È il minuto 25: dopo aver provato a rientrare per due volte in campo, il fenomeno portoghese si accascia a terra per l'ennesima volta ed è costretto ad uscire dal terreno. E lì, di colpo, scendono delle sane e genuine lacrime, quasi da bambino. Lacrime di tristezza, di consapevolezza di aver quasi "tradito" la sua gente, di non aver potuto dare una mano alla sua nazione immersa in un sogno, la possibile vittoria del primo campionato europeo. Tifosi portoghesi che lo acclamano, quelli francesi sportivamente che si alzano in piedi: non vi nego che, essendo un suo accanito fans, ci sono rimasto molto male anche io. Sembrava la classica sceneggiatura di un film horror, o quasi di uno psicodramma, dove il migliore "muore" nel momento clou (Messi ne sa qualcosa). E invece accade l'impensabile: al 109' Eder la butta dentro, Ronaldo si traveste da mister "zoppo" con tanto di indicazioni tattiche ed incitamenti per i suoi compagni, e il Portogallo è campione. A volte i miracoli accadono per davvero. Il calcio è "diabolico" ma spesso sa essere dannatamente riconoscente. Per chi se lo merita, per chi certe vittorie le ha davvero volute. Bisogna solo aspettare il proprio momento. Spero solo che tanti dopo la partita di ieri capiscano il vero valore di questo calciatore: al di là delle qualità tecniche, innegabili, dietro quel fisico scolpito c'è un uomo vero, con la "U" maiuscola. Un ragazzo che ha dato tutto per la sua nazione, che a differenza di quanto non faccia vedere, ha grossi valori, e soprattutto un cuore grande. Nelle discussioni sulla qualità e forza di un giocatore, inevitabilmente come primo parametro si guarda spesso il numero di trofei vinti: 3 champions league, campionati inglesi e spagnoli, 3 palloni d'oro (credo diventeranno 4) e ora anche un campionato europeo. Nulla da obiettare, a mio parere è entrato nella top 10 dei migliori di sempre. Mi ricorda molto la storia di Lebron James (con le ovvie differenze) ingigantita, ossia la felicità di aver portato per la prima volta la sua nazione (nel caso di James la sua città nativa) sul tetto d'Europa. Tanta roba. Dal dolore alla gioia, in un attimo. Dio benedica il calcio e chi lo ha inventato. E chissene frega per il dolore al ginocchio che lo terrà fermo per più di un mese. Questo ragazzo è l'esempio di come l'allenamento e la tenacia facciano la differenza. Chapeau, il vero Ronaldo sei tu.