Ore 22:35 di domenica 8 marzo 2020, Allianz stadium di Torino, il triplice fischio del signor Guida di Torre Annunziata non solo sancisce l’atto finale del 237° derby d’Italia e il ritorno in testa al campionato della Juventus con l’ennesima  perla della Joya, ma purtroppo, ancora all’insaputa di tutti, sarà anche l’ultimo atto di un campionato che, ad oggi, è ancora fermo ai box.
E solo qualche ora dopo arriverà purtroppo una terribile notizia, l’Italia, devastata dall’avanzare della nuova pandemia che ha già mietuto molte vittime in Cina, si appresta a chiudere i battenti, a fermare tutte le attività, a vietare qualsiasi contatto sociale, a bloccare, con l’hashtag #restateacasa, tutti i cittadini dentro le loro abitazioni e a limitarne i movimenti esclusivamente a situazioni di estrema necessità, con i molteplici e quasi giornalieri moduli di autocertificazione.
Mascherine, guanti, disinfettanti, distanza, asintomatico, isolamento, quarantena, rianimazione diventano, da un giorno all’altro, le parole italiane più utilizzate al tempo del Coronavirus andando a sostituire non solo il nostro ormai consolidato modo di parlare ma anche le consuetudini, le abitudini e i modi di fare. Niente più abbracci, niente più baci, niente più strette di mano, niente più contatti sociali, niente più sport, niente più partite… niente più fantacalcio.

Potrebbe sembrare assurdo, in questo momento così triste, parlare di sport, di calcio o di fantacalcio che sia, ma da quel maledetto giorno non si fa altro che ascoltare un susseguirsi disordinato di dichiarazioni assurde e stravaganti su chi vuole riprendere subito gli allenamenti e chi lo vieta perché pericoloso, su chi vuole riprendere le partite, magari a porte chiuse, e chi dichiara che il campionato è finito, su chi parla di protocolli severi per la ripresa e chi riporta fantomatici studi scientifici talmente contrastanti tra loro che da una parte fanno sorridere ma che in realtà sono solo il sentore che in questo momento di difficoltà oggettiva per tutto il paese c’è chi continua a guardare i propri interessi anteponendoli a quelli del bene comune.
L’entusiasmo, il divertimento, l’adrenalina di tantissimi appassionati di fantacalcio, se ne stimano almeno 6 milioni in Italia, con lo stop forzato del calcio giocato, hanno subito un duro colpo e quello che sarebbe potuto essere un passatempo da quarantena, da reclusi in casa, purtroppo è diventato un’attesa spasmodica di se, come e quando riprenderà il tutto e soprattutto se sarà più come prima.

Tante leghe hanno deciso di devolvere il montepremi a delle associazioni benefiche, alcune testate giornalistiche che organizzano tornei di fantacalcio hanno lanciato raccolte fondi per donare macchinari e dispositivi di protezione ai sanitari, altri attendono la ripresa del campionato per terminare la stagione di fantacalcio. La mancanza di passione che scaturisce dalle intense emozioni che genera il gioco ogni weekend, correlata a momenti di euforia per le vittorie e a momenti di sconforto per le sconfitte, unita alla paura per la pandemia dilagante e alla destabilizzante quarantena forzata ha portato la maggior parte dei fantallenatori a cadere in una profonda e seria “depressione”.

Le emozioni, le palpitazioni, l’apprensione, il semplice battito del cuore in gola aspettando l’esecuzione di un calcio di rigore, dopo quel dannato 8 marzo 2020, sono scomparse, ma ciò che fa più male è che insieme a loro sono andate via via velocemente dissolvendosi tutte quelle rubriche, tutti quei blog, tutte quelle discussioni, in poche parole tutto ciò che ruota intorno a questo splendido fantasy game. Da quel giorno del fantacalcio non se ne parla più.
E’ questo sicuramente il momento storico più difficile per il mondo intero dalla fine della seconda guerra mondiale e, come ci raccontano i nostri nonni, è proprio in questi momenti così difficili, in cui ogni precedente certezza si scioglie come neve al sole, che non è importante il valore delle cose ma le emozioni che esse generano; per questo è importante sia informarsi sui protocolli di sicurezza sia ascoltare i consigli degli esperti ma, ora, è altrettanto importante parlare dei nostri sogni, dei nostri desideri, delle cose che amiamo, e il fantacalcio è una di queste.

Vivere questo sogno magari non ci aiuta a sconfiggere il coronavirus, per quello ci sono altri eroi, ma sicuramente ci aiuta a vivere meglio questo difficile momento e a sperare che tutto ritorni alla normalità quanto prima.