Facciamo un gioco, e prendiamo due giocatori, omogenei per età (giusto qualche annetto di differenza fra i due), per ruolo (entrambi sono attaccanti), per bravura.

Uno si chiama Didier Drogba. Indubbiamente è uno molto forte. Ha esordito in Francia in squadre minori, poi ha fatto un’ottima annata a Marsiglia segnando tanto e trascinando la sua squadra in finale di Coppa UEFA (allora si chiamava ancora così), meritandosi la chiamata di Paperone Abramovic a Londra, sponda Chelsea.  A Londra rimane otto anni, segnando sempre tanto, sfiorando più volte la vittoria in Coppa dei Campioni, finché nel 2012 finalmente si carica letteralmente la sua squadra sulle spalle e la conduce a vincere per la prima e finora unica volta la Coppa dalle lunghe orecchie in finale all’Allianz Stadium di Monaco di Baviera contro il Bayern Monaco (non proprio una robetta). A quel punto, ma solo a quel punto, si concede di monetizzare ancor di più la sua carriera, andando prima in Cina, poi girando per la Turchia, facendo un ritorno a Londra più che dignitoso, e infine concludendo la sua carriera in MLS dove comunque fa la sua figura.

L’altro si chiama Zlatan Ibrahimovic, e non c’è alcun dubbio che se voi chiedete a un qualsiasi esperto (o presunto tale) di calcio chi è stato il più forte fra lui e Drogba, nel 99% dei casi vi sentirete rispondere: Zlatan, e io condivido questo giudizio.

Sembra un predestinato già al Malmoe agli esordi della carriera, conferma le cose buone che si dicono su di lui negli anni giovanili all’Ajax, viene poi acquistato dalla Juve di Moggi dove rimane due anni, poi Inter, Barcellona, Milan, PSG, Manchester United, e adesso MLS a Los Angeles, ok, tutti sappiamo dove è stato e cosa ha fatto nella sua carriera Ibrahimovic, nel bene e nel male. Ha vinto molti scudetti, segnando tanto, non ha mai vinto la Coppa dei Campioni, raggiungendo al massimo una semifinale in carriera, e si è caratterizzato per i suoi ormai famosi “mal di pancia” che tradotti dal gergo sportivo indicavano il desiderio di rivedere (ovviamente al rialzo) contratti magari firmati appena un anno prima, se non la volontà di salutare la sua squadra di appartenenza per andarsene a guadagnare di più da qualche altra parte.

 

Questo breve excursus non serve a ricordare la carriera di questi due campioni, se siamo qui a dedicare tempo ed energie al calcio, è perchè siamo appassionati di questo sport e certamente sappiamo chi sono e cosa hanno fatto Drogba e Ibrahimovic. Il confronto fra i due, quello mi interessa e non solo a livello puramente speculativo ma perchè credo che la carriera di Zlatan possa essere paradigmatica di un certo modo di essere un “campione” del calcio di oggi, il calcio di Jorge Mendes e di Raiola, della Gestifute, delle squadre di calcio gestite come parcheggi e bancomat (vedasi il Porto, 700 milioni di plusvalenze in dieci anni eppure pieno di debiti: a chi sono andati quei soldi?).

Zlatan è indubbiamente diventato ricco grazie a Raiola (e viceversa): ma fra guadagnare 100 milioni di euro e guadagnarne 60 raggiungendo però i propri obiettivi sportivi, c’è poi tutta questa differenza? Senza considerare i bonus derivanti dagli sponsor etc, che certamente premiano maggiormente coloro che vincono e si fanno amare da una tifoseria in particolare. Zlatan ha giocato in molte squadre fra le migliori d’Europa, eppure sono tanto lontano dalla realtà se dico che nessuna o quasi delle tifoserie che lo hanno annoverato fra i propri beniamini in passato oggi lo ricorda con affetto? Era più forte di Drogba, però costui ha vinto la Coppa con la C maiuscola e lui no, Drogba se va a Stamford Bridge viene giustamente accolto come un eroe e sarà così per sempre, Zlatan se va a San Siro, all’Allianz di Torino, al Camp Nou, al Parco dei Principi, a Old Trafford, raccoglie forse indifferenza, qualche timido applauso, e magari anche qualche fischio. Valeva la pena, Zlatan? Avevi i mezzi fisici e tecnici per essere il terzo del triumvirato che avrebbe avuto come altri compartecipanti Messi e Cristiano Ronaldo, ma i tuoi mal di pancia e il tuo ego ti hanno impedito di capire che il calcio è uno sport di squadra, ti hanno portato a guadagnare di più svilendo il senso stesso di quello che facevi.

Direte: beh, ok, possiamo anche essere d’accordo con te, ma ormai Drogba si è ritirato, Zlatan si gode il suo Sunset Boulevard nella città più indicata al mondo per farlo e cioè Los Angeles, chi se ne frega di quello che hanno fatto?

Io credo invece che debba fregare a qualcuno, qualcuno che dal confronto fra i due possa trarre utili indicazioni per evitare di diventare un bancomat che si sposta da una squadra all’altra perseguendo obiettivi economici prima che sportivi. Credo che a Gigio Donnarumma, a Paulo Dybala, tanto per non fare nomi, la carriera di Ibrahimovic abbia molto da dire, molto da insegnare. Credo che persino Paul Pogba, per fare un altro nome, sia ancora in tempo per resettare, per ripensarci, per decidere cosa vuole davvero fare da grande. Per non diventare, domani, l’ennesimo grande campione strapagato per qualche anno, ma già dimenticato o quasi dopo qualche altro anno.