FALLI DA DIETRO 
COMMENTO ALLA 26a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21

Sanremo irrompe nelle case degli italiani e contagia tutti.
Zitti e buoni. Vincono tutte in vetta. E nessuno stona.
Non cambia la musica.

Nell’atteso posticipo, la Dea è un godimento. Ha tre centrali di difesa da urlo. E quelli davanti palleggiano con una facilità e una precisione che è una gioia. Incredibile come non perdano mai palla nello stretto. L'Atalanta gioca talmente bene che alla fine vincerà l'Inter.
All’alba della ripresa, su angolo in area atalantina, Skriniar anticipa tutti dopo una serie di rimpalli e di destro batte Sportiello.
Poi il pullman. Tutti indietro a difendere da vera provinciale.
Potevi fare di più, rimprovera Arisa a Gasp. Forse sì. Inserire Muriel da subito.
E poi l’errore di sostituire Malinovskyi con Ilicic, che è palesemente fuori forma e non salta mai l’uomo.
Per lo scudetto è fatta.
Milan a sei lunghezze, Juve a dieci.

La Juve, appunto. Allo Stadium capita di tutto.
Inizio travolgente degli Aquilotti, per mezz’ora padroni del campo.
La Vecchia ansima. Nel disordine e nella confusione più totale.
C’è aria di disfatta.
E invece no. Dopo mezz’ora, un’altra partita. E si ammira la migliore Juventus della stagione.
Il Vispo Pirlocchio le azzecca tutte e bisogna stavolta complimentarsi.
“Chiamami per nome”.
Mi par di sentirlo il prode Adrea, indispettito da questo mio pseudonimo di veniale scherno.
Tiene il Toy Boy a riposo per il Porto.
Cambia ruolo a mezza squadra.
Con Danilo in mezzo al campo a dettare i tempi. Berna terzino. Alex ancora centrale di difesa, ma anche propositivo.
Quello che più sorprende è la compattezza. Il senso del collettivo.
E ciò avviene col Toy Boy spettatore in panchina.
Chissà se è proprio un caso.
Il tutto a ritmi pazzeschi, non da campionato italiano.
Un martellamento continuo.
Annichiliti ed esterrefatti uomini di Inzaghi.
La coppia Morata-Chiesa stratosferica.
L’uno ad aggredire gli spazi con voracità. L’altro a fare reparto da solo.
Una prestazione che potrebbe aprire nuovi orizzonti e al campionato. Per questa Juve
Bianca come la neve. Nera come l’inverno. Ricordando l’incipit del brano degli Extraliscio.
Perché una squadra così fa paura.

E’ un momentaccio per i biancocelesti. Che hanno ancora nel sangue la sconfitta contro i Campioni d’Europa.
E forse Annalisa chiederà al Principe Sarghej: “Me lo dici cos’hai? Siamo dentro ai ghiacciai”. (Non mi chiedete pareri su certe similitudini, per favore).
Ma dal Bayern in poi, qualcosa s'è rotto.
Cosa ci fosse di rotto nello spogliatoio azzurro era il dilemma che teneva in ansia il tifoso dopo la nottataccia di Reggio.
Dopo le imprecazioni e le rabbiose pedate ai cartelloni pubblicitari del capitano con le “fiamme negli occhi”, per citare i Come Cosa.
La risposta è una vittoria bella e rasserenante.
E torna il sorriso in casa azzurra.
Si gioca a calcio al Maradona.
E si gioca a tratti anche un bel calcio. Da una parte e dall’altra.
I felsinei hanno un ragazzo sulla destra Skov Olsen, tra l’altro già ammirato lo scorso anno.
Ma il Napoli ha il Pibe di Fratta. Il Napoli è il Pibe di Fratta.
Si carica letteralmente la squadra sulle spalle e la guida al trionfo da assoluto protagonista.
Non la classe, non le qualità tecniche, non la presenza costante in ogni azione, in ogni zona del campo sorprendono in lui.
E’ la crescita mentale nell’ultimo anno di questo ragazzo la novità più lieta.
Suo il gol che sblocca la partita. Sua la rete da fuori area che mette la parola fine alla partita.
Nel frattempo il Gattaccio decide che è ora di far volare Osi.
E Osi vola.
Eccolo qui, alla prima imbeccata verticale del sempre più magico Signorinello Pallido a far secco in velocità il vecchio Danilo.
Divorerà un altro gol qualche minuto dopo forse anche più facile, a porta spalancata.
Ma fa capire lo stesso che ira di Dio è. E quanto sia mancato il suo oro per tutto questo tempo.
Napoli a tre punti dalla zona Champions. In attesa del ciclo della verità.
“Il Milan gioca talmente bene che viene voglia di tifare per Pioli”.
Lo ha detto Juric dopo la sconfitta... Diavoli rabberciati e in emergenza.
Ma le seconde linee bastano per sbancare il Bentegodi.
Gol di Krunic e di Dalot.
L’uno su punizione, l’altro dopo un dribbling mozzafiato da rivedere mille volte.
Due che al Festival troverebbero spazio nella categoria “Nuove Proposte”.
Magari presentate da Ibra visto che si trova spesso da quelle parti.
Non ha brillato per spigliatezza lo svedese.
Ma comunque meglio della signora snob di ottima famiglia, di ottime frequentazioni, di ottimi contratti.
Quella signora osa dire, con la disinvolta, stupida superficialità dei terrazzi romani, che Luigi Tenco a Sanremo in albergo era solito giocare con le pistole.
Vittoria dell’orchestra per il direttore John Malkovich Pioli.
Vittoria che consente di mantenere il passo dei cugini capolista e di affrontare gli United a viso più aperto.
“Mai dire mai”, avverte Willie Peyote. E motteggia “Tutti ‘sti bomber non fanno goal, ma tanto ora conta se fanno il cash”.
Non chiedetemi nulla, per favore.
Insomma al Festival vincono i Maneskin con “Zitti e buoni”.
Erano le prove generali per il prossimo DPCM.