FALLI DA DIETRO –
COMMENTO ALLA 32a GIORNATA DEL CAMPIONATO 2020-21

Avrà ancora un senso ora?
Il golpe si è consumato a notte fonda, di soppiatto, all’improvviso.
Come si consuma ogni golpe meschino.
Un campionato per ricchi pieni di debiti. Gli altri facciano come gli pare.
In 48 ore una ritirata totale che ha dell’incredibile.
Dovuta soprattutto all’intervento deciso di Boris Johnson, intenzionato addirittura a varare una legge ah hoc a difesa della Premier.
E dei soldi della Premier, il campionato più ricco del mondo.
A lui si è affiancata la protesta passionale e più sincera dei tifosi inglesi contro i club.
Il punto di svolta, la partita tra Chelsea e Brighton.
1000 tifosi radunatisi a Stamford Bridge minacciavano di fermare l’incontro.
Il match è iniziato con un quarto d’ora di ritardo, ma l’interesse non era rivolto a cosa stava accadendo in campo.
Poi si sono accodate una dopo l’altra tutte le altre inglesi.
L’Arsenal che ha addirittura chiesto scusa ai tifosi per un’idea “sbagliata”.
Per la prima volta pare abbia vinto il popolo.
Pare abbia vinto un concetto proletario.
So che non è così del tutto.
Ma qualche volta sogno. Perché mi va di sognare.
Resta la figuraccia dei promotori, Perez e Agnelli su tutti.
Il numero uno savoiardo si supera.
Mentre in serata i media di mezzo mondo annunciano il ritiro di Manchester United e City, Liverpool, Chelsea, Arsenal e Tottenham, lui continua a sostenere impenitente “che il progetto ha il cento per cento di possibilità di successo”.
Difficile conseguenze indolori.
In casa Juve già si parla di successioni.
Alessandro Nasi, 46 anni, cugino proprio di Andrea e di John Elkann, (oltre che compagno di Alena Seredova) sarebbe il favorito.
La sua nomina in fondo potrebbe servire anche a un’altra causa.
Potrebbe magari infastidire un po’ il Pomata e convincerlo finalmente a smammare.
Restano i cocci.
Questo è un calcio malato. E il problema va affrontato.
Servono riforme vere che comporteranno sacrifici per tutti.
Qualcuno evoca l’espressione “decrescita felice”, teoria economica molto di moda che potrebbe dare una mano.
Serve un piano finanziario per ridurre i debiti imponenti.
Un piano con tagli agli stipendi senza freno dei campioni e alle commissioni pazzesche dei procuratori.
Riguardo le sanzioni per i club secessionisti ci andrei cauto.
Gravina già ha dichiarato con grottesca sottomissione che non “si può sanzionare un’idea”.
E anche quella lenza di Ceferin, oggi paladino del “calcio romantico” (sì, proprio lui), vedrete che domani – passata la bufera – farà buon viso a cattivo gioco ritirerà le sue minacce di esclusione.
Perché lui sa meglio di tutti che quei club sono anche il suo oro.
Avrà ancora un senso ora?
Il marcio del calcio non è una novità di ieri.
Con meno voglia di prima, il tifoso continua.
Si volta pagina e si torna al calcio di sempre.
Quello dei tamponi falsi, delle plusvalenze false, quello delle sponsorizzazioni false e delle società amiche dell’UEFA come City e PSG che possono aggirare allegramente il Far Play Finanziario.
Quello dei mondiali democratici in Qatar.
E quello dell’esame farsa di Suarez.
A proposito del quale La Procura di Perugia ha finalmente chiuso le indagini.
A rischiare il processo anche l’avvocato della Juve Maria Turco con accuse di vario genere tra cui inquinamento probatorio, falsità ideologica e rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio.
Un affaruccio non da poco. Sempre che la FIGC abbia voglia di intervenire.
Eupalla la dea cara a Giovanbrerafucarlo si diverte a metterci lo zampino.
Punisce i Diavoli assegnando la vittoria a De Zerbi, l’unico in Italia insieme a Ranieri a sentire il dovere di intervenire con dichiarazioni forti.
In veste di killer il ventunenne Giacomo Raspadori, che entra a venti minuti dalla fine e la fa da protagonista.
Doppietta che complica le pretese rossonere in chiave Champions.
Eupalla si fa un giretto anche dalle parti di La Spezia e di Torino.
Procurando qualche brivido alle altre secessioniste italiane.
Allo Stadium i ducali vanno addirittura in vantaggio.
Gaston Brugman sa che se c’è il Toy Boy in barriera è una pacchia.
E lui indirizza proprio lì, al di sopra della testa del campionissimo lusitano, perché sa che quello non salterà. Ma si preoccuperà di coprirsi il bel viso col braccio.
Mai mettere un bello in barriera, ammoniva zio Nils Liedholm.
La palla passa proprio attraverso quel buco lì, e va a insaccarsi alla destra dell’immobile Pomata, disperatamente e ostinatamente ancora in mutande contro il tempo che passa, e dinanzi a una parabola ormai conclusa.
Il Toy Boy l’ha appena iniziata quella parabola.
E mostra con evidente insofferenza la delusione per le risposte che i suoi muscoli danno alle sue sollecitazioni.
Lui che è un po’ uno dei bersagli più in vista della catastrofe dei grandi club, con i suoi trenta milioni di stipendio all’anno che trovano allo stato odierno dei fatti poche giustificazioni.
Eupalla si fa un giro anche dalle parti dello stadio Alberto Picco, calciatore che fu il primo marcatore in senso assoluto del club spezzino.
Sa bene che ormai Andonio, il Dogo del Salento non lo fermerà più nessuno.
Ma Eupalla ha voglia di divertirsi e metterci un po’ di pepe.
Così chiede aiuto a quel mattocchio di Handa, ben sapendo che lo sloveno non si tirerà indietro, intenzionato com’è in tutti i modi di riaprire il campionato.
Il gioco si fa via via serio, e i nerazzurri rischiano persino di buscarle. Eupalla allora decide di non infierire, e quasi allo scadere concede a Perisic il gol del pari in allegro evidente fuorigioco.
Spettacolo al Maradona.
Il Napoli al completo è questo qui.
Grande condizione fisica e mentale. Compattezza. Concentrazione. Fantasia e tecnica sopraffina.
Il Napoli al completo è una grande squadra.
Da Superlega l’azione avviata dal Signorinello pallido, che se ne beve tre, controlla di tacco e scodella al centro.
Il Fiammante Fiammingo è lì pronto all’impatto, sale a quota 102 e raggiunge Vojak, l’ultimo record rimasto.
Poi alza le braccia al cielo, si commuove e dedica il gol alla nonna scomparsa da una settimana.
Tre punti dalla seconda. Secondo attacco.
Ne mancano sei.
Basterebbe vincerne quattro. Sognare si può.