FALLI DA DIETRO –
COMMENTO ALLA 35a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21

Claudio Ranieri si schiera con i suoi calciatori ad applaudire i Campioni d’Italia.
E’ l’immagine più bella di questa 35° giornata.
Signori si nasce.
C’è bisogno di questi esempi di civiltà sportiva.
Mai come ora.
Mai come ora il calcio ne ha bisogno.
Questo calcio indebitato e corrotto. Devastato come un Re Lear disperato da venti e tempeste squassanti.
La Superlega famigerata fa discutere ancora.
Uefa e Fifa minacciano sanzioni contro le farabutte che non hanno chiesto perdono.
Due anni senza Champions.
Voci vicine alla Figc – nota succursale degli Agnelli - riferiscono di un Gravina intenzionato addirittura a escludere gli ergastolani dal campionato.
Ma chi ci crede?

Emozioni per i due mini tornei di testa e di coda.
Al Franchi gli Stilnovisti cercano punti per la salvezza. Gli Aquilotti per l’Europa.
Dusan Vlahovic si arma di carabina e con una doppietta spezza il volo per l’Europa delle Aquile di Ponte Milvio.
Venti gol per il ventenne luccicante talento serbo.
Venti gol nel 2021 come la Pulce. Nel continente solo Lewandowski ha fatto di più.

Non è cinese ma è nigeriano il razzo che precipita sul civettuolo stadio Alberto Picco e travolge lo Spezia.
Victor Osimhen vola.
Vola più veloce del vento. Vola più veloce di Bolt. Vola pazzo di gioia. Vola pazzo di desiderio. Vola per vedersi ammirato.
Vola a mostrare tutto l’oro che ha nelle gambe, nel cuore e nella testa.
Vola Victor, incurante del bianco cerottone sulla nuca.
Vola imprendibile verso la meritata gloria.
Da undici partite gioca con regolarità e realizza una media pazzesca. Un gol ogni 80 minuti.
In questa stagione di sprechi, di occasioni perdute e di rimpianti, struggente è quello di non aver avuto questo ragazzo fin dall’inizio con continuità.
Partita incommentabile. Perché non c’è stata partita.
Dominio assoluto, schiacciante degli azzurri.
Una difesa inedita che non concede nulla.
Un centrocampo gestito con sapienza da Dunga Demme e che si avvale sempre più dell’apporto tatticamente prezioso del Pibe di Fratta, magari non sempre precisissimo, ma costantemente nel vivo dell’azione.
La nuova posizione del capitano è certamente un merito del Gattaccio.
Uno dei meriti, in una stagione contraddittoria per la quale non è ancora tempo di bilanci definitivi.
Ora è tempo di vincere. Ora è tempo di vincerle tutte e non pensare a nient’altro.

Scontro diretto per la salvezza al Vigorito.
Sul 2-1 per i sardi Viola cade in area su un contatto con Asamoah.
Per Doveri, il fratello ganzo di Jack la Cayenne, è rigore.
Ma al Var c’è Mazzoleni che richiama l’arbitro e gli intima di annullare.
Ai microfoni il presidente sannita denuncia con veemenza tutto il marcio che c’è. Che è sotto gli occhi di tutti.
Parla per tutti i tifosi costantemente truffati da un sistema talvolta insopportabile.
Denuncia cose inoppugnabili.
La costante ambigua presenza di Mazzoleni al Var.
Sempre contro squadre del Sud.
Lo è anche il Cagliari una squadra del Sud, certamente.
Con una differenza. Il suo presidente Tommaso Giulini, è lombardo. Come lombardo è Mazzoleni.
Il Var strumento utilizzato per dare una verniciata di regolarità, ma in realtà un protocollo privo di criteri obbiettivi, con esiti contraddittori che cambiano a seconda di chi c’è da favorire.
Vigorito parla anche per l’Impomatato, troppo colpevolmente silente, ricordando il gol annullato sette giorni fa a Victor, che costò al Napoli due punti.
In una settimana il Cagliari, squadra del Sud, ma con presidente lombardo, salvata dal lombardo Mazzoleni.
Solo applausi per questo signore.
Scontro per la Champions allo Stadium.
Due squadre molto diverse.
Da una parte in panchina c’è uno che prima non aveva mai allenato in vita sua.
Dall’altra parte c’è, semplicemente, un bravo allenatore.
Uno capace di creare un gruppo. Di fare squadra.
Da una parte c’è uno che le sbaglia tutte.
Betancour regista. Rabiot in campo, la Joya in panchina.
Dall’altra parte c’è uno che azzecca Diaz al posto di Rebic e Tomori al posto di Romagnoli.
Emblematico episodio al minuto 55.
Brahim tira.
A centro area c’è il capitano. Sempre più simile a certi personaggi che albergano nell’immaginario di Paolo Conte. Quei macachi senza storia, uno di quelli che aveva il Mocambo.
Il capitano allarga le braccia.
Allarga le braccia come un vigile.
Come un Cristo in croce. Allarga le braccia più che può. Come più non potrebbe. E prende la palla in pieno.
“E’ attaccata al corpo!”. Si sente distinto l’urlo di Nedved dagli spalti.
Valeri Paolo è lì a tre metri. Troppo vicino, direbbe Orsato.
Non sa proprio che fare.
E non fischia.
Sì, avete letto bene. Valeri Paolo da Roma non fischia.
Calvarese al Var a questo punto sente l’obbligo di richiamarlo.
Ci vogliono un paio di minuti per convincerlo.
“Dai, coraggio. Fischia il rigore!”.
E così Valeri Paolo da Roma, per la prima volta in vita sua, a testa bassa torna in campo. E a testa bassa è costretto a fischiare.
Mente il Mocambo gli ripete ossessivamente: “Ma era attaccato al corpo! Era attaccato al corpo!”.
Poi Szczesny parerà il debole tiro di Kessie.
E il Pomata, inquadrato in panchina, invidiosissimo rosicherà alla prodezza del compagno rivale.

Finirà con i Diavoli che prendono a calci gli agnellini, sbattendoli fuori anche dalla Champions.
Ma non facciamoci illusioni.
Mancano tre giornate.
La cosa più divertente sarà vedere cosa si inventeranno ora per farli rientrare.