da aspettarsi - abbiamo visto il lusso e le stravaganze che solo un milionario può permettersi: la sua casa imponente, televisori giganteschi, i tatuaggi che si fa fare direttamente a casa, ed abbiamo anche scoperto la sua dipendenza da Fortnite, da dove prese anche la famosa esultanza mostrata in maglia bleu. Dopo tutto questo lavoro immaginate come si siano sentiti quando Griezmann è comparso su un video sul sito dell’Atletico un po' stordito e spettinato, come se fosse stato trascinato fuori dal suo letto nel cuore della notte dall’assistente di Diego Simeone, l’energumeno “el Mono” Burgos – il soprannome di un'era precedente al politically correct, come chi lo porta, vuol dire scimmia.

Nessuna scena a effetto con lui mentre ha tirato su il cappuccio della felpa, nessuna ripresa aerea spettacolare che ci mostra la sua immensa casa con giardino, e questa volta nessun lieto fine. Griezmann ha annunciato che lascerà l'Atletico, anche se per ragioni che diventeranno più chiare non potrà dire dove sta andando. Forse perché è entrato nel programma di protezione dei testimoni, dato lo sguardo spaventato nei suoi occhi e il fatto che Burgos sa quasi sicuramente dove vive. Ovviamente, tutte le direzioni portano al Barcellona, che insieme al Real Madrid fanno incetta di superstar per cercare di riconquistare il dominio europeo. Griezmann ha una clausola di buy-out di circa 120 milioni di euro nel contratto che ha firmato l’anno scorso con l'Atletico ed è possibile attivarla dal primo di luglio. Dice che a 28 anni è pronto per lasciare il club, ora posseduto per il 32% dal miliardario israeliano Idan Ofer. Ma per andare dove?

La situazione finanziaria del Barcellona è simile a quella del Real Madrid (che da quando le banche hanno chiuso i rubinetti ha smesso di comprare ogni anno giocatori da 100 milioni, ed ha anche iniziato a vincere Champions in serie), il club catalano non ha molta liquidità da investire sul mercato a meno che non venda dei giocatori. I conti della prima metà di stagione erano in rosso, anche se i dati completi dovranno essere presentati in tempo per l'assemblea generale del club a settembre, quando i membri avranno la possibilità di interrogare il presidente Josep Bartomeu sulle finanze. Però la situazione non dovrebbe essere variata grosso modo dato che sono usciti dalla Champions in semifinale mentre a livello nazionale hanno vinto la Liga – l’ottavo titolo in udici stagioni – già da tempo e sorprendentemente ieri non sono riusciti a fare doppietta con la Copa del Rey, il Valencia ha vinto 2-1 la finale unica giocata a Siviglia. La domanda ricorrente però è solamente una, come si pagheranno i salari alla fine di giugno? I blaugrana infatti sono la squadra che spende più di ogni altra per i propri tesserati, quasi 600 milioni di euro lordi in totale, che vanno suddivisi in due tranche di pagamento in scadenza alla fine di gennaio e alla fine di giugno. La scorsa stagione per far fronte a queste spese hanno aperto una linea di credito di 140 milioni di euro con un mutuante di New York per coprire il conto, e potrebbe essere lo stesso anche questa estate.

I catalani devono aspettare il primo di luglio e sperare che a quel punto riescano a cedere uno - o forse anche più di uno - dei loro tesserati, gli indiziati principali sono Philippe Coutinho e Ousmane Dembele che non stanno rendendo considerando l’elevatissimo prezzo speso per il loro cartellino, per finanziare il calciomercato estivo. La parte più importante della trattativa per Griezmann sarebbe quella di convincere l'Atletico ad accettare che il Barcellona lo paghi a rate. Se l'Atletico vuole i soldi in anticipo, il Barcellona invece avrebbe un grosso problema di liquidità. Infatti la concorrenza è molto agguerrita e non ha problema di soldi: club come Paris Saint Germain, Manchester City o anche Manchester United hanno una potenza finanziaria sopra tutte le altre, l’unico ostacolo è rappresentato dal Financial Fari Play che gli impedisce di mettere in campo tutto il loro strapotere economico. La scorsa estate è stato un imbarazzo per il club che l'Atletico sia riuscito a battere l'offerta annuale di 17 milioni di euro proveniente da Barcellona per Griezmann. A rigor di termini, il grande epilogo cinematografico di “La Decision” avrebbe dovuto essere Bartomeu che fissava il parcheggio vuoto del Nou Camp, mentre sullo sfondo qualcuno suonava un arrangiamento triste e malinconico sul pianoforte dell'ufficio.

