Quando si cita Enrico Preziosi qualcuno ancora parla di “miglior Presidente della storia del dopoguerra”. Tenendo conto di tutte le rispettabili opinioni, in realtà il suo operato appare ricco di contraddizioni. Si è presentato a Genova nel 2003, abusando della famosa parola “progetto”, che ben presto i tifosi rossoblu hanno imparato a conoscere.
Ma come si persegue un progetto calcistico? Rivoluzionando la squadra ad ogni sessione di mercato? Chi scrive è genoano fino al midollo, ma prima ancora è uno sportivo che segue il calcio a 360 gradi. Mi viene naturale cercare un termine di paragone con le altre società. Senza spostarci da Genova pensiamo alla Sampdoria: di Ferrero possiamo dire tutto ciò che vogliamo, un personaggio che colleziona uscite a vuoto e che non perde occasione per maltrattare verbalmente la nostra città. Ma dal punto di vista sportivo quali critiche possiamo muovergli? La Samp si tiene stretta i suoi migliori giocatori per almeno un paio di anni e in seguito sa venderli bene e rimpiazzarli con sostituti all'altezza. Infatti, i blucerchiati, se escludiamo la stagione di Zenga e Montella che li ha visti salvarsi all'ultima giornata, occupano costantemente la parte sinistra della classifica, riuscendo un anno ad arrivare in Europa seppur per una nostra disgrazia, peraltro da imputare allo stesso signor Preziosi.

I buoni risultati non si ottengono certo con continue rivoluzioni, come stanno dimostrando gli ultimi anni del Grifone che ci hanno visto ottenere salvezze nelle ultime battute del campionato, quasi mai per meriti nostri ma per demeriti altrui. E quando per caso va bene, come l'anno di Perotti e Falque, arrivi sesto e non puoi andare in Europa perchè non hai la licenza.
La cessione di Piatek di qualche hanno fa è stata un finto problema. Il Genoa avrebbe potuto scambiarlo anche con Higuain, ma la vera difficoltà del Grifone è dovuta all'assenza di continuità e a una gestione societaria che ormai è diventata scellerata.

Caro Presidente, lei non ha condannato la società più antica d'Italia alla mediocrità, ha fatto molto peggio: ha tolto ai più grandi la passione e il diritto di sognare e ai bambini quello di poter avere un calciatore come idolo.