Dal comunale dell’antica Casteldurante all’Ennio Tardini di Parma. Un viaggio poco più che decennale per Stefano Sensi, a tinte rigorosamente azzurre. Sì, perché “Teto” come lo chiamano quasi tutti nella sua Urbania è arrivato a coronare il sogno di qualsiasi calciatore: vestire la maglia della propria Nazionale e segnare. Lo ha fatto martedì, a soli 23 anni, giocando titolare nella vittoriosa sfida dell’Italia di Roberto Mancini contro il Liechtenstein, valida per le qualificazioni ai prossimi campionati europei.

Nel paesino di 7.000 abitanti dell’entroterra pesarese la parola d’ordine è orgoglio. Orgoglio per un paesano arrivato dove pochi marchigiani nella storia sono arrivati.
Stefano Sensi ha iniziato nelle giovanili dell’Urbania calcio a 6 anni d’età. “È nato a Urbino solo perché all’epoca tutte le donne andavano a partorire nella città ducale o a Sassocorvaro - racconta Pierangelo Nanni, factotum dell’Urbania Calcio nelle cui giovanili Sensi ha mosso i primi passi da calciatore - ma è un durantino a tutti gli effetti. È un ragazzo splendido che merita tutto quello che sta vivendo sia come calciatore che come uomo. Torna spesso a Urbania dove ha un sacco di amici e tutti gli vogliono bene. Ha fatto con noi dai Primi Calci agli Esordienti, essendo nostro tesserato sino al 30 giugno 2007, quando l’abbiamo ceduto al Rimini. La cosa curiosa, quasi una beffa, è che Stefano per poco non aveva compiuto ancora 12 anni, essendo nato il 5 agosto del 1995. Per un mese, come società, non abbiamo ricevuto i 35mila euro che ci sarebbero spettati come premio alla carriera. Giusto qualcosina dal Rimini, in virtù di un accordo che avevamo stretto coi romagnoli”. Il Rimini poi è sparito, col Cesena che si è accaparrato le prestazioni del promettente centrocampista gratis.

Ma si vedeva da bambino che sarebbe arrivato così in alto? Assolutamente sì - rivela Pierangelo Nanni -. Già si intuiva all’età di 10 anni da come calciava in porta, anche quando s’allenava da solo. Pensate che Davide Tacchi, il suo allenatore nei Pulcini, per non fare squadre squilibrate nelle partitelle gli dava i guantoni e lo metteva in porta”.

Tornando alla storia più recente, dopo l’esperienza con il Rimini e i grandi sacrifici fatti da papà Giuseppe e mamma Angela, come detto il Cesena, l’ha mandato a farsi le ossa a San Marino. Bisoli non lo reputava pronto per la B, così per due anni è andato al Titano in Lega Pro. Finito il prestito doveva ripartire ancora, ma si è opposto il nuovo tecnico del Cesena Massimo Drago che lo aveva visto in amichevole. Da lì l’esordio in B, dove ha fatto un gran campionato assieme a gente del calibro di Kessie e Caldara, oltre al pesarese acquisito Milan Djuric. Una stagione, la 2015/16, culminata con 32 presenze e 4 gol, che gli è valsa la chiamata del Sassuolo, la sua attuale squadra. Europa League, Serie A e ora la Nazionale. Con diversi top club tra cui il Milan, che gli hanno messo gli occhi addosso.