Il Barcellona è club ad azionariato popolare la cui gestione va poi valutata dai soci, in contrapposizione alla finta democrazia del Real Madrid su cui presiede Florentino Perez. Eppure i problemi finanziari sono notevolmente simili. Nessuno dei due ha il tipo di denaro che i club dei “nuovi ricchi” possono permettersi per i trasferimenti da capogiro, hanno il monte ingaggi più alto nel calcio europeo, ed entrambi nel prossimo calciomercato stanno cercando di scaricare le stelle indesiderate con stipendi stratosferici per far posto a nuovi giocatori. Va anche detto che le regole della Liga sono abbastanza permissive per quanto riguarda indebitamento e bilanci, in modo che diverse voci di spesa non vengano considerate. Però lo statuto del Barcellona ha anche parametri finanziari molti stringenti per quanto riguarda il debito e nel caso dello sforamento di questi parametri il consiglio di amministrazione è tenuto a dimettersi se non vi pone rimedio entro 2 anni. Come detto in precedenza l’anno scorso ha già dovuto ricorrere ad un finanziamento per pagare la seconda rata degli ingaggi, infatti il Barcellona paga gli stipendi solo 2 volte l’anno, e quindi la situazione finanziaria non è delle più rosee. L’unica strada per fare il mercato è ricorrere alla cessione di qualche pezzo pregiato.

A 28 anni, Griezmann ha un prezzo da top player ed uno stipendio di 23 milioni di euro all’anno. Giocando per l'Atletico c’è sempre stata la possibilità che una della due big di Spagna lo avrebbe messo sotto contratto a un certo punto, ma considerando lo stipendio, le commissioni di trasferimento e il valore a lungo termine (entra nella fase calante nella carriera di un calciatore), il rischio è molto considerevole ed elevato. Come sempre però con il Real Madrid e Barcellona, i tifosi credono che i soldi arriveranno da qualche parte. Forse c'è qualcuno che crede che ci sia mercato per Coutinho, con un margine che permetta al Barcellona di ripagare l’elevato investimento fatto per strapparlo al Liverpool ed ottenere anche un profitto. Forse alla fine venderanno il povero vecchio Rafinha, che continua a tornare a casa madre dato che di prestito in prestito mai nessuno lo compra. Ma ci dovrà essere qualcuno che spieghi ai tifosi di questi club che i soldi non appariranno semplicemente per magia. I grandi nomi costano, e costano ancora di più quando a richiederli sono club del calibro del Real Madrid e del Barcellona. Lo zombie – chi mastica di economia sa che le società con forti passivi vengono definite così – Atletico, attualmente proprietario di due stadi e oltre 500 milioni di euro di rosso, potrebbe ancora accettare il modello di pagamento rateale e lasciare che il Barcellona abbia Griezmann a credito, però non lascia la porta sbarrata agli altri club, PSG e altri della Premier League. Griezmann ed i suoi agenti aspettano ovviamente che qualcuno faccia una mossa per prenderlo. Il Barcellona non ha quindi molto tempo per cercare di trovare i soldi necessari.

Come al solito i club italiani sono tagliati fuori da un pezzo quando i grandi giocatori sono sul mercato. L’appeal globale del calcio italiano è sempre più in ribasso e penso che sarà così finché non si ripulisce dal razzismo. Questo non è l’articolo adatto di parlare di questo problema, ma mi preme sottolineare che questa stagione è stata costellata di parecchi deprecabili episodi di razzismo. Penso a Koulibaly insultato da gran parte dei tifosi interisti, a Moise Kean maltrattato a Cagliari e per il quale Bonucci dichiarò che la colpa era al 50%, oppure episodi come quelli di Bakayoko che non sono neanche stati considerati tali. I vertici della Lega e della Figc da tempo sono alla disperata ricerca di un più ampio profilo internazionale per la Serie A, in modo da aumentarne le risorse finanziarie che al momento sono piuttosto esigue. La decatanta Priemier League è così ricca perché riesce a vendere i diritti all’estero per una barca di soldi, mentre a confronto la Serie A riceve l’elemosina. Quando spettatori di tutto il mondo guardano il gioco italiano e vedono il razzismo diretto a giocatori di colori, alla fine il loro giudizio non può che essere negativo. Penso che bisognerebbe considerare questo aspetto e non usare ogni tanto il pungo di ferro (come successo quest’anno contro l’Inter) per poi ritornare come prima, facendo finta che il problema non esista. La Serie A se vuole tornare ad avere un appeal mondiale deve porre in essere iniziative affinché la sua immagina sia diversa da quella che attualmente è. Ma bisogna essere un’opera di profondo costrutto e non solo di facciata come spesso accade. Se vogliamo ad essere competitivi sul mercato e poter concorrere ad acquistare il Griezmann di turno non c’è bisogno di reinventare la Champions League per puntare sui ricavi astronomici dei diritti televisivi, bensì i migliori club dovrebbero favorire un cambiamento culturale del calcio italiano partendo dalle categorie inferiori.