A questo punto, mi soggiunge forte il timore che il giocatore Bonucci e il suo inserimento nel pianeta Milan venga mal gestito dalla società e dall'allenatore.

Mi spiego: Bonucci è stato presentato come il giocatore di forte personalità e capacità tecnica che avrebbe fatto fare il salto di qualità al reparto difensivo, miglior acquisto del mercato e stipendio più alto della rosa.
Lui con migliaia di dichiarazioni si è prestato a questo ruolo, con affermazioni che emanavano sicurezza e fiducia infinita nei propri mezzi tecnici e caratteriali.
Gli è stata data, a divinis, la fascia di capitano proprio per suggellare questa investitura del leader senza macchia e paura. Il tutto con la benedizione della società e dell'allenatore.

A questo punto provo a mettermi nei panni di Bonucci, (già mi basterebbero solo i pantaloni dove alloggia il portafoglio): sbatto la porta alla Juve, dove volevano farmi abbassare la testa, arrivo al Milan con gli squilli di tromba, tutti (e dico tutti) mi acclamano come il più grande acquisto del mercato italiano, il Milan mi accoglie come il condottiero di un nuovo e potente esercito, consegnandomi le chiavi di Milanello: Hei, devo essere un drago! Questo avrà pensato Bonucci e forse chiunque al suo posto.
Forte il rischio di montarsi la testa. Da qui l'onnipresenza mediatica (banali i pensieri motivazionali su Twitter pure in versione inglese) per diffondere il suo "spirito",  gli orgogliosi discorsi motivazionali in campo e immagino negli spogliatoi, le gesta del comandante da prendere come esempio, il tutto sempre condito da una buona dose di sicumera e forte assunzione di responsabilità, anche dopo le sconfitte. Immagino che tutto questo leaderismo lo avrà portato anche a riprendere i compagni in varie situazioni.

Ebbene, questo è Bonucci oggi, ma la squadra, i suoi compagni e anche lo staf tecnico come hanno reagito a questa situazione? La risposta credo sia questa: l'hanno accettato perché avallato dalla società, ma ancora non l'hanno capito e soprattutto acquisito come un valore aggiunto. Anzi, temo che, ad oggi, per alcuni giocatori, il ruolo assegnato a Bonucci possa essere considerato come un sopruso, uno svilimento dei meriti conquistati sul campo, una mancanza di rispetto, e cosa più grave, costituire una specie di alibi (magari inconscio) per esimersi dalle responsabilità.
Per non parlare del rischio di "cagnare" che un carattere così forte può suscitare nello spogliatoio, ma qui speriamo di non arrivarci mai. Il risultato, a livello psicologico, rischia di essere l'esatto opposto di quanto Bonucci vorrebbe incarnareuna squadra insicura, svogliata, priva di carattere. Inoltre, credo che questa sovrabbondante personalità si riverberi anche sull'aspetto tecnico-tattico. Ad esempio, i tanti lanci che Bonucci dispensa in ogni partita. Oltre che essere poco efficaci e uno dei motivi della mancanza di gioco della squadra, a me sembrano quasi la naturale conseguenza dell'ingiustificata predominanza assegnatagli a tavolino nello spogliatoio. Una specie di salvacondotto tattico che gli viene concesso. Invece che faccia, in primis, il difensore, per il gioco abbiamo un centrocampo più che sufficiente alla bisogna. 

Credete che Montella non si sia accorto di quest'aspetto negativo nella costruzione del gioco? Il problema di Montella è un'altro: farlo capire a Bonucci!  
Insomma, Bonucci deve essere messo in riga, inutile girarci attorno, è un giocatore del Milan, non il Milan. La società deve cominciare a farsi sentire, con discrezione e intelligenza, ma determinata e in fretta!